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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità Carovigno

Il centro storico è una "discoteca a cielo aperto abusiva": i residenti insorgono

Lettera al sindaco e alle altre autorità competenti: i cittadini denunciano musica e schiamazzi, condizioni igienico-sanitarie precarie, rischi per la sicurezza e occupazione delle aree pubbliche

CAROVIGNO - L'estate è passata e anche l'autunno ha ormai i giorni contati. Eppure i residenti del rione Terra, centro di Carovigno, hanno esaurito la pazienza, ma da tempo. E ora sono passati alle vie di fatto. In una dettagliata lettera inviata al sindaco della città, Massimo Lanzilotti, e a tutte le autorità competenti, i cittadini mettono nero su bianco i propri disagi. In cima alla lista c'è la movida. O, meglio: la malamovida. Poi si passa ad analizzare le condizioni igienico-sanitarie e l'occupazione di spazi pubblici. Il quadro dipinto da questi cittadini esasperati - per usare un eufemismo - è sconfortante. C'è da aggiungere che il flusso di turisti e la vita notturna di Carovigno erano già stati al centro di una serie di riflessioni da parte dei consiglieri di opposizione, risalenti all'estate. Come si evince da questo articolo, il problema riguardava anche e soprattutto le marine della città.

Tornando all'attualità, la missiva dei cittadini è il preludio di una "doverosa azione legale", il cui obiettivo è ripristinare una qualità della vita almeno decente. Nella lettera si parla di "disagi, protrattisi giornalmente per l'intero periodo estivo, e che proseguono tuttora nei fine settimana e in altre festività e pre-festività o ad hoc per compleanni e altre ricorrenze". I disagi sono stati suddivisi in quattro macro-categorie: musica e schiamazzi; condizioni igienico-sanitarie; rischi e sicurezza; occupazione di aree pubbliche. Gli estensori della missiva hanno raccolto diverso materiale. In allegato, ci sono un paio di screenshot presi da noti social network in cui vengono elencati alcuni problemi. C'è anche un video di una manciata di secondi che inquadra il display di un fonometro che schizza poco oltre i cento decibel, durante il giorno, sulle note di una cover di "La vita com'è" di Max Gazzè.

Entrando nel dettaglio delle rimostranze mosse, si parte proprio dallo sforamento dei decibel e della pazienza di residenti e turisti che durante la notte non riescono a riposare: "Da giugno a settembre e quindi nei venerdì, sabato, domenica e festivi e prefestivi di tutto l'anno", "per attrarre avventori gli esercizi di ristorazione, tranne rare avvedute eccezioni, ritengono di dover offrire musica martellante registrata o dal vivo, a volume offensivo, fino ad ore antelucane". Poi, cessata la musica, il ritmo cambia - spiegano - Si parte con gli schiamazzi. Poi, le condizioni igienico-sanitarie derivanti dalla movida: "Particolarmente sentita è l'assenza assoluta di servizi igienici destinati al pubblico. Come risultato, le masse transumanti giornalmente utilizzano all'uopo angoli defilati del centro storico, con buona pace dei residenti, costretti a ripulire personalmente". Una nota di colore: si narra di frigoriferi lasciati incustoditi sulla pubblica piazza.

Il transito nella zona in tali frangenti, visto l'afflusso di avventori, è difficoltoso. Prosegue la lettera: "Un centro storico così ridotto è assimilabile ad un normale locale al chiuso, in virtù di dimensioni complessive e soprattutto di vie di accesso e deflusso, limitate nel numero e anguste. Non esistendo limitazioni all'accesso, se nella piazzetta principale si affollano centinaia di individui, c'è da chiedersi quale sarebbe l'esito di un evento qualsiasi che determinasse un'ondata di panico, con fuga verso quei pochi e angusti vicoli che costituiscono le uscite". Insomma, anche allarme sicurezza. La presenza di vari locali in poco spazio, inoltre, dà vita per i residente al fenomeno di un'unica grande discoteca a cielo aperto, con tutte le conseguenze del caso. Una su tutte: molti turisti abbandonano le strutture prima del tempo perché non tollerano questo disturbo alla propria quiete.

I residenti si stanno muovendo per tutelare i propri diritti e denunciare quanto da loro visto e descritto. Questa situazione non è una novità, anche nel Brindisino. Questa estate, per esempio, nel capoluogo adriatico ha tenuto banco la vicenda-decibel, con un'ordinanza del Comune sospesa dal Tar. Ad agosto un residente di Ostuni è passato alle vie di fatto. Insomma, la questione non è nuova e il compito degli amministratori non è facile. Devono coniugare il diritto al divertimento - che porta denaro sonante nelle casse degli esercizi commerciali e dell'economia cittadina - con l'altrettanto sacrosanto diritto alla quiete. La storia insegna che questo bilanciamento non è semplice. Spetterà all'Amministrazione di Carovigno - e non solo - fornire una risposta adeguata.

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