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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Da Brindisi a Ostuni: carità con truffa

OSTUNI – Si spacciavano per angeli custodi dei bimbi disabili, invece avevano studiato il più diabolico e malvagio dei raggiri: facendo leva sulla sensibilità e sulla generosità di migliaia di cuori nobili, avrebbero raccolto, al solo scopo sociale di spartirsele, una valanga di offerte. Il tutto sotto la copertura di una falsa associazione onlus, battezzata “Arcobaleno” e con “sede” a Brindisi, presso l’abitazione di uno dei protagonisti di questa triste storia. Una banda di miseri ciarlatani, dunque, stando all’accusa, quella sgominata dagli agenti del Commissariato di Pubblica sicurezza della Città bianca.

OSTUNI – Si spacciavano per angeli custodi dei bimbi disabili, invece avevano studiato il più diabolico e malvagio dei raggiri: facendo leva sulla sensibilità e sulla generosità di migliaia di cuori nobili, avrebbero raccolto, al solo scopo sociale di spartirsele, una valanga di offerte. Il tutto sotto la copertura di una falsa associazione onlus, battezzata “Arcobaleno” e con “sede” a Brindisi, presso l’abitazione di uno dei protagonisti di questa triste storia. Una banda di miseri ciarlatani, dunque, stando all’accusa, quella sgominata dagli agenti del Commissariato di Pubblica sicurezza della Città bianca.

Tre persone (ed altre in corso d’identificazione), ritenute responsabili di concorso in truffa aggravata e continuata, false dichiarazioni sulle qualità proprie  o di altri e falsificazioni, sono state bloccate nel pomeriggio di ieri e denunciate a piede libero a conclusione di una complessa attività investigativa, Nei guai, ad oggi, sono finiti il brindisino Massimo Stano (40 anni), Carmen Greco (44 anni, residente in Brindisi, con qualche precedente di polizia per violazioni in materia di contrabbando) ed il compagno di quest’ultima, Angelo Capriglia (33 anni, originario di Ostuni). Sono in corso altri accertamenti per identificare altre persone che avevano titolo nella medesima attività illecita.

La truffa. Il gruppetto pare avesse dato vita ad una falsa “associazione onlus” (apparentemente senza fini di lucro), denominata “Arcobaleno”, con tanto di sede formale presso l’abitazione della coppia Greco-Capriglia, a Brindisi. Stando all’accusa, i componenti il sodalizio negli ultimi quattro anni, si sarebbero aggirati in quasi tutti i Comuni delle province di Brindisi, Bari e Taranto chiedendo ed ottenendo da un numero impressionante di cittadini varie somme di danaro che, falsamente, i malfattori asserivano essere destinate  a curare bambini portatori di gravissimi handicap o  malattie genetiche.

E all’apparenza parevano veri: gli operatori, muniti di tesserino con foto, si presentavano presso abitazioni, negozi, studi professionali ed in ogni altro luogo ritenuto idoneo e, dopo aver impietosito gli ignari interlocutori mostrando immagini dal forte impatto emotivo (foto che spesso ritraevano bimbi disabili) chiedevano somme variabili di danaro, spesso anche importanti. Ottenuto il contributo di solidarietà, ringraziavano con calore e rilasciavano ai donatori regolare ricevuta, numerata, di pari importo, recante tutti gli estremi (falsi, ivi compreso il numero di telefono) della onlus.

Ai donatori più esigenti, desiderosi di sincerarsi in merito all’effettiva finalità benefica e filantropica della richiesta di contributi, i malfattori mostravano persino fotocopie di una vecchia circolare del “Ministero dell’Interno” (che semplicemente, statuisce la possibilità di ottenere, a seguito di un complesso iter, l’autorizzazione ad istituire onlus del tipo in questione) ed esemplari originali di “comunicazioni” preventivamente effettivamente depositate (via fax ovvero di persona) presso Municipi, Comandi di Polizia Municipale, Comandi Stazioni Carabinieri o Commissariati di Pubblica Sicurezza, attraverso le quali si comunicava (in carta intestata“Associazione arcobaleno onlus- tutela infanzia disabile”, con tanto di timbri e firme) che operatori di quella onlus, in determinate giornate, “sarebbero stati presenti” per svolgere l’attività di raccolta di fondi.

Ma i poliziotti di Ostuni ci hanno voluto vedere chiaro. L’indagine, non a caso, sarebbe scaturita proprio da due comunicazioni presentate dalla pseudo associazione e depositate presso il Commissariato della Città bianca il 9 febbraio ed il 18 maggio scorsi: in quest’ultimo caso, era stato proprio Stano a depositare la “semplice comunicazione” in Comune ed in Commissariato, riuscendo, così, ad ottenere dagli ignari addetti l’apposizione di timbri attestanti il mero avvenuto deposito (con sigla a margine) sul foglio (identico) presentato con funzione di “ricevuta”.

Nella giornata di ieri, a conclusione degli accertamenti che la Squadra di Polizia Giudiziaria e della Polizia Amministrativa e Sociale hanno eseguito con la collaborazione degli esperti delle Banche Dati del Ministero dell’Interno (essendo emersa la radicale falsità di tutto il complicato apparato della onlus in questione), è scattato il blitz.  Stano è stato bloccato all’interno di uno studio professionale del centro cittadino di Ostuni. Aveva appena ottenuto un contributo di 10 euro e stava rilasciando la “regolare” quietanza di pari importo, con tanto di firma del volontario cui aveva riferito che quel contributo era destinato ad aiutare “un bambino in difficoltà, residente a Latiano.

Le successive perquisizioni domiciliari hanno consentito di rinvenire e sequestrare tutto il materiale occorso per la truffa e per falsificare i tesserini dei vari volontari. Scoperti, infatti, numerosissimi bollettari per il rilascio di ricevute, i timbri automatici della falsa associazione onlus, i falsi book fotografici utilizzati per impietosire i truffati, una settantina di copie di “comunicazioni” (diverse riferibili anche all’illecita attività esercitata negli scorsi anni). Gran parte del materiale è stato rinvenuto e  sequestrato all’interno del portaoggetti di una vettura di pertinenza della coppia Greco-Capriglia.

A Stano è stata sequestrata la somma di circa 50 euro, frutto di alcune precedenti “donazioni”. Per gli inquirenti risulta acclarato che i proventi dell’accattonaggio porta a porta venivano divisi tra i vari responsabili della truffa, a partire dalla coppia che incassava il 50 per cento delle offerte. Una volta smascherati, i tre falsi “volontari” avrebbero confessato ogni responsabilità. Sono in corso ulteriori indagini anche a carico di altri soggetti che sono stati notati, negli ultimi tempi, in Ostuni e centri limitrofi, contattare cittadini in alcuni simili “porta a porta”.

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