rotate-mobile
Politica

Intervento/ Partiti, parole e vite coerenti

L' articolo del sen. Tomaselli pur delineando tematiche relative al prossimo congresso del Pd, mi impone una riflessione. Questa scaturisce, da un lato dal ricorso ad una distinzione semantica, e dall'altro dalla citazione del Santo Padre sulla lotta contro la piaga delle povertà.

L' articolo del sen. Tomaselli pur delineando tematiche relative al prossimo congresso del Pd, mi impone una riflessione. Questa scaturisce, da un lato dal ricorso ad una distinzione semantica, il cui valore intrinseco sembrerebbe delineare le diverse posizioni assunte da Matteo Renzi e Gianni Cuperlo; e dall'altro dalla citazione del Santo Padre relativamente alla lotta contro la piaga delle povertà e delle disuguaglianze.

Mi soccorre, per la mia ed altrui comprensione, il dizionario Garzanti che, al verbo ‘riformare’ riporta: "comporre, forgiare, plasmare nuovamente o ulteriormente, ricostruire qualcosa nell'integrità della forma o nell'aspetto originario; rimetterlo insieme. Correggere una mentalità, una disposizione naturale,un tratto del carattere un atteggiamento" . Chiude ( e questa è la definizione che è bastevole e meritevole di una universale adozione) specificando: "rimettere ordine e ridare chiarezza alla propria e all'altrui coscienza".

Al verbo ‘innovare’: "Mutare, cambiare adottando o introducendo elementi o metodi nuovi; rendere nuovo, modernizzare: in particolare in politica trasformare una situazione, un sistema politico, sociale, economico introducendovi nuovi elementi”. Cita poi Carducci: “Ma quando innovare bisogni innoviamo in armonia all'indole della nostra nazione.... innoviamo rinnovando".

Pare non esservi una differenza significativa, anzi appaiono come sinonimi e questo potrebbe comportare disorientamento semantico, se non fosse che aldilà delle parole necessitiamo di chiarezza programmatica . Il richiamo alla possibilità di ridare chiarezza alle coscienze, nel suo significato profondo,si salda ai principi di Verità espressi dal Santo Padre e mi spingono a porre delle domande.

Tutti corriamo il rischio di banalizzare, rendendo infeconde e talvolta afasiche le parole se queste non vengono accolte ed incardinate nel nostro vissuto quotidiano. Siamo consapevoli che la cultura politica è solida se gli uomini e le donne la testimoniano con una vita esemplare? Si garantisce nei partiti un democratico e pertanto meritocratico esercizio di organizzazione culturale che formi i nuovi quadri dirigenti? Si combattono eventuali lobby affaristiche che, trasversalmente, lambiscono tutti i partiti a detrimento della credibilità e dell'etica di un paese civile?

Il silenzio assordante della politica sui temi concreti della scuola (vedi i dati Ocse relativi ad un drammatico analfabetismo di ritorno) nella sua naturale vocazione alla promozione sociale e culturale su base meritocratica, della crescita del lavoro sublimando le peculiarità territoriali, della diffusione della cultura, oggi sempre più appannaggio di una elite, non è più tollerabile. Sono questi i temi che, declinati in chiave interclassista e solidaristica, appartengono tanto al nascente partito popolare quanto ad un Pd che, piu' che ad una massa indistinta, deve porre il proprio obiettivo politico sulla persona destinataria di un supplemento di umanità e progettualità.

E' corretto che la base, i partiti attendano nuove epifanie, dispensate da intellettuali spesso distanti dalla realtà? Si vuole concretamente contrastare la corruzione, il malaffare e l'ignavia che talvolta ritroviamo incancrenite nelle istituzioni? E' consapevole, senatore, che una solida cultura politica "è tale solo se non rivendica la propria autonomia rispetto alla complessità della società italiana? La frammentazione sociale è il sintomo conclamato del malessere di una società differenziata e complessa, la cui divisione porta l'economia, la politica, l'arte a configurarsi come sistemi autonomi chiusi l'uno rispetto all'altro".

Abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di identificarci nelle nostre dimensioni comunitarie, abbiamo bisogno di arginare l'esaltazione delle coscienze individuali in favore del bene comune . I cattolici hanno in mano uno strumento autenticamente rivoluzionario: Il Vangelo e la Dottrina Sociale. Restituire centralità alla persona, postula (e bene farebbe il mio partito a non smarrirne la memoria nel selezionare la classe dirigente e nel radicarsi nella propria identità) che laici credenti e non credenti assumano coraggiosamente il carico vitale ed ineludibile di questa aspettativa. Il paradosso è che un certo progressismo di maniera immagini il cambiamento del mondo "come automutazione dell' uomo andando contro la dignità umana":

Una nuova sensibilità richiede una maggiore radicalità antropologica, non proclami, ma progetti e percorsi che si imbattano in un uomo reale, in carne ed ossa, che invoca sostegno nel lavoro, nelle relazioni familiari e amicali, che troppo spesso e' vittima di nuove povertà e abbandoni, frutto del tardo capitalismo. Sarebbe opportuno e onesto sul piano intellettuale non attribuire al "renzismo" le colpe di una squallida politica clientelare che, da sempre, con algido ed inerziale calcolo, si preoccupa di una ristretta elite, a scapito della gente comune, rappresentando il ventre molle della propria civitas.

*responsabile regionale politiche familiari Udc

 

 

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Intervento/ Partiti, parole e vite coerenti

BrindisiReport è in caricamento