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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Vanni e la moglie, una sola persona"

Le tre donne di Vantaggiato si prodigano per cercare una soluzione. Sono la moglie “Pina”, e le due sorelle Maria e Lucia che vanno a trovarlo in carcere e raccolgono le confidenze dello stragista: “Voglio diventare come quelli nei lager, voglio uscire di qui” confida il 68enne che è in cella per la morte di un innocente, la povera Melissa Bassi e per il ferimento di altre nove persone, una strage davanti a una scuola che non ha precedenti.

Le tre donne di Vantaggiato si prodigano per cercare una soluzione. Sono la moglie “Pina”, e le due sorelle Maria e Lucia che vanno a trovarlo in carcere e raccolgono le confidenze dello stragista: “Voglio diventare come quelli nei lager, voglio uscire di qui” confida il 68enne che è in cella per la morte di un'innocente, la povera Melissa Bassi e per il ferimento di altre nove persone, una strage davanti a una scuola che non ha precedenti.

Ha ripreso a fumare, Vanni. Perché vuole aggravare le sue condizioni di salute. Moglie e sorelle sanno perfettamente di essere intercettate, mentre chiacchierano nella sala colloqui della struttura penitenziaria di Borgo San Nicola e cercano di farlo intendere al killer di Melissa che si preoccupa solo di uscire di galera e di saldare i debiti con le banche che gli hanno chiesto 160mila euro.

Tutto il “lessico famigliare” dei Vantaggiato è stato ascoltato, anche quello degli ultimi periodi, delle settimane che precedono di poco la chiusura delle indagini preliminari. A settembre, ottobre, novembre, il killer di Melissa va a ruota libera: “Devo arrivare al processo mezzo vivo e mezzo morto” dice, facendo intendere di aver deciso di non mangiare più e di non prendere medicinali. Se sta male, forse esce. La moglie Giuseppina Marchello (che secondo una delle vittime di ‘Vanni’ il bombarolo, Cosimo Parato, imprenditore agricolo di Torre Santa Susanna sventrato da una bici bomba fatta esplodere nel 2008 era la sua più fedele compagna d’avventure, tutte le avventure del marito stragista) lo rimprovera perché non doveva arrivare a tanto. E piange.

Poi però impreca tirando in ballo “i morti suoi” perché ha parlato di una microcamera scovata da lei: “Io non ne so niente, i morti tuoi”. E poi una sfilza di “Sshhh”, “Zitto”, e stroncature varie. Il fascicolo processuale, preso atto della decisione della difesa di Vantaggiato di non chiedere l’abbreviato, sarà a breve trasmesso a Brindisi, dove il 17 gennaio prossimo avrà inizio il processo davanti alla Corte d’assise.

Lì c’è tutto, anche le intercettazioni ambientali confluite nel file “esiti conclusivi delle indagini”. Sono accertamenti disposti dal pm Milto Stefano De Nozza in merito ai fatti di quattro anni fa, il tentato omicidio di “quell’essere ignobile”, si dicono i coniugi Vantaggiato riferendosi alla vittima, Cosimo Parato, sul quale forse si poteva fare luce già allora, se gli investigatori fossero stati a sentire cosa l’uomo che fu ridotto in fin di vita disse riguardo ai possibili autori di quell’atrocità.

Parato fece subito il nome del suo ex socio, diventato “rivale”. Ma, come ha più volte ribadito, non fu creduto. Tornando a oggi, marito e moglie non si curano delle conseguenze provocate. Non un solo pensiero a Melissa, ma solo all’azienda e alle strategie difensive.

“Io faccio sempre digiuno… digiuno… digiuno” dice il bombarolo. “Io penso che tu muori prima di una settimana” gli dice la moglie. “No, cazzo” risponde lui. “Ti sta puzzando pure l’alito” dice lei”. Che aggiunge: “Tutto sulla televisione, tutto sopra i giornali, dato in pasto. Io non mi sto sentendo tanto bene, forse devo andare dallo psichiatra”.

