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Cronaca

"Tutta colpa del Comune". E fioccano le richieste di risarcimento

Ci sono pedoni che finiscono in "buca" e auto che piombano in voragini sul manto stradale, complice l'illuminazione a singhiozzo, oppure vengono danneggiate da cartelli che cadono e reti sospinte dal vento. Fatto sta che gli incidenti sono spesso causa di richieste di danni a carico dell'amministrazione civica, costretta a difendersi davanti al giudice di pace

BRINDISI – Ci sono pedoni che finiscono in “buca” e auto che piombano in voragini sul manto stradale, complice l’illuminazione a singhiozzo, oppure vengono danneggiate da cartelli che cadono e reti sospinte dal vento. Fatto sta che gli incidenti sono spesso causa di richieste di danni a carico dell’amministrazione civica, costretta a difendersi davanti al giudice di pace. Perché la colpa è del Comune, è la convinzione dei malcapitati, altro che sfortuna.

Gli atti di citazione. Le udienze di questo tipo sono diventate sempre più frequenti negli ultimi tempi, stando all’oggetto delle delibere della giunta. Basta vedere quanti sono stati i casi che l’esecutivo ha affrontato in una delle ultime riunioni: per esempio, nella seduta del 19 maggio scorso, per sei volte gli assessori si sono pronunciati sulla necessità di costituirsi in giudizio per dire no alle richieste di ristoro avanzate da cittadini residenti a Brindisi che per un motivo o per un altro, sostengono di essere finiti al pronto soccorso,  per colpa dell’amministrazione.

Qualunque sia, infatti, il punto di partenza degli “istanti”, l’arrivo è sempre lo stesso: chiedono il pagamento per le conseguenze fisiche riportate oppure per i danni alle auto. e sta all’ente dimostrare di non avere alcuna responsabilità, motivo per il quale i funzionari dell’ufficio legale devono chiedere tutta la documentazione necessaria ai colleghi degli altri settori, dai Lavori pubblici al comando dei vigili urbani. Il risultato? Una fitta corrispondenza.

La buca in via Nicola BrandiLa buca. Come nel caso sollevato davanti al giudice di pace da D.L. il quale, come si legge nella lettera spedita dal suo avvocato,  sostiene di essere inciampato lo scorso 25 novembre, in viale Caravaggio, rione Sant’Elia, attorno alle 20. “In prossimità dell’esercizio denominato il Chiosco del Pane, inciampava in una buca dovuta a una rottura e a una sconnessione della pavimentazione che ne causa la perdita dell’equilibrio e la conseguente caduta”, si legge nell’atto di citazione sul quale si pronuncerà il giudice il prossimo 5 giugno.

Secondo il brindisino “in quel frangente il marciapiede era scarsamente illuminato”. La responsabilità? “Del Comune di Brindisi, ente proprietario della strada e quindi tenuto alla sua manutenzione”, sostiene il legale. Ma a palazzo di città non sono affatto d’accordo perché, dopo una verifica, sono arrivati alla conclusione che “non risultano pervenute dal mese di novembre a tutto dicembre 2014 segnalazioni di guasti o di mal funzionamento degli impianti di pubblica illuminazione”.

“L’impianto esistente è costituito da una serie di corpi illuminanti con lampade vapore sodio installate su sostegni metallici”, hanno scritto dai Lavori pubblici. “L’impianto in questione è in grado di assicurare un flusso luminoso sul piano stradale di gran lunga superiore alle norme vigenti”. Di conseguenza niente da fare, non ci sono gli estremi per sostenere alcuna responsabilità.

Le chianche cosparse di olio motoreL’olio sulla strada. Lo stesso vale per la richiesta avanzata da A. D. per conto del marito, scivolato il 14 settembre 2008 in via Mantegna, incidente finito in Tribunale: “Improvvisamente mentre percorreva a piedi la strada, in prossimità di piazza Armando Spadini, è scivolato rovinosamente al suolo a causa della presenza sul marciapiede di olio rovesciatosi da una latta accantonata accanto al bidone della spazzatura”, sostiene il suo avvocato. Il Comune nel 2011 ha chiesto la chiamata in causa dell’associazione temporanea d’impresa composta da Innovambiente Puglia Srl e Genesu Spa, titolari del contratto per il servizio di raccolta dei rifiuti. Successivamente è stata chiesta l’integrazione del contraddittorio nei confronti del tandem Aspica-Recuperi Pugliesi “che presuntivamente svolgeva servizio di raccolta e manutenzione delle strade all’epoca dell’incidente”.

Nessuna delle parti però ha provveduto alla chiamata del terzo, per cui il giudice ha disposto la cancellazione del ruolo con possibilità di riassunzione. Il 16 febbraio scorso, la donna in qualità di tutore del marito, ha convenuto di nuovo il Comune e l’Ati Innovambiente-Gesenu: l’udienza è fissata a fine giugno. In questa sede il Comune sosterrà di non avere colpe.

