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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Grande platea per il Rottamatore

BRINDISI - Curiosi, sostenitori, perfino gli scettici: quale che fosse la ragione della loro partecipazione alla convention di Matteo Renzi, oggi pomeriggio al maxicinema Andromeda di Brindisi, va rilevato che erano in tanti, così tanti come non se ne vedevano da tempo in una manifestazione griffata Pd. Bersani storcerà pure il naso, forse anche il segretario regionale Sergio Blasi, e il sindaco di Bari Michele Emiliano, oltre al collega brindisino Mimmo Consales (che non c'era), ma nessuno ad oggi può negare che il primo cittadino di Firenze, il quale sta girando l'Italia in camper nei panni di candidato alla premiership nel centrosinistra, sia fino a prova contraria un Democratico duro e puro. E che stia raccogliendo consensi a vagonate.

BRINDISI - Curiosi, sostenitori, perfino gli scettici: quale che fosse la ragione della loro partecipazione alla convention di Matteo Renzi, oggi pomeriggio al maxicinema Andromeda di Brindisi, va rilevato che erano in tanti, così tanti come non se ne vedevano da tempo in una manifestazione griffata Pd. Bersani storcerà pure il naso, forse anche il segretario regionale Sergio Blasi, e il sindaco di Bari Michele Emiliano, oltre al collega brindisino Mimmo Consales (che non c'era), ma nessuno ad oggi può negare che il primo cittadino di Firenze, il quale sta girando l'Italia in camper nei panni di candidato alla premiership nel centrosinistra, sia fino a prova contraria un Democratico duro e puro. E che stia raccogliendo consensi a vagonate.

"Non me ne vado dal Pd neanche se mi cacciano via" ha dichiarato ai giornalisti nei pochi minuti concessi alla stampa (trattata maluccio) prima del bagno di folla. Non si aspettava che così tanta gente lo attendesse all'interno della sala destinatagli, la più grande; ha sgranato gli occhi prima di raggiungere il palco e posizionarsi dinanzi al telone bianco su cui è stato proiettato lo slogan della campagna elettorale: "Adesso!".  Una volta lì, ha mantenuto la promessa fatta pochi attimi prima in conferenza stampa: "Nessuna polemica parlerò solo dei fatti e dei problemi delle persone".

Giusto un paio di considerazioni dai connotati politici riferite, com'era inevitabile, all'esito dell'assemblea nazionale del Pd che si stava concludendo in quei frangenti con la decisione di modificare lo statuto del partito nei punti riguardanti le primarie, nella parte in cui non avrebbe consentito a Renzi di correre. È stato proprio il segretario dei Democratici, il suo competitor, a chiedere che venissero ritirati gli emendamenti sulla pre-registrazione e sul doppio turno, quelli invisi ai renziani. E così è stato. Se ne parlerà dopo e a quanto si è intuito, si cercherà di raggiungere un accordo con gli alleati senza forzare la mano.

Un atto di responsabilità quello del leader, una volta compreso che le modifiche al regolamento rischiavano di trasformarsi in un boomerang per la dirigenza tutta bersaniana del partito, essendo state interpretate come un espediente per vincere facile.  "Mi fido di Bersani”, ha ribattuto Renzi, riferendosi alle decisioni assunte oggi durante a Roma. "Dicono che non saranno fatte leggi ad personam e io ci credo" ha aggiunto. "Non è questa una giornata in cui voglio fare polemica - ha quindi specificato prima che si accendessero i riflettori - perché è necessario, in questo momento, parlare dei problemi della gente". Alla domanda su una eventuale uscita dal Pd in caso di regole non condivise sulle primarie Renzi ha risposto: "Non me ne andrò, neppure se mi cacciano via".

