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Cronaca

E il sindaco Consales offeso su Facebook chiede il rinvio dell’udienza

Per il primo cittadino legittimo impedimento: “Sono al il Ministero dei Beni culturali”. Il processo scaturito da una querela: imputati due brindisini che commentarono la gestione del Teatro Verdi

BRINDISI – Legittimo impedimento per il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales: doveva testimoniare nel processo in cui è parte offesa per essere stato diffamato su Facebook (sostiene),  in relazione alla gestione del teatro Verdi, ma in Tribunale non si è presentato e ha fatto pervenire una giustifica perché “impegnato con il Ministero dei Beni culturali”.

L’udienza era in programma ieri ma è stata rinviata e il primo cittadino dovrà presentarsi in aula a febbraio per essere ascoltato in qualità di querelante, sempre che nel frattempo non ci siano altri impegni istituzionali ai quali non è possibile rinunciare. Si vedrà.

Per il momento non possono fare altro che aspettare il prossimo appuntamento in Tribunale i due brindisini che sono imputati con l’accusa di diffamazione ai danni di Consales, per effetto della querela sporta dallo stesso sindaco lo scorso anno, non appena venne a conoscenza del contenuto di alcuni post pubblicati sul social network Facebook.

Qualche parola a titolo di commento è costata il processo a Dario Bresolin e Giuseppe Marella, entrambi brindisini:  sono imputati perché “in concorso tra loro offendevano l’onore, il decoro e la reputazione” del sindaco di Brindisi a proposito delle scelte sulla gestione e sul cartellone della stagione teatrale del Nuovo Verdi.

Nel capo di imputazione che porta la firma del sostituto procuratore Nicolangelo Ghizzardi non c’è alcun riferimento alla carica ricoperta da  Consales che, di conseguenza, è stato identificato come persona offesa in qualità non già di primo cittadino, ma di cittadino (e basta), pur essendo elettivamente domiciliato in piazza Matteotti “presso la Casa comunale”.

Gli elementi di condotta contestati, essendo stati ritenuti penalmente rilevanti, sono riassunti nel decreto di citazione diretta a giudizio, saltando cioè l’udienza preliminare davanti al gup, Cosa hanno scritto? Stando alla ricostruzione del pm che poggia sulla denuncia sporta da Consales alla Polizia postale il 20 luglio 2014,  Bresolin avrebbe “criticato il calendario delle manifestazioni apostrofando gli organizzatori con epiteti ‘imbecilli che scimmiottano i mafiosi”.

E aggiungendo che “ci sono persone prive di autorevolezza per le quali tutto ciò che riescono a rubare non sarà mai abbastanza per avere credibilità”, mentre Marella avrebbe incalzato scrivendo sempre su Facebook “quanto si sono arrubbato a sta tornata …sti delinquenti ..meglio cento commissari prefettizi che uno di questi banditi”.

Per il pubblico ministero, tutto è avvenuto in un “contesto diffamatorio per Consales e per la dottoressa Daniela Angelini, operante presso la suddetta Fondazione, che erano qualificati come persone che non ‘capiscono e il cui ruolo è conseguente al fatto  che ‘hanno venduto a qualcuno”.

Il sindaco, evidentemente,  ha letto quelle scritte sulla bacheca dei due brindisini o ne è venuto comunque a conoscenza e ha deciso di procedere per tutelare la propria onorabilità. Risultato: a distanza di nove mesi, è arrivato il decreto di citazione diretta a giudizio per i due e dopo qualche mese è partito il processo che però è stato rinviato su richiesta dello stesso sindaco. Angelini, invece, non ha sporto denuncia.

 I due imputati sono pronti a sostenere l’esame chiesto dai rispettivi avvocati di fiducia, Gabriella Carlucci, per Bresolin, voce storica e doppiatore, e Giampaola Gambino per Marella, appassionato di spettacoli e teatro. A quanto pare sono pronti a riferire la propria verità, a spiegare il perché dell’intervento che intendono allora come ora legato alla libertà di espressione e al diritto di critica. Nell’udienza di ieri in aula c’erano solo Bresolin e il suo legale.

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