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Cronaca

Usura a S.Vito, prima condanna

S.VITO DEI NORMANNI - Tre anni di reclusione per Francesco Bello, il 75enne commerciante sanvitese arrestato per usura il 30 dicembre scorso dai carabinieri della compagnia di S.Vito dei Normanni. Si tratta di un processo stralcio rispetto agli altri capi di imputazione, e circoscritto ad una sola delle circostanze di reate addebitate a Bello, quella dei tassi usurari applicati al prestito concesso ad un costruttore edile, Vincenzo Urgese. Lo stralcio era motivato dalla decorrenza dei termini della custodia cautelare.

S.VITO DEI NORMANNI - Tre anni di reclusione per Francesco Bello, il 75enne commerciante sanvitese arrestato per usura il 30 dicembre scorso dai carabinieri della compagnia di S.Vito dei Normanni. Si tratta di un processo stralcio rispetto agli altri capi di imputazione, e circoscritto ad una sola delle circostanze di reate addebitate a Bello, quella dei tassi usurari applicati al prestito concesso ad un costruttore edile, Vincenzo Urgese. Lo stralcio era motivato dalla decorrenza dei termini della custodia cautelare.

Nella sentenza letta dal presidente Aliffi lunedì scorso - deposito delle motivazioni tra sessanta giorni - sono comprese una multa di 9mila euro e la liquidazione di un risarcimento alla parte civile costituita. Il difensore di Bello, l'avvocato Cinzia Cavallo, è riuscita a fare escludere l'aggravante dell'aver imposto i tassi usurari ad una parte lesa in stato di necessità. La difesa ha infatti dimostrato che il patrimonio immobiliare dell'imprenditore è tale da fare escludere che si sia rivolto a Francesco Bello non avendo altra scelta. Pm d'udienza, il sostituto procuratore Giuseppe De Nozza.

L'indagine dei carabinieri della compagnia di S.Vito dei Normanni su Bello era stata avviata dopo la denuncia di un agente di commercio ridotto alla disperazione dalla mole di interessi in cui era rimasto imprigionato. Ma la trappola scattata il 30 dicembre 2010 era imperniata sul rapporto con il costruttore. Il commerciante di ferramenta, meglio noto come Ciccio Bello, per quel caso era accusato di avere preteso interessi pari al 3% mensile, perciò del 36% annuo. I carabinieri gli trovarono addosso quattro banconote da 100 euro l’una che erano state precedentemente fotocopiate e poi consegnate all’imprenditore edile che aveva chiesto un prestito di 33mila euro e che poi aveva dovuto affrontare il pagamento di tre rate mensili di interessi: 400 euro il 6, il 15 e il 30 di ogni mese.

Se qualche rata saltava, il debito complessivo lievitava. Il 30 dicembre l’imprenditore si recò nel negozio di ferramenta in via Regina Elena, civico numero 2, e consegnò la somma dovuta. Appena il debitore uscì nuovamente in strada, entrarono alcuni clienti speciali, che i ferri se li portavano appresso. Bello tuttavia ammise ogni addebito, e fu assegnato ai domiciliari anche in considerazione della sua età. I carabinieri sequestrano copioso materiale documentale, inclusi gli elenchi dei prestiti. Il giro, a quel momento, ammontava a 600mila euro.

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