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Cronaca

Da Mesagne al Canada per sfuggire alla Scu: “Espulsione incostituzionale”

La Corte federale riaccende le speranze per la famiglia Demitri: rischia di tornare in Italia. Respinta richiesta di asilo

BRINDISI – Lei, Antonella, è costretta a nascondersi dietro parrucche biondo platino. Lui, Fabrizio, usa barba e baffi posticci e talvolta ricorre anche a tatuaggi finti. C’è una speranza, forse, per i due coniugi originari di Mesagne, fuggiti in  Canada, con i figli, per sfuggire alla Sacra Corona Unita, ma a rischio di espulsione con ritorno in Italia essendo stata respinta la richiesta di asilo politico: una recente pronuncia della Corte federale  definisce “incostituzionale il trattamento del Canada per i rifugiati provenienti da nazioni sicure”, tra le quali c’è il nostro Paese, richiamando al rispetto dei diritti umani.

La Corte federale

demitri canada famiglia di mesagne-3La sentenza è dello scorso 20 marzo e porta la firma del giudice Keith Boswell, chiamato a esprimersi sulle condizioni dei rifugiati che arrivano da “designated countries of origin”, in sigla Dco, stando all’organizzazione del sistema introdotto con il governo Harper nel 2012, con il nome di C-Bill 31.

Le differenze riguardano i tempi diversi per l’udienza di conferma dello status di rifugiato, l’impossibilità di chiedere un permesso di lavoro per 180 giorni, l’inefficacia della copertura sanitaria e ancora l’impossibilità di accedere al Refugee appeal division. Servizi che, invece, vengono riconosciuti agli altri rifugiati.

 Il primo a dare notizia e a sottolinearne l’importanza per la famiglia mesagnese Demitriè stato Domenico Conte, coordinatore del comitato “Keep the Demitri Family”, nato nei mesi scorsi per sostenere la coppia e i quattro figli, due dei quali nati in Canada, far conoscere l’assurda situazione con la quale sono costretti a fare i conti e sensibilizzare, di conseguenza, le autorità competenti, anche grazie al tramite degli avvocati Richard Boraks e Rocco Galati. I due legali hanno partecipato a una conferenza sulla vicenda che si è svolta il 9 marzo nel centro congressi Columbus Centre di Toronto. Ma nulla è cambiato. La famiglia continua a essere costretta a nascondersi. Vive in clandestinità. “Non è vita, questa”, dicono.

Conte ha riportato il testo della sentenza del giudice canadese per il Corriere canadese e ha sollevato nuovamente il caso di Antonella e Fabrizio, nomi ovviamente di fantasia, così come il cognome. Caso ripreso da The Guardian, dal National Post e di recente dall’Advisor.

Il caso della famiglia Demitri

La sentenza, infatti, acquista rilievo per la famiglia Demitri, presente nel procedimento istruito presso le autorità canadesi da ormai sei anni, ma di fatto l’appello è rimasto inascoltato perché Antonella e Fabrizio arrivano dall’Italia, un Paese considerato in grado di offrire protezione. Per questo Conte, si chiede e domanda: “Per quale motivo, allora, ammetterla al procedimento, lungo e costoso, quando comunque la richiesta verrà respinta per via del Paese d’origine?”.

“A nulla valgono le pressioni nazionali e internazionali sulla famiglia Demitri”, ha scritto nel suo articolo. “Non conta neppure il fatto che lo stesso Canada si sia impegnato a tutelare, come componente dell’Onu, i minori e che continui a presenziare ai summit per i diritti umani e la per democrazia, organizzati dalle Nazioni Unite”.

“Proprio la Unhcr aveva suggerito rimedi per evitare che il Canade riservasse un trattamento diverso ai richiedenti asilo provenienti dalle Dco”, continua il coordinatore del comitato. “Il sì alle Dco c’era stato, a patto che questo non costituisse un fattore di discriminazione e che ci fossero valutazioni sul fatto che il Paese potesse non essere sicuro in circostanza particolari”.

La richiesta di asilo politico

La famiglia, così come ha raccontato Conte, nel 2014, un anno dopo essere arrivata a Toronto, ha chiesto asilo politico in ragione del calvario vissuto, ma quella istanza è stata rigettata. Quindici giorni il rigetto della richiesta, sarebbe nato il terzo figlio della coppia. A marzo dello scorso anno, è stato rigettato l’appello umanitario: le autorità canadesi sostengono che  in Europa c’erano e ci sono condizioni per assicurare una protezione adeguata. Il  rischio concreto, quindi, è l’espulsione con ritorno in Italia. In Canada rimarrebbero solo gli ultimi due figli della coppia che sono cittadini canadesi, mentre i primi due sarebbero rispediti assieme ai genitori.

Il rischio del ritorno in Italia

In Italia Alessandra e Fabrizio temono che possano esserci azioni di ritorsione per mano di esponenti dell’associazione di stampo mafioso ancora attiva nel Brindisino. Quella Sacra Corona Unita che continua a resistere nonostante le decapitazioni avvenute nel tempo per effetto delle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Lecce e dei colpi interni, inferti da chi ha scelto la strada del pentimento, passando dalla parte dello stato.

A maggio 2018, gli agenti dei servizi di frontiera canadesi  si sono presentati al domicilio della famiglia, ma non c’era nessuno. “Avevano giubbotti antiproiettile”, ha dichiarato nei giorni scorsi Alessandra al National Post. “Da quel giorno, niente più scuola”.

La fuga in Canada

In Canada i coniugi sono arrivati il 18 settembre  2013, tre anni dopo che un cugino di Alessandra viene arrestato in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ottenuta dalla Dda di Lecce: è accusato anche di omicidio di stampo mafioso.  A distanza di qualche mese chiede di parlare con chi lo ha arrestato e dichiara di voler collaborare. Viene ammesso al programma di protezione. Quando la notizia diventa pubblica, in coincidenza con un blitz scaturito dalle prime dichiarazioni in veste di pentito, il padre del collaboratore, zio di Alessandra, prende pubblicamente le distanze dal figlio.

Inizia, a questo punto, il calvario della famiglia. La situazione diventa ancor più grave nel 2012, perché si viene a sapere che Fabrizio, elettricista, era uno degli informatori delle forze dell’ordine. Qualcuno riesce ad avvelenare il cane della famiglia. La coppia decide di lasciare tutto e tutti e si trasferisce in una località a mille chilometri, nel Nord Italia, nella speranza di riuscire a “sparire”. Ma non è così, perché stando al racconto della coppia, ci sarebbe stato un messaggio recapitato “dal cuore di Mesagne”. Un avvertimento. Per questo marito e moglie hanno deciso di lasciare l’Italia e di volare in Canada. Speravano di tornare a vivere. Ma vivono un incubo.

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