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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Processo disoccupati, il sindacalista: "Nessuna tensione, solo pioggia fame e disperazione"

“Non cercavamo lo scontro, non c’era tensione. C’era solo pioggia, fame e disperazione”. Lo ha detto oggi il sindacalista Cobas Bobo Aprile, al secolo Roberto, ascoltato in veste di imputato nel processo a carico di 29 persone per interruzione di pubblico servizio, violenza privata e continuata in concorso.

BRINDISI - “Non cercavamo lo scontro, non c’era tensione. C’era solo pioggia, fame e disperazione”. Lo ha detto oggi il sindacalista Cobas Bobo Aprile, al secolo Roberto, ascoltato in veste di imputato nel processo a carico di 29 persone per interruzione di pubblico servizio, violenza privata e continuata in concorso. L’istruttoria dibattimentale è stata dichiarata conclusa oggi, dopo l’ascolto di Aprile e di altri due testimoni, l’ex assessore provinciale al Lavoro Vincenzo Ecclesie e un dipendente Monteco, citati dal suo difensore, Mauro Masiello. Il 30 settembre prossimo si ritorna in aula, dinanzi al giudice Giuseppe Biondi, per la requisitoria del pm, le arringhe degli avvocati e per la sentenza.

“Era un muro umano, spontaneamente creato” ha raccontato Aprile, stamani., ricostruendo i fatti dal suo punto di vista. La vicenda, che risale all’1 e 2 marzo 2011  è il presunto “blocco” ai cancelli della ditta Monteco, che si occupava allora (ed è tuttora concessionaria del Comune) della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Brindisi. C’era la Digos sul posto e furono proprio i poliziotti della questura a condurre poi le indagini e a eseguire il 12 ottobre 2011 18 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per altrettante persone, tra cui anche lo stesso Aprile.

Una manifestazione del Comitato dei disoccupati alla Monteco nell'inverno scorso“Non ero il responsabile del comitato dei disoccupati che si era costituito in città, ero in veste di sindacalista. Davo loro una mano, c’era grande fermento a Brindisi in quel periodo”. Si era diffusa la notizia che Monteco stesse impiegando personale proveniente da Lecce e c’era chi rivendicava a tutti i costi una sorta di prelazione: prima i disoccupati brindisini, poi gli altri. Criterio di preferenza che non era però assolutamente previsto dal capitolato, a quanto emerso in aula. Il capitolato è stato prodotto dal pubblico ministero. Anche Ecclesie ha dichiarato in sede di testimonianza di non ricordare che vi fossero particolari disposizioni sulla tipologia di personale impiegato.

“Pioveva quella mattina – ha spiegato Aprile – ci stavamo bagnando. Abbiamo cercato riparo, i ragazzi hanno chiesto di poter entrare. Non fu impedito ai mezzi di uscire, non ci fu nessuno fra i dipendenti Monteco che cercò di uscire. Non furono date disposizioni in tal senso. Altrimenti glielo avremmo permesso”. Aprile aveva chiesto autorizzazione al questore di convocare una conferenza stampa davanti ai cancelli Monteco. L’ok gli fu negato, proprio per timore che la situazione sfuggisse di mano.

“La mia auto non bloccava i cancelli. So bene che ci muovevamo in un campo minato, ma non vi fu alcun blocco”. Il giudice Biondi ha posto anch’egli le proprie domande. Ha infine sottolineato come dal capo di imputazione si evinca che non di protesta violenta si stia trattando, ma di un’azione che non si è svolta nei canoni di liceità: “Lei è un sindacalista di grande esperienza – ha detto – sa qual è la differenza tra la legittima manifestazione di pensiero e una protesta non autorizzata”. “Il mio compito – ha dichiarato Aprile – era quello di far scendere l’asticella della tensione. Io ero lì per quel motivo. Sapevano tutti, anche le forze dell’ordine, che se così non fosse stato vi sarebbero stati scontri. La mia funzione era quella di far sì che non si trasformasse in un esercizio muscolare quello che doveva restare uno sforzo di carattere intellettuale”.

Polizia e carabinieri davanti all'aziendaInsomma, il sindacalista Cobas (ora in pensione) ha fornito la propria versione dei fatti. Per gli altri imputati sono stati acquisiti i verbali di interrogatorio. Sono a processo, oltre ad Aprile  Cosimo Andriulo, 40 anni, Matteo Bellucci, 25 anni, Gianfranco Calignano, 23 anni, Valerio Calignano 47 anni, Antonio Carbone, 35 anni, Aldo Cigliola, 40 anni, Pierluigi Danese, 30 anni, Daniele De Leo, 31 anni, Antonio De Vita, 40 anni, Luigi De Vita, 46 anni, Francesco Di Presa, 30 anni, Alessio Ferraro, 27 anni, Vitantonio Fiaccone, 34 anni, Vito Grassi, 62 anni, Andrea Greco, 27 anni, Carlo Greco, 50 anni, Fabrizio Guttagliere, 26 anni, Samuel Miacola, 23 anni, Carmelo Nostro, 29 anni, Mauro Nani, 37 anni, Gianluca Prudentino, 42 anni, Domenico Romano, 46 anni, Marco Sansò, 32 anni, Massimo Simmini, 41 anni, Teodoro Stano 42 anni, Stefano Sunna, 35 anni, Franco Tafuro, 45 anni, Danilo Reho, 51 anni. L’unico detenuto è Aldo Cigliola, ma per tutt’altre ragioni. Era tra i presenti in aula, oggi.

Parte civile la ditta Monteco, che attraverso il proprio legale, in aula, ha fatto emergere come Monteco fosse l’unica azienda nel mirino dei "disoccupati". Le reiterate richieste di un impiego non erano mai state rivolte ad altri. Il processo è chiuso, in sostanza. Non v’è altro da aggiungere: l’udienza di fine settembre sarà interamente dedicata alla requisitoria del pm, alle arringhe e quindi alla decisione del Tribunale, in composizione monocratica: il quesito, al di là delle ipotesi formulate, è sintetizzabile in un paio di interrogativo: i 28 disoccupati, insieme al sindacalista fecero un atto di forza? E se la risposta è sì, la loro condotta fu solo 'disubbidiente' o forse anche penalmente rilevante?

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