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Intervento/ Smart City e rete di città

La vera sfida a cui oggi siamo chiamati tutti, è rappresentata senza dubbio dal riconoscimento del ruolo innovatore che le città rivestono e della capacità dello stesso di assumere rilevanza anche in relazione alla più ampia dimensione territoriale in cui la città trova collocazione.

La vera sfida a cui oggi siamo chiamati tutti, indistintamente, è rappresentata senza dubbio dal riconoscimento del ruolo innovatore che le città rivestono e della capacità dello stesso di assumere rilevanza anche in relazione alla più ampia dimensione territoriale in cui la città trova collocazione. L’innovazione, intesa come conoscenza, insieme a crescita e inclusione sociale rappresenta il fattore principale di sviluppo. Una città deve puntare alla propria crescita economica attraverso la piena e sostenibile valorizzazione delle proprie potenzialità; in quest’ottica le città non sono più solo i luoghi dei grandi problemi della contemporaneità: spreco energetico, traffico, inquinamento diffuso ed in aumento, degrado, povertà, criminalità in crescita … ma anche, e forse soprattutto, il luogo delle grandi opportunità di sviluppo culturali, sociali ed economiche.

I caratteri dello sviluppo possono però essere condizionati in modo significativo dalla propensione e dalla capacità a cooperare espresse dai membri di una comunità. Il tessuto sociale e istituzionale che la collettività riesce ad esprimere, è pertanto in grado di produrre valore aggiunto per la stessa comunità ed assume la valenza vera e propria di una forma di capitale così come lo sono quello economico, finanziario o naturale.

Il capitale sociale costituisce quindi un importante, se non proprio il più importante, fattore di innovazione. E’ a questo che si deve la capacità di disegnare visioni, definire politiche e guidare progetti volti a favorire, attraverso uno sviluppo sostenibile integrato, la transizione verso le città del futuro: città attrattive, dinamiche e vivibili.

Le città del futuro devono quindi adottare un modello globale di sviluppo urbano sostenibile, incentrato su un approccio integrato, capace di coniugare il rinnovamento materiale urbano con misure tese a promuovere l’istruzione, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale, data la presenza e l’intreccio tra le molteplici dimensioni della vita urbana (ambientale, economica, sociale e culturale).

A questo punto come ripensare l’assetto della città e quindi delle politiche urbane, per creare condizioni strutturali di sviluppo? Cinque i punti cardinali, le direttrici fondanti del processo di cambiamento :

• definire un’idea di città in chiave contemporanea e distintiva, e quindi sostenibile, inclusiva e attrattiva, fondata sull’identità storica, culturale e imprenditoriale dei luoghi, capace di rispondere ai bisogni dei cittadini, dove la tecnologia diventa strumento al servizio del benessere sociale e della qualità ambientale.

• elaborare un piano che preveda azioni integrate e scenari comparativi e previsionali. Bisogna evitare di mettere in campo iniziative che singolarmente possono anche apparire di valore, ma in assenza di un disegno strategico rischiano di produrre inefficienze. Lo scopo è quello di poter sviluppare e/o rafforzare negli Amministratori e dirigenti locali una cultura della programmazione e definire modelli efficienti di manutenzione successiva e monitoraggio dei piani.

• avere un’organizzazione adeguata, flessibile e capace di governare la complessità dei contributi e dei ruoli che i diversi attori saranno chiamati a giocare. Determinante è la presenza di risorse e competenze, soprattutto all’interno delle Amministrazioni, multidisciplinari in grado di evitare definizioni di visioni monosettoriali della vita urbana e che, in un quadro di risorse finanziarie così debole, abbiano la capacità di non sprecare le opportunità attivando azioni poco strategiche e incoerenti con le vocazioni ed i vincoli del proprio territorio e di individuare anche i migliori e più coerenti strumenti finanziari per l’attuazione delle azioni (finanziamenti pubblici, partenariati pubblico privati, …). La necessaria multidisciplinarietà, l’importanza dell’innovazione tecnologica, l’evoluzione del rapporto pubblico -privato sono solo alcuni degli aspetti che mostrano la centralità dell’attenzione alla formazione e costruzione delle competenze.

• presenza di una forte regia pubblica e grande innovazione nei processi decisionali che devono essere partecipati e aperti a tutti i soggetti interessati per l’aggregazione del consenso alle scelte della trasformazione e per la loro promozione. Il sistema di governance da adottare deve garantire un uso innovativo del capitale umano e deve adeguarsi con facilità e flessibilità all’evolversi delle situazioni e alle diverse scale territoriali.

• rafforzare la dimensione territoriale, in coerenza con i principali obiettivi della strategia Europa 2020

E’ tema di attualità come gli obiettivi della strategia Europa 2020, la nuova Agenda Urbana predisposta dal Ministero per la Coesione, la tensione verso le Smart City impongono a più livelli della scala territoriale, di ripensare /riattivare la città attraverso strategie, relazioni, politiche e progetti multiscalari che sappiano interagire moltiplicando gli effetti e producendo dinamismo, innovazione e trasformazione urbana.

Ogni sfida, che sia di carattere sociale, economico o ambientale non va più affrontata solo a livello urbano, ma, proprio in relazione al ruolo innovatore attribuito alla città, anche in un più ampio contesto territoriale. La città infatti non può più essere definita solo secondo i suoi confini amministrativi, e le politiche urbane non possono essere mirate esclusivamente ad unità amministrative rappresentate da città. E’ necessario prestare attenzione alle necessarie complementarietà tra gli approcci funzionali a livello di area territoriale, e agli approcci sociali e culturali che prevedono l’impegno e la responsabilizzazione dei cittadini, a livello di quartiere. Vanno prese in considerazione sia la realtà territoriale più ampia, sia la forma urbana più interna.

