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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Crisi del settore chimico: Euroapi apre alla cessione dello stabilimento brindisino

La multinazionale francese della farmaceutica cerca un acquirente per il sito in via Angelo Titi, dove operano circa 220 dipendenti. Sulla decisione pesa anche la riduzione dei volumi venduti a Sanofi

BRINDISI – Lo stabilimento brindisino di Euroapi è oggetto di possibile cessione. La multinazionale francese chimico-farmaceutica esplorerà la possibilità di vendere il sito industriale situato in via Angelo Titi, dove operano circa 220 dipendenti. Stessa sorte anche per lo stabilimento di Haverhill, nel Regno Unito. E’ quanto emerge da un comunicato sui risultati conseguiti nel 2023 e le prospettive per il 2024 diramato ieri dalla società, che dispone di sei siti produttivi fra Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Ungheria, per un totale di 3.450 dipendenti. 

Le reazioni dal mondo della politica

2024 anno di transizione

Euroapi è azienda leader nel settore dei principi attivi farmaceutici, con circa 200 prodotti nel proprio portafoglio. Nella giornata di ieri è stata ufficializzata la nomina di Ludwig de Mot nel ruolo di nuovo amministratore delegato. Il 2023 si è concluso con 1.013,2 milioni di vendite nette, con una crescita pari al 3,8 percento rispetto al 2022. Ma per il 2024 si prevede una diminuzione tra il 4% e il 7% delle vendite nette su base comparabile, “determinata in particolare da una diminuzione delle vendite a Sanofi”, altra multinazionale francese della farmaceutica. 

Il 2024 viene descritto come un “anno di transizione”, in cui Euroapi, nell'ambito del progetto "Focus 27", punterà a “riportare l’azienda sulla strada verso una crescita sostenibile e redditizia concentrandoci su prodotti ad alto valore, dando priorità a progetti Cdmo (comparto della produzione farmaceutica conto terzi, ndr) ad alto rendimento e migliorando il capitale circolante”.

Il sito di Brindisi

E poi c’è il capitolo riguardante gli stabilimenti di Havervhill e Brindisi, specializzato in Api (principi attivi farmaceutici), tra cui antibiotici, corticosteroidi ed altri intermedi. Per entrambi i siti si esplorerà la possibilità di trovare un acquirente. Questo “alla luce della rifocalizzazione della strategia commerciale della società sugli Api a valore aggiunto e della significativa diminuzione dei volumi di Sanofi”. 

In particolare “è stata presa la decisione di sospendere 13 Api con margini bassi o negativi, tra cui alcune piccole molecole complesse prodotte a Francoforte e a Brindisi. Queste molecole indifferenziate hanno rappresentato l’8% delle vendite nette del 2023”.

La società chiarisce che “continuerà a investire per garantire Capex (l'ammontare di flusso di cassa che un'impresa impiega per acquistare, mantenere o implementare le proprie immobilizzazioni operative, ndr) sulle necessarie attività di manutenzione e conformità, nonché sulle attività Cdmo in corso, lavorando al contempo su una potenziale cessione”. Nella giornata di ieri c'è stato già un primo confronto fra l'azienda e i sindacati del territorio, cui ne seguiranno altri.

Calo dei volumi venduti a Sanofi

La decisione riguardante lo stabilimento di via Titi scaturisce, come accennato, anche da un calo delle commesse da Sanofi. “Le prospettive iniziali a medio termine di Euroapi - fa sapere la società - tenevano conto di un calo regolare a una sola cifra dei volumi venduti a Sanofi, che si prevedeva sarebbe stato compensato dall'aumento delle vendite ad altri clienti”. “Tuttavia, le previsioni cumulative della domanda di Api per il 2024 e il 2025 ricevute da Sanofi all’inizio del 2024 erano significativamente inferiori alle proiezioni dell’Ipo”. “Oltre alla riduzione dei volumi – si legge ancora nel comunicato - anche l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che non si è potuto riflettere pienamente in aumenti di prezzi secondo l’attuale Msa, gravano sulla redditività della nostra attività API Solution”.

La crisi della chimica

L'apertura alla cessione dello stabilimento Euroapi si innesta in un contesto estremamente critico per il settore chimico. Come noto da dicembre ha chiuso definitivamente l’impianto P9t di LyondellBasell, dove prestavano servizio 46 lavoratori per i quali sono state attivate le misure per la richiesta di cassa integrazione o di spostamento verso altri stabilimenti. Più volte i sindacati hanno lanciato un monito sul rischio di un effetto domino su tutto il comparto, chiedendo l’avvio di un tavolo di confronto a livello nazionale. Ma finora tale istanza non ha sortito effetti concreti. 

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