“In un modo o nell’altro io da qua devo uscire” continua a ripetere “Vanni”. Un chiodo fisso in merito al quale la consorte fa di tutto per tranquillizzarlo: “Non ti preoccupare, io quello che posso fare lo faccio, lo sai”. Dice ancora Vantaggiato: “Io non mangio di giorno, mangio poco di latte, poco di frutta, la spremuta di limone, che lì ci sono le vitamine. Mi mantengo, però lentamente lentamente devo dimagrire. Non tutto in una volta, lentamente mi devo mettere in una condizione estrema”.

“Guarda, penso solamente a quelli che stavano al lager - continua a spiegare lo stragista – e uscivano scheletriti. E non sono usciti?”. Lei: “Si è vero”. Lui: “Oh, questo è, ma quelli stavano molto più scheletriti di me. Potessi arrivare io a quella meta”. La sorella Lucia deve informarsi sui malesseri di gioventù, che servono ad aggravare il quadro. “No no, non ti abbandoniamo, tieni fiducia” lo conforta l’altra, Maria. “Si però mangia, mangia, e non ti preoccupare – va avanti Lucia – perché stai troppo magro”.

Unico rifermento ai fatti del 19 maggio sempre in un confronto tra moglie e marito. Lei: “E’ andato tutto a scatafascio. Ma tu lo sapevi che succedevano queste cose? Prima di fare una cosa di questo genere te lo saresti immaginato, no eh?”. Lui: “La mente non mi ha aiutato”. Lei: “Non ti sei mai confidato con me, perché se ti saresti confidato non staresti qui”. Lui: “E no, poi ti avrei coinvolta”. Pina: “No, ma non stavi qua, ti avrei spezzato le gambe, non so se mi sono spiegata”. Lui: “Si”. Lei: “E ti avrei fatto portare a te all’ospedale, così saresti stato fermo per sempre, malato sì, ma non morto. Scusa sai, te lo sto dicendo, ma te le devo dire queste cose”.

“E il giudice che cosa ti ha domandato?”. Lei: “Niente”. Lui: “Perché niente?”. Lei: “A me non hanno domandato mai niente”. Lui: “Non ti hanno chiesto se tu sapessi qualcosa”. Lei: “No”. Lui: “Però te lo hanno domandato?”. Lei: “No non ho parlato mai con nessuno”. Infine lei: “Ho una rabbia, madonna mia, lo sa solamente Dio”. Lui: “Pensa solo alla sopravvivenza adesso, non pensiamo alla rabbia”.

Altro incontro, tra le lacrime. Lei: “Maledetto… Maledetto”. Lui: “Non piangere Pina, non piangere. Io pure ho pianto tanto. Ho pianto, ora stai piangendo pure tu. Non piangere altrimenti mi metto a piangere pure io, che devo fare”. Lei: “L’unica cosa… L’unica cosa che hai sbagliato… tu hai sbagliato” . Lui: “Si Pina, la mente non mi ha retto”. Lei: “Non la dovevi fare questa cosa”. Lui: “Non mi ha retto la mente, non mi ha retto la mente, era un tormento mi faceva male la testa”.

Lei: “Quando ti sei sentito così perché non ne hai parlato con me di questo tormento, di questo cazzo di tormento che avevi?”. Lui: “Sai che io mi sono sempre poco lamentato di quando avevo una cosa, ho cercato sempre di non. Sono stato ammalato e non sono andato neanche dal dottore. Una volta e mi sono messo a letto”.

Infine qualche preoccupazione di Giuseppina Marchello riguardo le confidenze che Vantaggiato fa agli agenti di polizia penitenziaria: “Ho paura che fanno le spie”, afferma (quale sarebbe il rischio, se Vantaggiato ha detto tutto?). Infine lo sconforto per quel che si pensa di loro in giro: “Parlano tutti di noi”, un problema comunque secondario che non riesce a scalfire lo stretto rapporto dei coniugi.

Del resto, Parato lo ha riportato al pm Milto De Nozza, quando il 13 luglio è stato ascoltato come persona informata dei fatti, al fianco del suo avvocato Raffaele Missere, perché imputato in procedimento connesso: “Sono un'unica persona quelle due. E’ incredibile. Non ho mai visto una persona legata così, marito e moglie”.

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