Ha poi accennato un sorriso, ha scosso la testa dinanzi a chi lo incitava a commentare le affermazioni di Rosy Bindi che stamani, su La Repubblica, lo aveva accusato di fare campagna contro il Pd e aiutare così Grillo e Berlusconi. "Non rispondo neppure”. Punto. Poco dopo l'inizio della convention c'è stata qualche contestazione. Una persona ha lasciato l'auditorium dopo aver chiesto a Renzi di parlare dell'articolo 18. "Mi dispiace che se ne sia andato" ha chiosato. Gli altri sono rimasti. Assiepati sulla scalinata d’accesso della sala cinematografica tramutata in auditorium. C’era una nonnina col bastone, tanti bimbi. Perfino un cagnetto.

Tutti ad ascoltare, ad applaudire alle idee “anti-casta” del giovane rottamatore che ha raccontato il suo programma con una abilità da showman, facendo sorridere e consentendo anche qualche battuta dal pubblico. "Per trent'anni hanno considerato il futuro come una minaccia, una discarica, un tappeto sotto cui nascondere la polvere". Il riferimento è ai governanti di ieri e di oggi. E' stata poi proiettata una scena del film "Non ci resta che piangere" con Roberto Benigni e Massimo Troisi, nella parte in cui si ripete più volte "Ricordati che devi morire". "Se voi siete qui è perché volete che la politica guardi al futuro, per i vostri figli".

"Il figlio di un operaio – ha detto - deve avere le stesse probabilità di arrivare alla laurea del figlio di un imprenditore". Sul welfare, poi: "Noi cambieremmo le regole perché in Italia si spende poco e male, quasi tutto per le pensioni". E quanto allo statuto del Pd sulle primarie: "Le regole servono per parlare delle idee, altrimenti le primarie non sono più un gioco democratico e non voglio lo scontro. Parlo bene di Bersani, mi fido di Bersani lo sfido perché lui propende per la tesi dell'usato sicuro, io per la rottamazione. Io sarò in prima fila, se perdo, ad appoggiare Pierluigi Bersani. Non farò un mio partitino".

"Non vi chiedo di votarmi, c'è qualcosa di più grande in questo progetto. Dobbiamo fare in modo che gli ideali e le aspettative dei bambini siano più forti del cinismo e della stanchezza. La politica può ancora dare dei brividi, è troppo importante per lasciarla ai politicanti". Demagogia? Populismo? Quando Renzi parla, anche questo è un dato di fatto, si respira aria nuova. Aria di fiducia, di un ritrovato entusiasmo, l’illusione che anche nelle stanze dei bottoni qualcosa possa cambiare. Brindisi che, nell’immaginario degli stessi brindisini, è città che si borbotta addosso, sempre lì a lamentarsi per le occasioni perdute, non ha mancato l’appuntamento, stavolta.

La tappa di Renzi che ha definito il capoluogo come un “territorio nevralgico per la campagna elettorale in Puglia” è stata voluta e organizzata dall’assessore provinciale ai Lavori pubblici (quasi ex) Maurizio Bruno e dal consigliere comunale Francesco Renna. C’era Rosy Barretta, lady Pd a Brindisi, in atteggiamento da protagonista e non mera osservatrice. E poi Antonio Elefante, il segretario cittadino del partito, che voterà Bersani ma che si è autodefinito un “ribelle” che aveva comunque deciso di farsi vivo come uditore. E infine anche Salvatore Brigante, il medico che, anche lui, pare si aggirasse in quei paraggi per farsi un’idea.

A Ostuni, il ginecologo e consigliere comunale Pierluigi Sozzi ha fondato uno dei primi comitati. Sembra pure che il consigliere regionale Giovanni Epifani stia guardando con interesse il fenomeno. Morale della favola? Se la dirigenza dei piddini è arroccata sulle sue posizioni a tutela dello zoccolo duro e dei volti storici del partito, se anche a livello locale gli uomini di “sistema” fedeli alla linea del “capo” se ne sono rimasti a casa, Renzi, che mette in conto di poter perdere, stringe la mano a vecchi e bambini, risponde alle domande, e incassa adesioni. Poi, di solito, vince il migliore.

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