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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Non solo natura, Torre Guaceto rifà la storia: gli scavi archeologici

Una visita all'interno della riserva e area marina protetta: una necropoli e reperti risalenti a 3.500 anni fa, con il sogno di un museo

CAROVIGNO - Torre Guaceto riserva sempre sorprese. La natura è incontaminata, l'elemento antropico è ridotto ai minimi termini, l'ultima costruzione è la torre aragonese. Ma Torre Guaceto non è solo natura, è anche storia. Ed è pronta a cambiare la visione della storia. Oggi, mercoledì 15 giugno, il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta, ha fortemente voluto organizzare una visita agli scavi archeologici. Ha invitato tutte le autorità provinciali e anche quelle regionali. Ha voluto mostrare cosa sta accadendo a Torre Guaceto, le scoperte archeologiche che stanno cambiando la visione del passato dell'area. Le autorità hanno accettato di buon grado e si sono fatte scortare per la riserva, ascoltando le spiegazioni del professor Rino Scarano (foto sotto), dell'Università del Salento, dipartimento Beni culturali.

Rino Scarano Torre Guaceto-2

Zona B, è quella dove si può fare il bagno. E prendere il sole. Molti bagnanti non sapevano che, mentre loro erano stesi sul telo da mare, sotto una necropoli aspettava di essere portata alla luce. Nel 2018, infatti, una mareggiata ha spostato tanta sabbia, c'erano materiali a vista. E in effetti in quell'area di Torre Guaceto era stato ipotizzato potessero esserci reperti del passato, dopo gli scavi ad Apani. E così un sopralluogo della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce e Brindisi ha dato il là. Sono venuti alla luce depositi antropici risalenti a 3.500 anni fa. "Abbiamo avuto subito la percezione di qualcosa di diverso", ha spiegato il professor Scarano. Nel 2019 sono state scoperte quattro tombe a cremazione. Si scava con la concessione ministeriale e con una valutazione di impatto ambientale. E' area B, come detto, ma l'impatto antropico deve essere ridotto ai minimi termini.

scavi Torre Guaceto-2

Dopo gli scavi è previsto il ripristino dei luoghi. Ma nel frattempo gli scavi procedono, arrivano studenti da Lecce e da Bologna e anche da Ravenna. Ma occorre datare questi reperti: risalgono sicuramente al II millennio A.C., per la precisione, si sta parlando del 13esimo-12esimo secolo avanti Cristo, si sta parlando di una civiltà addirittura anteriore al mitico popolo messapico. Per il professor Scarano, Torre Guaceto è unica: è una riserva naturale che può contare su un proprio laboratorio di archeologia. E questo è un aspetto importante. Scarano ha ricordato una massima di un suo collega e amico: è utile vedere il proprio lavoro sulle pubblicazioni scientifiche, ma non basta. Occorre far arrivare una scoperta a un pubblico più ampio. L'archeologia non deve essere una "storia" che si raccontano tra di loro gli addetti ai lavori, ma deve arrivare alla comunità. Occorre spiegare che questi scavi hanno una utilità: raccontare il passato.

Reperti Torre Guaceto 2-2-2

Occuparsi di una necropoli vuol dire spostare il focus sulla comunità, vuol dire occuparsi delle persone e non solo dell'abitato. Grazie agli scavi e ai successivi studi sarà possibile ricostruire la vita quotidiana di una comunità che era stanziata a Torre Guaceto nella tarda Età del bronzo. Ma non finisce qui. E' a questo punto che entra in ballo la visione del Consorzio. L'idea - avallata e spinta da Scarano - è quella di creare un museo, ma non un museo tradizionale. L'obiettivo è la ricostruzione di un villaggio, per esempio, in cui il fruitore può entrare nella capanna e ammirare la storia da vicino, assaggiare la vita di millenni e milleni fa. E, grazie a questi scavi, questa visione non sembra un'utopia, tutt'altro. 

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