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Intervento/ "Bersani fa bene a non cedere"

"Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima!". E' ammirevole l'impegno e la passione che mettono gli esponenti del Pdl nel rivolgersi al Pd per sostenere la necessità e l'urgenza di realizzare insieme un governo di larghe intese, per fare uscire il paese dalla grave crisi che lo attanaglia.

"Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima!".  E' ammirevole l'impegno e la passione che mettono gli esponenti del Pdl nel rivolgersi al Pd per sostenere la necessità e l'urgenza di realizzare insieme un governo di larghe intese, per fare uscire il paese dalla grave crisi che lo attanaglia.  Vi è solo un particolare: quelli che oggi affermano tale esigenza inderogabile, sono gli stessi che fino a ieri, quando erano al governo, dichiaravano il contrario. "Tutto va bene, madama la Marchesa!", esclamava il loro capo carismatico, ribadendo in ogni occasione che la crisi del paese era inesistente ed un'invenzione dei comunisti, e che non c'era da preoccuparsi, tanto i ristoranti e gli aerei erano stracolmi di clienti e viaggiatori!

La verità è che, mentre prima bisognava minimizzare i segni della pesante crisi, magnificando gli immaginari ed inesistenti risultati del governo della destra, oggi che spetta ad altri tale responsabilità, i rappresentanti del Pdl invocano in modo strumentale le preoccupanti difficoltà in cui si dibatte il paese, per esercitare forti pressioni su Bersani, perchè accolga le loro pretese per la costituzione di un governo di larghe intese o di un governissimo di legislatura (!).  Il loro fine più immediato è quello di utilizzare l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica come merce di scambio, condizionando l'appoggio ad un governo Bersani, senza averne prima definito il programma,  alla imminente elezione alla suprema carica dello Stato di una personalità, non "super partes", ma vicina alla loro parte politica e "comprensiva" nei riguardi di Berlusconi.

Le esperienze delle larghe intese tra i due schieramenti si sono già sperimentate in passato, concludendosi in modo fallimentare.  Prima, con la famigerata bicamerale , quando, dopo improvvida apertura di credito del governo di centro-sinistra nei confronti di Berlusconi, questi ad un certo punto rovesciò il tavolo delle trattative, interrompendo i lavori della bicamerale per le riforme istituzionali, ed ultimamente con il governo dei tecnici, verso il quale il Cavaliere, invece di mostrarsi riconoscente per averlo salvato a una caduta precipitosa, aprì le ostilità, facendolo cadere per puro calcolo elettorale (dopo averlo sostenuto per tutta la durata), per addossargli tutte le colpe dei disastri avvenuti, così da nascondere quelli accumulati nei lunghi anni di malgoverno della destra.

Poiché non c'è due senza tre, fa bene Bersani a diffidare e a non cedere alle lusinghe dell'avversario. Del resto è già noto in anticipo quali siano le richieste del Pdl per concedere l'eventuale appoggio ad un governo Bersani: niente legge sul conflitto di interesse e contro la corruzione; bavaglio alla magistratura, amnistia, indulto; restituzione ed abolizione dell'Imu per tutti, non solo per quelli a basso reddito; incertezza nei confronti dell'Europa e nella definizione di una nuova legge elettorale e via peggiorando.  In definitiva, immobilismo e accelerazione della crisi sociale ed economica del paese, con caduta ulteriore della credibilità interna ed internazionale.

Il responso elettorale ha dato, invece, altre indicazioni e nuove strade da percorrere: è a tale forte esigenza di voltare pagina che il centro-sinistra deve ispirarsi per decidere le sue posizioni in vista dei successivi passaggi istituzionali, altrimenti, dopo un breve intervallo per cambiare la legge elettorale vigente, meglio detta "porcata", si ritorna a votare. "Tertium non datur"!

 

 

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