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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Stefanazzi: "Struttura Cpr idonea e i servizi ci sono, ma è pensato come un carcere"

La visita del parlamentare del Pd al centro di Restinco: gli ospiti sono 14 e non ci sono criticità allarmanti. "Il problema è alla base, molti di loro non dovrebbero essere qui in quanto richiedenti asilo"

BRINDISI - Se nel centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Restinco non ci sono criticità evidenti, al netto delle camerate, è proprio il sistema che andrebbe cambiato alla radice. "Gli ospiti qui a Brindisi sono 14, molti di loro non dovrebbero essere qui, in quanto richiedenti asilo. Ci hanno raccontato che mancano le informazioni: in Sicilia, poco dopo lo sbarco, non hanno saputo come muoversi, come fare richiesta d'asilo". Ore 11:40 del 15 aprile 2024: il parlamentare del Partito Democratico Claudio Stefanazzi varca il cancello del Cpr brindisino. E' accompagnato dal medico Pino Perlangeli e dall'imam della Moschea di Lecce Saif Eddine Maaroufi, lì in qualità di mediatore. La loro visita è durata 40 minuti e poco più. Hanno lasciato un mondo alle spalle e sono tornati nell'altro mondo, quello di tutti i giorni. Hanno lasciato un "carcere", spiegano.

Visita di Claudio Stefanazzi al Cpr di Restinco

Hanno fatto il loro ingresso alle 10:55. Stefanazzi si è speso al telefono. Aveva ricevuto il "via libera" dalla Prefettura di Brindisi per entrare con la sua delegazione, che comprendeva anche Anna Caputo (Arci), Vincenzo Catamo (Arci), Azmi Jarjawi (Cgil) e Chiara Cleopazzo (Cgil). Sabato è arrivato il "niet" dall'alto, direttamente dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Vada per Stefanazzi, ovviamente. E' un parlamentare. Poi basta. E infatti, come raccontato in questo video servizio, la delegazione che è entrata era ridotta al lumicino: niente Arci, niente Cgil. E' lo "stop selettivo". Pare che anche negli altri Cpr italiani - oggi è giornata dedicata alle visite - la situazione sia la medesima. All'esterno le delegazioni Arci e Cgil hanno atteso la fine della visita. Il presidente del Consorzio Hera - la cooperativa che gestisce Restinco con sede legale a Castelvetrano, nel Trapanese - è passato e ha salutato la delegazione. C'è stato anche il tempo per una battuta: "Fosse per me, sareste potuti entrare tutti". Non per Piantedosi, evidentemente. 

L'ingresso del Cpr di Restinco

La domanda è "perché il ministro non ci vuole?". Il sottotesto è che ci sia qualcosa da non rendere pubblico per i piani alti del Viminale. O forse è solo un messaggio politico, perché alla fine grosse criticità non ne sono state riscontrate. Il centro - c'è anche il Cara - è in aperta campagna. A poche centinaia di metri c'è una trattoria in voga. L'idea del buon cibo e la quiete bucolica stonano con il centro di detenzione. Un altro mondo, giustappunto. Le camerate sono di 25 metri quadri, ospitano sei persone. Poco spazio, sì. Gli ospiti sono 14 al momento, perlopiù di nazionalità tunisina. I servizi sanitari ci sono e l'igiene è sostenibile. Stefanazzi, il dottor Perlangeli e l'imam Maaroufi spiegano ciò che hanno visto. Quattro degli ospiti sono stati in carcere, gli altri dovrebbero essere "irregolari", qualunque cosa voglia dire ciò in rapporto a un essere umano. E' lo stesso Stefanazzi a spiegare che mancano le informazioni. Alcuni dovrebbero essere richiedenti asilo, ma in fase di sbarco la procedura non è stata quella corretta.

Il Cpr di Restinco

Il dottor Perlangeli ha raccontato alcuni episodi sanitari segnalati al medico del Cpr. L'imam Maaroufi ha avuto modo di parlare con gli ospiti, che non hanno nulla da dire sulla dirigenza e sulla gestione del Cpr. La dignità è garantita, almeno. Mancano però servizi di integrazione. Stefanazzi e le varie delegazioni salutano e si allontanano. Entrano in macchina e lasciano l'agro brindisino. Dall'altra parte del cancello molti degli ospiti, pur non avendo commesso alcun reato, si sentono "in carcere": "Non siamo criminali, questa per noi è la prima detenzione della nostra vita". E attendo di essere espulsi. Poi c'è un ospite che è qui da 260 giorni, oltre i termini di legge: non può essere espulso, per il tribunale, ma non può neanche uscire. Il suo personalissimo limbo si chiama Restinco.

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