Il tombino. Esente da responsabilità anche rispetto all’incidente lamentato da D.M, la quale ha citato l’amministrazione comunale di Brindisi davanti al giudice di pace per ottenere il risarcimento dei danni conseguenti a “un presunto sinistro avvenuto il 5 marzo scorso in via Fulvia”, rione Cappuccini. Stando al racconto della donna, la Fiat Punto condotta dal figlio è finita in una buca di forma cilindrica “non segnalata e non visibile, poiché coperta da acqua piovana”.

Tombino rubato dal parcheggio dell'ospedale Perrino-2In questo caso il Comune conosce l’entità del ristoro chiesto: 1.027,81 euro. Ma non intende pagare perché ritiene che il conto debba essere saldato dall’Acquedotto pugliese dal momento che proprio in quel periodo, erano in corso lavori di scavo dell’Aqp. Tanto è vero che i vigili urbani, intervenuti sul posto quel giorno, “allertavano la ditta esecutrice che provvedeva all’immediato ripristino”. E per questo il Comune ha chiamato in causa anche la ditta appaltatrice per l’allaccio della fogna in via Fulvia.

I randagi. L’altro caso preso in esame dalla giunta il 19 maggio scorso è relativo alla richiesta avanzata da M. K., cittadino extracomunitario, il quale ha citato anche l’Asl in Tribunale sostenendo di essere stato aggredito da una cane randagio mentre percorreva via Canova, quartiere Sant’Elia. Fatto avvenuto il 14 agosto dello scorso anno che sarà esaminato dal giudice a fine luglio prossimo.

L’avvocato sostiene che “la responsabilità sarebbe ascrivibile ad entrambi gli enti che, in violazione della normativa nazionale e regionale, non avrebbero provveduto, ciascuno per la propria parte attribuita dei compiti, alla prevenzione e al controllo del fenomeno del randagismo, non impedendo pertanto il verificarsi dell’evento dannoso”.

Secondo il Comune, dal racconto dei fatti “non emerge che il cane fosse realmente un randagio, circostanza questa che dovrà essere dimostrata in corso di causa da parte attorea”. Ancora una volta, quindi, l’ente resisterà in giudizio.

L'illuminazione pubblica annullata dai rami-2Il cartello stradale. L’atteggiamento resta identico anche con riferimento all’incidente lamentato da A. D, il quale ha chiesto 474,62 euro a titolo di danno per le conseguenze subite dalla sua auto, una Peugeot, che sarebbe stata colpita da un “cartello mobile di segnaletica verticale, sistemata dagli operatori della Multiservizi” in via Stazione, nella frazione di Tuturano. Quel cartello sarebbe “caduto improvvisamente” attorno alle 12 del 30 giugno dello scorso anno.

La società partecipata ha “declinato la propria responsabilità nella produzione dell’evento dannoso, sostenendo che lo stesso è da attribuire a una caso fortuito”. Pura sfortuna, insomma. “I sacchetti di ancoraggio apposti alla base di tutte le piantane sono state, evidentemente divelte da ignoti, nottetempo”, si legge nella lettera spedita dalla sede della società.

La rete metallica. Respinta al mittente, infine, la richiesta di danni avanzata da I. G, dinanzi al giudice di pace, in conseguenza dell’incidente avvenuto cinque anni addietro. Il 28 febbraio 2010, attorno alle 14, mentre percorreva in auto, una Punto, la strada provinciale 41 in direzione Sud: “All’altezza della contrada Sbitri, in località Apani, improvvisamente e senza possibilità di effettuare alcuna manovra di emergenza” sarebbe stato “investito da una rete metallica posta a protezione e a recinzione di alcune case abbattute dal Comune di Brindisi”.

Cani randagi a Brindisi (Foto di repertorio)La rete, stando al suo racconto, si sarebbe “sollevata repentinamente per effetto del vento e andava a colpire l’auto su tutta la fiancata destra e in particolare il parafango anteriore”. La colpa altri non è, se non del Comune dice l’avvocato del brindisino. Ma da palazzo di città ricordano che “la recinzione dell’area di Sbitri è costituita da pannellature in rete metallica” che faceva parte delle “opere urgenti e necessarie alla messa in sicurezza della zona, oggetto di sequestro del comando dei carabinieri del Noe di Lecce, a causa della presenza di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non ivi abbandonati”.

Non solo. Dal settore Urbanistica, Ecologia e Ambiente, rammentano anche che “le opere di messa in sicurezza furono affidate alla ditta Bri.Ecologica Srl” e ancora che “i carabinieri hanno nominato custode giudiziario l’architetto Fabio Lacinio, dirigente del settore Ambiente del Comune, nomina che è avvenuta dopo la data dell’incidente”.  Non è colpa del Comune.

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