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Sabato, 27 Aprile 2024
Economia

Licenziamenti e cassa integrazione: "Territorio in crisi, iniziato l'effetto domino"

I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil di Brindisi lanciano un nuovo allarme sui drammatici risvolti occupazionali delle tante vertenze brindisine

BRINDISI – Le domande di disoccupazione (Naspi) sono state in forte crescita negli ultimi 12 mesi. Questo è il segnale evidente della crisi che attanaglia il settore industriale brindisino, dalla chimica agli appalti nel petrolchimico, passando per la vertenza dei lavoratori della Sir, a seguito dalla drastica riduzione delle attività della Federico II. Un nuovo grido di allarme viene lanciato dai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil di Brindisi, che in una nota a firma dei rispettivi segretari (Antonio Frattini, Marcello De Marco e Carlo Perrucci) pongono nuovamente la questione della clausola di salvaguardia: strumento indispensabile per tutelare i lavoratori dell’indotto, presso le grandi committenze. 

In particolar modo i sindacati rilanciano la preoccupazione sul rischio di un “effetto domino che diverse situazioni di chiusura di impianti potessero provocare”. “Pur con rammarico – si legge nella nota - possiamo oggi dire che siamo stati facili profeti”.  “Alla chiusura degli impianti P9T della Basell e alla fermata generale della centrale Enel di Cerano, oltre alle conseguenti ricadute sui lavoratori diretti – sostengono i sindacalisti - assistiamo in queste settimane ad un progressivo smantellamento di un sistema dell’indotto negli anni cresciuto sotto l’aspetto occupazionale e professionale che tanto ha dato proprio al tessuto industriale brindisino”. 

“E come se non bastasse – proseguono - a questo si aggiunge anche il consueto rito dei rinnovi degli appalti nelle aziende Eni del petrolchimico che ha di fatto provocato l’uscita di ditte storiche metalmeccaniche come la Cimi Spa, quelle locali Tecnogal Service Srl e Leucci Group Srl mettendo a serio rischio la loro stessa esistenza”. 

I sindacati rimarcano di non aver “mai partecipato a varie tifoserie di questa o quella azienda, avendo a cuore esclusivamente il mantenimento delle maestranze, della loro professionalità acquisite nel corso di tanti anni di duro lavoro”. “Allo stesso tempo però, non possiamo assistere inermi a questo continuo stillicidio che ogni cambio appalto provoca sia sotto l’aspetto occupazionale che economico”. 

“Come non possiamo rimanere silenti davanti all’ennesima ‘gara al ribasso’ che le subentranti sono costrette a fare per aggiudicarsi l’appalto, mettendo spesso e volentieri a repentaglio gli aspetti legati alla Sicurezza sui luoghi di lavoro. L’auspicio da parte nostra, è che Eni si faccia carico ancora una volta delle difficoltà presenti nel nostro territorio, ed essa stessa vigili sul mantenimento corretto degli indici occupazionali già presenti sui cantieri esistenti”. 

“Più volte - dichiarano - abbiamo chiesto accordi su ‘clausole sociali di salvaguardia’ così come già fatto in altri territori di crisi, siamo certi che nei tavoli giusti e con le categorie di riferimento si possa e si debba trovare un’intesa necessaria per scongiurare l’ennesimo dramma sociale che coinvolgerebbe quei lavoratori e le loro famiglie”. “Oramai – concludono - non serve esprimere solo solidarietà, ma serve adoperarsi con i fatti affinché si arresti questo fenomeno di deindustrializzazione prima di compromettere inesorabilmente tutto il tessuto sociale ed economico della nostra provincia”.

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