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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità San Pietro Vernotico

"Non sappiamo più come far capire che la vita è una e non va messa in pericolo”

Don Vincenzo Martella, parroco della chiesa Santissimi Angeli Custodi, che nel pomeriggio di sabato ha dovuto celebrare il funerale di Ilio Micello, il ragazzino che ha visto crescere e diventare uomo nelle sale parrocchiali, ha provato a far riflettere proprio sul valore della vita

SAN PIETRO VERNOTICO – Sono momenti di grande sconforto, rabbia e dolore quelli che sta vivendo in questi giorni la comunità sampietrana, chiamata ancora una volta a piangere la morte improvvisa di un giovane e a pregare per la ragazza che viaggiava con lui finita in Rianimazione. Venerdì scorso un terribile incidente stradale ha strappato alla vita il 20enne Ilio Micello, lo stesso ragazzo che sopravvisse a un altro tremendo incidente (in quel caso Micello non era alla guida) 14 mesi fa dove, invece, persero la vita due suoi amici che viaggiavano con lui in auto. Gabriele Elia 20 anni e Luigi Marangio 18 anni. Oltre a un uomo che viaggiava su un altro veicolo. Il dolore per la morte di questi due giovani era ed è ancora vivo e intenso. Solo un mese fa era stato inaugurato un murales a San Pietro Vernotico in via Pisacane dedicato proprio a Gabriele e luigi: “Oggi siamo qui, e domani chissà…Andate piano, che comunque si va…” c’è scritto accanto a un’immagine che mostra i due in moto, la loro passione. 

Il murales per Gabriele e Luigi

Gli stessi amici, le stesse famiglie che poco più di un anno fa si ritrovarono a piangere la morte dei due giovani, oggi affrontano un nuovo dolore, identico a quello precedente. E ci si chiede perché. Perché ancora di venerdì sera il telefono ha squillato nuovamente per dare un’altra terribile notizia. 

Nessuno può dare una risposta, non ci sono spiegazioni. Ma serve una riflessione, serve soffermarsi sul valore della vita. Serve capire che alla guida bisogna avere prudenza, in nome di Ilio, di Gabriele, di Luigi e di tutti quei giovani che sono andati via troppo presto a causa di incidenti stradali straziando il cuore di genitori, fratelli, nonni, amici.  

Don Vincenzo Martella, parroco della chiesa Santissimi Angeli Custodi, che nel pomeriggio di sabato ha dovuto celebrare il funerale di Ilio Micello, il ragazzino che ha visto crescere e diventare uomo nelle sale parrocchiali, ha provato a far riflettere proprio sul valore della vita. 

“Oggi siamo tutti spaventati. Non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare davanti alla morte di questi giovani, davanti alla morte di ilio. Non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare per far comprendere il valore della vita e per far capire che la vita è una sola e che non va messa mai in pericolo”. 

Ilio Micello

“Anche noi parroci non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare, per far comprendere un po’ a tutti, non solo ai giovani, che la vita va preservata e vissuta in pienezza come dono di Dio, che la vita va custodita come il bene più prezioso perché una volta strappata non ritornerà più. Non sappiamo che cosa dire e che cosa fare per educare alla moderazione, alla prudenza, all’attenzione. Non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare per far capire che per realizzare i propri sogni e i propri desideri e la propria vita non c’è bisogno del buio ma solo della luce”. 

don Vincenzo Martella-3

“I sogni buoni si realizzano soltanto nella luce e non al buio. I sogni buoni che riempiono di gioia il proprio cuore e quello degli altri, quello della propria famiglia, non si realizzano inseguendo il pericolo e il rischio ma la saggezza, il consiglio dell’esperienza vissuta. Non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare, non lo sappiamo più”. 

“Ilo non è il primo e forse non sarà l’ultimo dei giovani che salutiamo prematuramente, ma non è giusto stare qui, non è giusto che una mamma e un papà piangano in questa maniera. Non è giusto salutare un ragazzo, amico e fratello di tanti. Non è giusto straziare il cuore, non è giusto assistere a una vita così drasticamente interrotta. Non è giusto, ma con chi vogliamo arrabbiarci? Dobbiamo arrabbiarci con noi stessi. Non voglio usare nessuna retorica. A volte occorre che qualcuno dica le cose con fermezza e con chiarezza. Questo non vale solo per Ilio, e non vale solo per i giovani. Vale per tutti, se non sappiamo più che cosa dire e che cosa fare davanti alla morte di un giovane vuol dire che siamo caduti nell’ingiustizia più grande e più difficile da sopportare e da tollerare”. 

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