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Cronaca

Traffico di droga, diritto di difesa violato: abbreviato chiesto in Appello

Il caso sollevato dall'avvocato Ladislao Massari per gli imputati Giuseppe Gerardi, per i fratelli Giovanni e Raffaele Brandi e per gli altri del processo Berat per i quali il pm modificò la data del "commesso reato": rischiano sino a 24 anni di reclusione. Eccezione dopo la recente pronuncia della Corte Costituzionale, ottenuta dallo stesso penalista nel 2014. Ancora latitanti i fratelli Lekli

BRINDISI – Violazione del diritto difesa, alla luce di una pronuncia della Corte Costituzionale, per gli imputati accusati di traffico di droga, già condannati dal Tribunale di Brindisi, che in Appello rischiano sino a 24 anni di reclusione e chiedono di essere ammessi al rito abbreviato. L’eccezione con annessa istanza è stata consegnata ai giudici della Corte salentina dall’avvocato Ladislao Massari, legale di Giuseppe Gerardi e Giovanni Brandi, ma attiene a tutti coloro i quali sono stati riconosciuti colpevoli della stessa imputazione, previa modifica della “data del commesso reato” per mano del pubblico ministero.

ladislao massari-2Il penalista ha discusso le posizioni dei suoi assistiti dinanzi alla Corte d’Appello di Lecce questo pomeriggio, per oltre due ore, partendo dalle tappe che hanno portato il collegio del Tribunale di Brindisi a ritenere provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza in relazione all’accusa mossa dalla Procura, con il sostituto Milto Stefano De Nozza, a conclusione dell’inchiesta chiamata Berat, dal nome della città dell’Albania, da cui partivano i rifornimenti di droga che poi arrivavano a Brindisi. Nel corso del dibattimento, arrivato a conclusione il 21 luglio 2011, il pm modificò il capo di imputazione correggendo la data: dal mese di febbraio 2007 a quello di ottobre dello stesso anno.

In tal modo, quindi, è stata ridefinita la contestazione e secondo l’avvocato Massari trova applicazione la sentenza della Corte Costituzionale, pronunciata l’1 dicembre 2014, per effetto di una eccezione di illegittimità sollevata dallo stesso penalista in sede di Appello “in relazione all’articolo 516 del Codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede la facoltà dell’imputato di richiedere al giudice del dibattimento il giudizio abbreviato relativamente al fatto diverso emerso nel corso dell’istruzione dibattimentale, che forma oggetto della nuova contestazione”.

Massari all’epoca era difensore di uno due imputati accusati di estorsione, in un primo momento tentata, poi consumata. Il pm modificò il capo di imputazione sulla base delle dichiarazioni rese in dibattimento dal coimputato, stando alle quali l’offeso avrebbe nell’occasione ceduto alle pressioni, versando agli imputati una somma di denaro. A seguito della modifica, lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’ammissione di una nuova prova, rappresentata dall’esame di un collaboratore di giustizia, mentre i difensori avevano chiesto ed ottenuto la concessione di un termine a difesa. Tanto la richiesta di rito alternativo che l’eccezione di illegittimità costituzionale erano state disattese dal Tribunale. Da qui la pronuncia dei giudici della Corte costituzionale. Oggi, lo stesso penalista, è tornato a chiedere l’ammissione all’abbreviato per gli imputati del processo Berat per i quali c’è stata la modifica del capo di imputazione. Se la Corte dovesse accoglierla, ciò significa che gli imputati otterrebbero la riduzione di un terzo della pena.

L’accusa, ha chiesto in Appello, la condanna di Francesco Giovanni Brandi 20 anni, a fronte dei 13 e 8 mesi inflitti in primo grado; per Giuseppe Raffaele Brandi, chiesti 19 anni, rispetto ai 16 anni e sei mesi; per Giuseppe Gerardi, chiesti 20 anni, rispetto ai 16 in primo grado; per Antonio Lococciolo, chiesti 24 anni, dopo la condanna a 14 anni in primo grado; per Gianfranco Contestabile chiesti 14 anni, a fronte dei 12. Sono imputati nello stesso processo: Enrico Colucci per il quale è stata chiesta la conferma della condanna del Tribunale, Florenzio Borselli per il quale sono stati chiesti otto anni, a fronte dei sei anni e due mesi. E ancora  Roberto Brigida, per il quale è stata chiesta conferma della condanna a un anno e quattro mesi e Massimiliano Oggiano, ex consigliere comunale, per il quale il pg ha chiesto sei anni e sei mesi con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, da cui è stato assolto dal Tribunale.

Restano latitanti i fratelli albanesi Vicktor e Arben Lekli, che per diverso tempo regolarono il traffico lungo il canale Patri, ricordati anche come “fratelli semaforo”: sono stati chiesti 24 anni, a fronte dei 16 anni in primo grado, per traffico di droga.

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