"Non si trova l'accordo politico? Ok, allora tutti a casa". Non ci pensa due volte Mimmo Mele, anzi ci pensa per la seconda volta dall'inizio del suo mandato da sindaco di Carovigno, avviato nel 2013, e va a protocollare una lettera di dimissioni
L’ex deputato e ora sindaco di Carovigno, Mimmo Mele, risponde con ironia al rumore mediatico suscitato dalla sua nota interna, destinata ai dipendenti comunali, con cui chiede che sia apposto il titolo ‘onorevole’ a precedere la sua firma in calce ai documenti.
A certi titoli si rimane affezionati. Anche quando rievocano momenti non proprio lieti della propria carriera politica. Anche quando con un retrogusto amaro si è stati costretti a rinunciarvi per "forza di cose". E' il caso di Mimmo Mele, sindaco di Carovigno, e già onorevole travolto da uno scandalo hard nel 2007.
BRINDISI - La “proposta indecente” costa alla fine una condanna per tentata estorsione alla donnina che trascorse una notte brava con l’ex onorevole Mimmo Mele, oggi sindaco di Carovigno e al suo ex difensore. Per Francesca Zenobi e l’avvocato Emanuele Antonacci, originario di Gallipoli, è stata decisa una pena di un anno e otto mesi di reclusione.
BRINDISI - Forte affluenza alle primarie del Pd: lunghe file a Brindisi, tweet polemico di Tomaselli su Mele elettore di Renzi. Per ora nessun problema ai seggi.
OSTUNI - Incursione vandalica la notte scorsa presso gli uffici dell’impresa edile di famiglia dell’ex parlamentare Cosimo Mele, protagonista nel 2007 di un sexgate pagato a caro prezzo sul fronte privato e della carriera politica. Ignoti hanno forzato la serratura d’ingresso dello stabilimento di Calcestruzzi, situato a ridosso di una cava, in contrada Montecaruso, nelle campagne tra Ostuni e Carovigno. I banditi, forse a caccia di denaro ed oggetto di valore nei cassetti, hanno messo a soqquadro l’edificio, imbrattando pareti, computer e scrivanie con scritte volgari e lasciando una firma inquietante: “BR”.
OSTUNI – L’onorevole Cosimo Mele? “Diffamato. E soltanto al fine di stimolare e soddisfare nello spettatore quel bisogno patologico di conoscere particolari e circostanze della vita privata altrui, spesso scaturente dall’indubbio vuoto esistenziale che caratterizza la coscienza moderna”. Una sentenza dai toni forti quella emessa dal giudice Antonio Ivan Natali, della Sezione Distaccata di Ostuni del Tribunale di Brindisi. “Le Ieie” domate e condannate, in solido con la escort Francesca Zenobi, a risarcire l’ex parlamentare. Danni già quantificati in 90 mila euro: il settanta per cento a carico della trasmissione televisiva (compreso il direttore responsabile della trasmissione, Davide Parenti) e del Gruppo Mediaset, il restante 30 per cento sulle spalle dell’aspirante soubrette.
ROMA - Nuova udienza stamane a Roma nell’ambito del processo che vede imputata la bella escort e parte civile l’ex parlamentare carovignese Cosimo Mele (assistito dall’avvocato Mario Guagliani). Per l’accusa Francesca Zenobi tentò di avviare una strana trattativa con l’onorevole, offrendogli il proprio silenzio a condizioni ben precise: centomila euro in contanti o in alternativa una carriera sicura in Tv, come soubrette. E’ quanto avrebbe preteso la escort per ritrattare la versione dei fatti fornita a margine dello scandalo a luci rosse che nel luglio del 2007 travolse l’allora deputato.
BRINDISI - Non c’è pace in casa Mele. Ad un anno dalla separazione consensuale, tensione alle stelle tra l’onorevole e la sua ex consorte. In ballo l’affidamento delle figliolette. In agenda un paio di udienze che testimoniano quanto dura sia la battaglia sviluppatasi a margine dei titoli di coda che hanno sancito il rumoroso quanto doloroso the end, ossia la fine della loro storia d’amore.
ROMA - Nuova udienza, stamane, presso la quinta sezione penale del Tribunale di Roma, nell’ambito del processo che vede imputato l’onorevole Cosimo Mele, chiamato a rispondere di cessione di droga. Accusa maturata a margine del famigerato festino che tenne banco la notte tra il 27 e il 28 luglio del 2007 in una suite dell'hotel Flora, in via Veneto. A tenere banco oggi è stata innanzitutto la testimonianza del consulente tecnico, chiamato a ribadire i risultati della perizia che già all’indomani dello scandalo a luci rosse aveva accertato la presenza di tracce di sostanza stupefacente sulla scheda elettronica della porta d’ingresso della suite e su una scheda telefonica. Perizia confermata, all’esito delle analisi già condotte.
OSTUNI - Giudicato con rito abbreviato: c’è la condanna ma è attenuata: quattro anni rispetto ai 9 (ridotti a sei in virtù del rito abbreviato) chiesti dall’accusa. Così ha deciso il Gip a carico di Renato Mele: 42 anni, finito in carcere l’inverno scorso per detenzione, ai fini dello spaccio, di sostanze stupefacenti. I militari dell’Arma lo bloccarono sotto casa con circa un chilo di droga, tra cocaina e hashish. La sentenza è stata emessa nella mattinata di odierna dal Gip, Paola Liaci.