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Cronaca

Appalti Asl: "Liberateci, stiamo male"

BRINDISI - Ha 86 anni, vive da solo e soffre di una lunga serie di patologie per cui necessita di assistenza. Da tempo non si occupava più dell’azienda che ha fondato nel lontano 1975, Salvatore Perrino si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di contrada Montenegro perché coinvolto nell’inchiesta sugli appalti truccati alla Asl nell’ambito della quale sono stati eseguiti martedì scorso 22 arresti.

BRINDISI - Ha 86 anni, vive da solo e soffre di una lunga serie di patologie per cui necessita di assistenza. Da tempo non si occupava più dell’azienda che ha fondato nel lontano 1975, Salvatore Perrino si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di contrada Montenegro perché coinvolto nell’inchiesta sugli appalti truccati alla Asl nell’ambito della quale sono stati eseguiti martedì scorso 22 arresti.

Rappresentando al giudice che, per quanto Perrino sia rimasto formalmente al vertice delle società di famiglia perché le ha create da zero, non partecipa più attivamente agli affari ormai da tempo. Ci sarà occasione per chiarire la propria posizione, lunedì inizieranno gli interrogatori di garanzia per coloro i quali sono a casa.

Altra storia è quella di Giuseppe Rossetti, di Torre Santa Susanna, che si trova in carcere e non è in ottime condizione di salute. Il suo legale, Raffaele Missere, ha chiesto che una perizia attesti l’incompatibilità del suo stato di salute con il regime carcerario, il gip ha affidato incarico al medico legale Antonio Carusi che dovrà esprimersi entro il 20 novembre. E’ indagato per una serie di appalti pilotati. Sfileranno lunedì in Tribunale, a Brindisi:

Si sono conclusi ieri, invece, gli interrogatori degli arrestati in carcere. I due volti principali dell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi e dal pm Giuseppe De Nozza (i provvedimenti sono stati eseguiti dalla guardia di finanza e dai carabinieri) hanno scelto il silenzio. Non ha parlato il presunto “regista” del sistema, colui il quale truccava secondo l’accusa qualsiasi procedura per assegnarla agli amici e ottenere in cambio utilità, insomma Vincenzo Corso, il capo dell’Utc della Asl di Brindisi e neppure Giovanni Borromeo, il faccendiere addetto ad aprire le buste. Silenzio per entrambi, difesi dall’avvocato Rosario Almiento e da Roberto Cavalera. In attesa di conoscere gli atti, che sono un’infinità. Lì, c’è veramente tutto. Il meccanismo sviscerato in tutti i suoi minimi ingranaggi: i viaggi, i gioielli e le quote societarie.

 

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