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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica Ceglie Messapica

Presidente revocato e rimesso in sella dal Tar

CEGLIE MESSAPICA – L’incarico di presidente del consiglio comunale, essendo una funzione di coordinamento dell’assemblea elettiva super partes, può essere oggetto di revoca solo in presenza di cattivo esercizio della funzione stessa o di palesi violazioni ed irregolarità.

CEGLIE MESSAPICA – L’incarico di presidente del consiglio comunale, essendo una funzione di coordinamento dell’assemblea elettiva super partes, può essere oggetto di revoca solo in presenza di cattivo esercizio della funzione stessa o di palesi violazioni ed irregolarità, ma giammai può essere un’espressione di vincolo fiduciario con la maggioranza amministrativa in carica. E Nicola Ciracì si è visto così accogliere dal Tar di Lecce, prima sezione (Antonio Cavallari, presidente, Claudia Lattanzi, primo referendario, estensore, Roberto Michele Palmieri, referendario) il ricorso contro la propria destituzione e contro la nomina del consigliere che lo ha sostituito alla presidenza del consiglio comunale di Ceglie Messapica, Giovanni Argentiero.

Gli atti annullati sono la delibera del consiglio comunale del 28 agosto 2013, di revoca del presidente, e quella immediatamente conseguente di nomina del nuovo presidente, approvata nella stessa seduta. “La giurisprudenza ha chiarito che la figura del presidente riveste un carattere istituzionale e, di conseguenza, che la revoca non può essere che causata dal cattivo esercizio di tale funzione, tale da comprometterne la neutralità, non potendo essere motivata sulla base di una valutazione fiduciaria di tipo strettamente politico. La figura del presidente – osserva il Tar nella sentenza - è posta a garanzia del corretto funzionamento di detto organo e della corretta dialettica tra maggioranza e minoranza, per cui la revoca non può essere causata che dal cattivo esercizio della funzione, in quanto ne sia viziata la neutralità, e deve essere motivata perciò con esclusivo riferimento a tale parametro e non a un rapporto di fiducia (Cons. st. sez. V, 26 novembre 2013, n. 5605)”.

Ma questo cattivo esercizio della funzione era stato oggetto della mozione che ha condotto poi alla revoca dell’incarico a Nicola Ciracì, sennonché il Tar non ha rilevato la fondatezza di tali addebiti, considerando insussistenti le circostanze contestate a Ciracì dai consiglieri che avevano firmato la mozione: l’aver inserito con ritardo alcune mozioni, interpellanze e interrogazioni; l’aver inserito con “estrema sollecitudine” due interrogazioni di consiglieri facenti capo allo stesso gruppo consiliare; l’aver pubblicato nell’albo pretorio del comune un atto deliberativo difforme da quanto emerso nella discussione in consiglio comunale; l’aver continuato, anche dopo l’elezione a presidente, ad essere componente della III commissione e aver determinato le condizioni perché non si raggiungesse il numero legale nell’attività di detta commissione.

Per i fatti citati, il Tar ha preso atto che tutto è avvenuto sulla base di decisioni assunte dalla conferenza dei capigruppo; che l’errore nell’albo pretorio era stato segnalato per primo dallo stesso Ciracì, e lo stesso non aveva partecipato alla seduta della III Commissione (di cui era legittimato a far parte) perché preso da altri impegni istituzionali. E riguardo un risvolto della vicenda sui social network, il tar ha stabilito: “Non può essere poi presa in considerazione la contestazione relativa alle frasi riportate nel profilo di Facebook del ricorrente, posto che (a prescindere dalla indimostrata ascrizione al ricorrente delle frasi in questione) questa non è stata inserita nella mozione di sfiducia e quindi, anche se è stata oggetto del dibattito, non può ritenersi essere stato oggetto di discussione in contraddittorio, proprio perché la discussione verte solo su quanto articolato nella mozione o proposta di delibera”.

Conclusione della storia, almeno per quanto riguarda il primo grado, stante l’annullamento sia della delibera di revoca dell’incarico che di quella di nomina del nuovo presidente, Nicola Ciracì se ne torna a presiedere il consiglio comunale di Ceglie Messapica, e si vedrà se il sindaco Luigi Caroli, o il presidente rimosso di fatto dalla sentenza, impugneranno questa decisione davanti al Consiglio di Stato.

 

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