Questo approccio è già stato attivato dal Comune di Brindisi che, in fase di elaborazione della pianificazione strategica, unitamente agli altri Comuni dell’ambito brindisino, ha definito un percorso comune di sviluppo, secondo una strategia incentrata sulla costruzione di reti e connessioni fra le varie città dell’ambito.

“Costruire reti di città” è lo slogan adottato dai Comuni quale sintesi della visione condivisa di sviluppo. Ripensare le città, pensandosi insieme, seppure la pressione generata dalla necessità di avere accesso ai fondi europei ha comportato: una focalizzazione eccessiva sulla costruzione di progetti coerenti più con le linee di finanziamento che con gli obiettivi generali di sviluppo; una frammentazione degli interventi in relazione alle risorse messe a disposizione dalla Regione; uno svilimento della partecipazione attiva di tutti gli attori del territorio interessati dal processo di pianificazione; un ridimensionamento del ruolo di motore e facilitatore dello sviluppo da parte dell’aggregazione, oggi da parte dei decisori politici dell’area brindisina è stato riproposto e rafforzato il valore che riveste la dimensione territoriale ai fini di uno sviluppo condiviso.

E’ stato sancito dai sindaci, in piena coerenza con gli obiettivi di rigenerazione urbana fissati dalla legge regionale 21/2008 prima e con gli obiettivi tematici della strategia Europa 2020 poi, una nuova modalità di sviluppo sostenibile che vede il passaggio dal consumo del suolo e dall’erosione delle qualità ambientali, ad una città/territorio basati sul riciclo – riuso – rifunzionalizzazione e su politiche urbane alimentate dall’identità e dall’innovazione culturale.

L’importanza di affrontare i temi e le problematiche connesse alla riduzione delle emissioni di CO2 in modo unitario, ha spinto le amministrazioni ad adottare un approccio globale ed integrato nella individuazione delle soluzioni, rappresentato dalla elaborazione del Piano di Azione per l’energia Sostenibile dell’area brindisina, dato lo stretto legame fra le diverse componenti dell’ecosistema naturale dell’area alle componenti del sistema sociale, economico, culturale e politico di ciascuna città e dell’intero territorio.

Il Comune di Brindisi, inoltre, ha in atto la predisposizione del Pug, che dovrebbe assumere una doppia valenza di strumento urbanistico e piano di sviluppo della città, con attenzione al ruolo di leadership che la stessa città sempre più sta assumendo nei confronti delle altre amministrazioni dell’area anche in relazione alla necessità di valorizzazione in una logica di territorio di strategici beni comuni urbani: porto e aeroporto.

In questo contesto e con questi presupposti, l’Amministrazione di Brindisi dovrebbe scommettere con grande convinzione sul modello di sviluppo Smart City . Si tratta di una scelta che richiede determinazione, progettualità complesse, grande ambizione e un rilevante lavoro di squadra; piattaforma progettuale che coinvolga e associ i diversi attori del territorio, incentrata su un modello di governance flessibile e finalizzato a facilitare modelli di partenariato pubblico-privato, a favorire la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, a sviluppare infrastrutture abilitanti di scambio e condivisione dati, a definire il set di interventi prioritari per la realizzazione della città intelligente.

Smart city è intesa ormai come soluzione ottimale per la trasformazione nel percorso di sviluppo di città, territori, persone, verso un mondo migliore. E’ auspicabile la messa a punto di progetti pilota, che vedano l’applicazione del metodo descritto a porzioni urbane e/o territoriali ben delineate al fine di definire soluzioni sostenibili e replicabili nel tempo, creando nuove forme di partnership pubblico-privato per il recupero di aree connotate da alta valenza storico-artistica e/o ambientale, che possano prevedere anche nuove forme di scambio dove il privato finanzia interventi di riqualificazione, ricevendo, per esempio, in cambio un bene/area pubblica scarsamente valorizzata.

A volte le lezioni apprese dal passato o le esperienze di città più avanti nei processi, possono aiutare a meglio indirizzare le scelte. L’implementazione di un urban center potrebbe favorire l’incontro e il racconto di intelligenze, in un ruolo di co-regia o co-progettazione nella costruzione di uno strumento di governo del territorio innovativo e flessibile, capace di favorire il dibattito e la ricerca di soluzioni mediate sulla gestione della trasformazione e riqualificazione fisica delle aree e gli aspetti di carattere economico- finanziario, di governance e di sostenibilità successiva, troppo spesso dimenticati .

La città per diventare il cuore della nuova economia deve prevedere anche nuove infrastrutture e nuove piattaforme di conoscenza, orientate non solo al miglioramento della vivibilità dei cittadini, ma anche a rendere più competitive le imprese che vi operano. Molte volte i ragionamenti e le valutazioni politiche sono poco attenti alla creazione delle condizioni e opportunità di business per le imprese, in quanto orientati prevalentemente alla soluzione delle emergenze quotidiane. Sacrificare la visione di più ampio respiro per il futuro equivale a penalizzare ogni possibilità di attrazione territoriale.

Dobbiamo volare alto, essere visionari se vogliamo che effettivamente la nostra città concorra, al pari di altre città italiane, a divenire città intelligente, inclusiva e sostenibile. La sfida richiede forte leadership politica, rilevanti competenze multidisciplinari e nuovi modi di coinvolgimento della società per realizzare, valutare e migliorare le prestazioni in campo della sostenibilità ambientale, della competitività economica, della qualità della vita, dei servizi della città, anche con un forte ausilio delle potenzialità delle tecnologie ICT. Potremo mai parlare di Brindisi città del futuro, Brindisi Smart City?...

 

 

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