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Domenica, 28 Aprile 2024
Ambiente

Impianto fanghi: Comune e Pd dicono no

BRINDISI – Sulla Via al progetto per un impianto di trattamento dei fanghi dei depuratori civili, con annessa centrale elettrica a biomasse, presentato da Consorzio Asi e Termomeccanica, il Comune di Brindisi annuncia parere negativo in conferenza dei servizi.

BRINDISI – Sulla Via al progetto per un impianto di trattamento dei fanghi dei depuratori civili, con annessa centrale elettrica a biomasse, presentato da Consorzio Asi e Termomeccanica, il Comune di Brindisi annuncia parere negativo in conferenza dei servizi (l’appuntamento del tavolo tecnico e per venerdì 19 dicembre). Analoga la posizione del capogruppo principale partito di maggioranza, il Pd, Salvatore Brigante. Lo annunciano due distinte note.

“Con riferimento alla convocazione della conferenza dei servizi decisoria del 19 dicembre 2013, questa amministrazione, con deliberazione di giunta comunale n.448 del 18 dicembre 2013, ha espresso parere non favorevole per la realizzazione e l’esercizio di un impianto di trattamento fanghi derivati dalla depurazione delle acque reflue civili, sito nella Zona industriale del comune di Brindisi, all’interno della piattaforma polifunzionale per lo smaltimento dei rifiuti proposto dal gestore Termomeccanica Ecologia spa per le motivazioni di seguito elencate”, fa sapere la giunta.

Le motivazioni del parere ostativo sono sostanzialmente cinque. La prima: “Localizzazione impianto in contesto industriale già gravato da un elevato livello di pressione ambientale; infatti, il territorio di Brindisi è stato compreso nella nuova zonizzazione del territorio regionale e classificato come ‘industriale IT 16103’, caratterizzato da un carico emissivo dei livelli di inquinamento, per il quale le criticità riscontrate riguardano PM10 (col superamento della soglia), il benzo(a)pirene (superamento del valore obiettivo) e l’ozono (per il quale è stato superato l’obiettivo a lungo termine). Per il PM2.5 e l’NOx i valori sono tra la svs (soglia di valutazione superiore) e la svi (soglia di valutazione inferiore). Per il benzene, il CO, l’SO2 e i metalli le concentrazioni sono inferiori alla svi”.

Seconda ragione del no all’impianto: “Il territorio di Brindisi rientra nell’area già classificata come area a rischio di crisi ambientale dove le ricadute sul territorio di ulteriori dispersione di inquinanti aggraverebbero ancora più un’area già fin troppo inquinata. La stessa area è inclusa nel Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche di Brindisi e dichiarata area ad elevato rischio di incidente rilevante ai sensi del D.Lgs. 334/99. In tal senso e ai sensi della Lr n.21/2012 ‘Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate ad elevato rischio ambientale’ gli stabilimenti presenti in area industriale soggetti ad Aia che presentano alcune caratteristiche specifiche, sono soggetti alla presentazione del documento di non aggravio degli impatti sanitari da inquinamento ambientale. Allo stato non si è a conoscenza delle valutazioni espresse da parte delle agenzie ambientali e sanitarie competenti (Arpa, Asl e Ares)”.

Terzo motivo di opposizione: “La localizzazione è in contrasto con alcuni dei criteri relativi alla localizzazione dei nuovi impianti di trattamento, di recupero e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, di cui all’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti Speciali (Dgr 2668 del 28 dicembre2009) ed in particolare ricade in area di crisi ambientale (fattore penalizzante) e in area potenzialmente inquinata da sottoporre alle procedure di bonifica di cui al D.Lgs n. 152/06 (fattore escludente), causa l’acclarato stato di inquinamento in cui versa la falda sottostante gran parte della zona industriale di Brindisi”.

Quarta ragione del no: “Altro fattore penalizzante ai fini della localizzazione è la sua prossimità ad altre potenziali sorgenti odorigene già esistenti (impianto di biostabilizzazione e produzione di Combustibile solido secondario di questa amministrazione e impianto di compostaggio in gestione a questa amministrazione ed impianto di depurazione di acque reflue civile di Fiume Grande dell’AqP)”.

Quinto ed ultimo motivo di opposizione: “L’esercizio dell’impianto sarà garantito solo a seguito di conferimento di fanghi provenienti dai depuratori di acque reflue urbane rivenienti da gestori pubblici quali AqP, attraverso la propria società interamente controllata Pura Depurazione Srl e nel rispetto delle procedure previste nel Codice dei contratti di cui al D.Lgs. 163/2006. Allo stato l’AqP non può che manifestare un interesse generale alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento fanghi biologici. inoltre, i residui di lavorazione (fanghi essiccati) non potranno essere smaltiti nella discarica più prossima (non in esercizio), come previsto dal decreto Ronchi”.

Al parere tecnico si aggiunge la posizione espressa ufficialmente dal capogruppo Pd, Salvatore Brigante, medico, che pone la questione dal punto di vista della tutela della salute dei cittadini: “La posizione personale e credo di interpretare della maggioranza del Partito Democratico sarà chiara su questioni che investono direttamente la salute dei cittadini. Brindisi – sottolinea Brigante - è stata dichiarata città ad alto rischio ambientale e ad elevato incidente rilevante. I dati sul danno sanitario anche se non ufficializzati da procedure standard sono chiari visto l'aumento del tasso di morbilità e mortalità per tumori e malformazioni di tipo genetico”.

“La nostra comunità ha sopportato il peso di una industrializzazione forzata con la chimera di uno sviluppo certo e duraturo e della salvaguardia dei posti di lavoro. Da molti anni – denuncia Brigante - registriamo un calo della occupazione e di nuovi piani industriali compatibili con la tutela dell'ambiente. Oggi ci ritroviamo a discutere se un termovalorizzatore in area industriale(Asi) a poche centinaia di metri dai quartieri possa o no essere autorizzato. Termovalorizzatore che sarà utilizzato per bruciare rifiuti e quindi ad emettere altre sostanze tossiche in ambiente. Quanta diossina sarà prodotta? Quanto deve essere ancora il peso degli inquinanti che la nostra comunità deve sopportare? Quanti malati di leucemia e linfomi dobbiamo registrare ancora? Penso che la risposta condivisa è quella che non abbiamo certo ancora bisogno di tutto questo”.

“Pertanto si venga a discutere nella sede istituzionale, l'assise comunale, di quale futuro industriale dobbiamo programmare per la nostra città. Il ricatto occupazionale non lo si usi come arma per piegare le coscienze – avverte il capogruppo del Pd - ma si pensi a costruire un futuro anche prossimo per un lavoro dignitoso e di qualità. Perché il nostro porto diventi un modello di sviluppo dobbiamo creare le condizioni affinchè lo si sottragga alle lobby di sempre e si pensi ad utilizzarlo in modo alternativo rispetto al passato.

Brindisi città europea e di grande interesse per i traffici con tutto il Mediterraneo diventi base logistica di grandi scambi commerciali. Utilizziamo l'Università – conclude Salvatore Brigante - per creare formazione vera e sviluppo alternativo attraverso uno scambio virtuoso con il tessuto industriale. Quindi grazie ma di diossina non vogliamo sentire più parlare”.

 

 

 

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