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Cronaca

Blindi la porta? Entrano dalla finestra

BRINDISI – Il confine tra il dovere-diritto all’informazione passa attraverso un buco. In questo caso, dopo l’escalation di rapine ad esercizi commerciali e furti in appartamenti, quello della chiave che infiliamo per aprire la porta di casa e il concetto d’informazione. Stato della sicurezza percepita? Un valore del parametro non esiste. Intanto, mentre con sondaggi istantanei alcuni attribuiscono all’appello della massima autorità locale di governo un vertiginoso aumento dell’uso di serrature e porte blindate, “data la dritta, trovato l’inganno”: blindi la porta, il ladro ti entra in casa dalla finestra.

BRINDISI – Il confine tra il dovere-diritto all’informazione passa attraverso un buco. In questo caso, dopo l’escalation di rapine ad esercizi commerciali e furti in appartamenti, quello della chiave che infiliamo per aprire la porta di casa e il concetto d’informazione. Stato della sicurezza percepita? Un valore del parametro non esiste. Intanto, mentre con sondaggi istantanei alcuni attribuiscono all’appello della massima autorità locale di governo un vertiginoso aumento dell’uso di serrature e porte blindate, “data la dritta, trovato l’inganno”: blindi la porta, il ladro ti entra in casa dalla finestra.

E magari predilige i televisori, che se li va a comprare li paga pure di meno rispetto alla condanna che gli toccherebbe. Stanotte quattro furti sono stati messi a segno in diverse zone della città: da via dei Sarti a Corte Sele, da via Adda a via Battista Venturi. Nei primi tre casi i topi d'appartamento si sono portati via solo televisori (rispettivamente un “Lg”, un “Sony” ed un “Samsung”), nell'ultimo monili in oro il cui valore è ancora in corso di definizione. Indaga la polizia.

Non è una rarità che anche nei migliori degli appartamenti si intrufolino dei “topi”. Dove la definizione etimologica non sta per  “ratto”, roditore che potremmo tranquillamente debellare portando un gatto in casa: qui basterebbe un qualsiasi esponente delle forze dell’ordine. Purtroppo una aspettativa vana, almeno per ora, dato che non ci sono risposte concrete a quanto l’Osservatorio provinciale dei sindacati di polizia ha da lungo tempo segnalato: la carenza di organici nelle forze dell’ordine.

La forse improvvida dichiarazione del prefetto di Brindisi, Nicola Prete, nonostante la nobile motivazione di smuovere i brindisini (dopo il “richiamo” della “sentinella più fulgida dell’antimafia del Salento”, Cataldo Motta (Dda), alla popolazione di Mesagne, definendo “una schifezza” l’osmosi tra certi settori di quella società locale e la criminalità, e non certo l’intera città), rischia di generare un effetto boomerang. Alla frase “sappiamo chi sono, stiamo aspettando di coglierli sul fatto”, i brindisini rispondono chiedendo “e chi sono?”, “e perché non li prendono?”.

Il problema come sempre sta nelle forze impiegate sul campo, che sono - come dicono i sindacati dell’Osservatorio provinciale di polizia – poche, anche rispetto al parametro riportato sulla carta e che risale a 30 anni fa, inoltre non poche unità sono con un piede oltre la soglia della pensione o stanno per arrivarci.

La qualità del lavoro svolto da tutte le forze dell’ordine, senza distinzione, è notevole considerati i numeri e le forze in campo. Forse il consiglio del prefetto a cambiare serrature e porte era mirato a tranquillizzare la popolazione, scaricando la pressione dalle forze dell’ordine che anche senza benzina, pure a piedi, vanno ad affrontare tutte le situazioni difficili, e sanno anche risolverle? Certo, dover consigliare ciò e non poter fare arrivare rinforzi e mezzi, che è quanto serve davvero, è indicativo dei tempi duri che incombono anche sulle prefetture.

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