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Cronaca

Omicidio di Giampiero Carvone: la testimone chiave conferma le accuse

Dopo l'ascolto dei collaboratori di giustizia, secondo capitolo dell'incidente probatorio chiesto dalla Dda di Lecce nell'ambito del procedimento a carico di Giuseppe Ferrarese, unico indagato per il delitto. Ascoltata in videoconferenza la ragazza che con le sue rivelazione ha impresso una svolta alle indagini

BRINDISI – Oggi (venerdì 4 novembre) è stata la volta della teste chiave: la ragazza che con le sue rivelazioni ha impresso una svolta alle indagini sull’omicidio del Giampiero Carvone, mettendo gli investigatori sulle tracce dell’unico indagato per il delitto avvenuto la notte del 10 settembre 2019 al rione Perrino, il 26enne Giuseppe Ferrarese. Nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, si è svolto il secondo capitolo dell’incidente probatorio chiesto dalla pm della Dda (Direzione distrettuale antimafia) salentina, Carmen Ruggiero, per cristallizzare le dichiarazioni già rese dai testimoni nell’ambito dell’inchiesta. La scorsa settimana erano stati ascoltati i collaboratori di giustizia Andrea Romano, Annarita Coffa, Angela Coffa e Alessandro Polito, che avevano confermato quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso 26 giugno dal gip Giulia Proto. L’audizione della teste chiave è slittata alla mattinata odierna per un difetto di notifica. In videoconferenza, la giovane brindisina ha sostanzialmente confermato le accuse mosse nei confronti di Ferrarese.

Le rivelazioni della testimone

Come si evince dall’ordinanza, il 26enne riferì agli investigatori che la notte dell’omicidio si trovava presso l’abitazione della ragazza e da lì avrebbe sentito esplodere dei colpi di arma da fuoco. Ma si tratterebbe di un falso alibi che l’indagato avrebbe chiesto alla donna di confermare alla polizia, nel caso in cui fosse stata interrogata. E’ quanto emerge dalla dichiarazioni rese dalla testimone nel corso di un’udienza del processo su una tentata estorsione nei confronti del padre di Giampiero Carvone svoltasi lo scorso anno. Successivamente, ascoltata dalla Squadra Mobile, la ragazza ribadì la medesima versione dei fatti, consegnando “agli inquirenti – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - una verità in grado di resistere a qualunque prova di forza, dimostrando grande coraggio e un profondo senso di giustizia”. “La circostanza che ella fosse a conoscenza della dinamica per averla appresa dall’autore del grave fatto di sangue – si legge ancora nel provvedimento restrittivo – emerge dalla perfetta coincidenza tra le modalità della dinamica dell’omicidio raccontata (dalla teste, ndr) e la ricostruzione operata nella consulenza tecnica”. La stessa inoltre “sconfessa, in più sedi, in maniera logica e coerente, il falso alibi che Ferrarese aveva fornito agli inquirenti in ordine al luogo in cui fosse mentre il suo amico veniva colpito a morte”. 

Movente dell'omicidio

Carvone fu ucciso davanti all’ingresso della palazzina in cui risiedeva insieme ai familiari, in via Tevere 19. Un proiettile lo centrò alla testa. Il padre lo soccorse immediatamente, ma il ragazzo, in condizioni disperate, morì qualche ora dopo presso l’ospedale Perrino di Brindisi. Il movente? “Giampiero Carvone - scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare - muore a causa di un furto d’auto e del successivo danneggiamento della stessa dovuto ad un sinistro stradale, furto perpetrato in danno di persone ‘sbagliate’; ma muore fondamentalmente per avere fatto l’infame’, avendo riferito ad un uomo di spessore, assai temuto, i nomi dei suoi complici nel furto, tra cui proprio l’'odierno indagato”.

Il processo per tentata estorsione

Nella prima fase delle indagini, la Mobile individuò i presunti responsabili di una richiesta estorsiva al padre di Giampiero Carvone, legata proprio al furto dell’auto, e dell’esplosione di un colpo di fucile all’indirizzo di una panchina del rione Perrino su cui si trovavano due ragazzi ritenuti appartenenti allo stesso gruppo di Carvone, per minacciarli di morte dopo aver scoperto l’autore del furto. Tali episodi sono al centro di un separato procedimento che nel luglio 2021 è sfociato in una serie di condanne emesse in primo grado dal tribunale di Brindisi.

L'altro indagato 

L’unico responsabile dell’omicidio sarebbe dunque Giuseppe Ferrarese, difeso dagli avvocati Cosimo Lodeserto ed Emanuela De Francesco. Risponde solo di intralcio alla giustizia, invece, un altro indagato, difeso dall’avvocato Giuseppe Guastella. Si tratta di un uomo che lo scorso anno, secondo l'accusa, avrebbe fatto pressioni sulla teste, affinché coprisse il sospettato. 

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