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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Giorgio Potì: il maestro di giornalismo che non pretendeva di "fare scuola"

Angelo Sconosciuto ricorda la storica firma della Gazzetta del Mezzogiorno: "E' stato sempre accanto a tanti che da lui hanno appreso il mestiere più bello del mondo"

Ciascuno, a seconda dell’ambito dell’esistenza umana, potrà aggiungere ciò che crede nel qualificare Ettore Giorgio Potì, scomparso in queste ore. Il sostantivo che lo compendia appieno è uno solo: un signore, nel giornalismo come nella vita privata e nei consessi (davvero tanti) che lo hanno visto partecipe attivamente. Di certo c’è che nel giornalismo è stato un maestro e ciò è tanto più vero perché non ha mai preteso di “fare scuola”, quanto piuttosto - da autentico maestro, appunto -, è stato sempre accanto a tanti che da lui hanno appreso il mestiere più bello del mondo, in epoche di chiare norme morali e di pochissime norme scritte.

Il giornalismo perde un suo decano: addio a Ettore Giorgio Potì

Egli “ante litteram”, si è dimostrato sempre attento ai cambiamenti nel comunicare e – se il mondo dei new media non è stato il suo – è stato capace di essere un maestro sia che guidasse la redazione di Brindisi de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, da lui creata prima in via Santi e poi guidata in corso Garibaldi, sia che si impegnasse come corrispondente Rai nel raccontare, in radio prima, poi anche con le immagini televisive, quanto accadeva nel Brindisino; sia infine che componesse i takes di agenzia per l’Ansa…

La vera creatura di Giorgio giornalista, tuttavia, è stata la redazione brindisina della “Gazzetta”: una redazione ed una scuola per molti, prima che la professione ne inventasse di proprie, aggiungendovi laboratori e master. Vogliamo paragonare una redazione ad una palestra? Bene. Il maestro c’è ugualmente e la cifra non cambia: la signorilità di Giorgio andava declinandosi nell’invito a collaborare e a provare ad essere della “Gazzetta”; quindi, una volta in redazione, a starti accanto con discrezione, a suggerirti (mai ad imporre) inchieste, servizi, rubriche… Da lettore onnivoro non vi era argomento, che non meritasse la sua attenzione e la conseguente domanda sul ritaglio di giornale, che ti consegnava per proporti un approfondimento, era sempre la stessa: “e a Brindisi com’è?”.  

A ben riflettere, un maestro di giornalismo deve cercare di sollecitare alla curiosità, alla sete di sapere. Senza morbosità a chiedersi il perché…Ancor prima di studiare sui manuali di giornalismo cosa fosse la rilevanza di una notizia, ciascuno di noi, ogni giorno in redazione, aveva Giorgio a chiarirti cosa essa fosse attraverso una delle tante battute che erano sulla sua bocca: “Tu ti ‘ndi futti nienti?”. Ovvero: le notizie che oggi hai portato in discussione in riunione a chi possono interessare? E da lì, nella stanza grande e seduto alla scrivania di un collega, il suo disegno del menabò e l’assegnazione degli spazi da scrivere, prima di tornare nella sua stanza, che restava sempre con la porta aperta…  

Di più: la signorilità di Giorgio si manifestava in redazione nella capacità di rimproverare e di chiedere scusa; di stringere la mano lealmente anche a chi – collega o meno che fosse ed in epoca di forti contrapposizioni ideologiche e con i media che in ogni caso sono chiamati ad assumere posizioni – non era sulla linea della “Gazzetta”.

Una volta conclusa la sua esperienza lavorativa alla guida della redazione, poi, davvero ha applicato per sé il “Nulla dies sine linea”: la linea è stata quella dei suoi tanti dipinti realizzati e la linea è stata anche quella dei “mucchietti di parole” (qui si media il titolo di un suo libro di poesie) che Giorgio componeva, talvolta a corredo dei quadri già realizzati, talaltra come stimolo a dare veste grafica a liriche essenziali, quasi ermetiche.

Ha così amato la redazione da lui creata, ha così voluto bene ai suoi colleghi che – già in pensione – passava quasi tutti i giorni dalla redazione di via Carmine che poi è stata l’ultima sede fisica della “Gazzetta” a Brindisi: passava al mattino per leggere il giornale, prendere una mezza tazza di cioccolato, consegnare foto e poesia per la rubrica del sabato. La rubrica è andata avanti anche oltre quel 30 novembre 2018, data della chiusura della redazione brindisina, come ha avuto un prosieguo il suo proporre ritagli su notizie curiose, che potessero avere eco anche dalle nostre parti. A fine ottobre di quell’anno, poi, Giorgio venne in redazione con il consueto foglio di 23 versi (perché tanti ne conteneva l’ingombro tipografico a lui assegnato) e il consueto acquerello in verticale che li illustrava. E con sorpresa di chi scrive, fece sbucare anche una foto che lo ritraeva mentre intervistava Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto: «Quando muoio, ‘Ngiulì, vorrei una foto notizia, che dici?». Cambiammo subito discorso perché nel frattempo era impegnato a correggere la bozza del dattiloscritto.

Ora giustamente è da credere che una foto notizia non sarebbe bastata: non avrebbe descritto il maestro di giornalismo, che non va disgiunto dall’ottimo papà e marito, dall’autentico credente, cristiano a tutto tondo. Altri potranno raccontare Giorgio su diversi versanti della vita brindisina, ma qui pensiamolo ancora maestro di giornalismo, che con la sua umanità e le sue tante curiosità intellettuali cerca di orientarsi in Paradiso, pronto a descriverlo, da inviato di punta e con la sua penna leggiadra. 

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