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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

“Aste giudiziarie, prove evidenti”: processo immediato per nove brindisini

Resta in carcere solo Luigi Patisso accusato anche di tentata estorsione. Il Riesame concede i domiciliari a Raffaele Brandi. Tre imputati sono a piede libero

BRINDISI – “Prove evidenti” per il pubblico ministero, dopo gli arresti nell’inchiesta sulle aste giudiziarie che, per questo, ha chiesto e ottenuto il processo immediato a carico di nove brindisini: Salvatore De Giorgi, Cosimo Giosa, Pasquale Marangio, Diego Fimmanò, Luigi Patisso, Giuseppe Raffaele Brandi, Pietro Pastorella, Pasquale Pastorella e Andrea Zingarello dovranno comparire dinanzi al Tribunale, in composizione collegiale il prossimo mese di novembre.

Il giudizio immediato

Francesco Carluccio-2Il decreto di giudizio immediato, saltando l’udienza preliminare, è stato firmato dal gup Valerio Fracassi, su richiesta del sostituto procuratore Francesco Carluccio (nella foto), titolare del fascicolo partendo dal contenuto delle intercettazioni, telefoniche e ambientali, e dei verbali di interrogatori di persone informate sui fatti, tra debitori esecutati e avvocati delegati dal giudice delle esecuzioni immobiliari. Qui gravi indizi, riportati nell’ordinanza di custodia cautelare notificata lo scorso luglio dagli agenti della Mobile, sono state ritenuti prove evidenti per l’esercizio dell’azione penale, a conclusione degli interrogatori e dei ricorsi dei difensori dinanzi al Tribunale del Riesame di Lecce (tenuto conto del limite temporale dei 90 giorni imposto dal codice di procedura penale).

Gli imputati

Resta in carcere solo Patisso, considerato figura di primo piano, nei cui confronti sono state contestate le accuse di tentata estorsione aggravata e turbata libertà degli incanti. E’ l’unico degli imputati destinatari di ordinanza di custodia a essersi avvalso della facoltà di non rispondere, in sede di interrogatorio di garanzia davanti al gip. Non è escluso che la difesa presenti istante per l’ammissione al rito abbreviato, strada processuale che consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena, in caso di condanna.

Ha ottenuto gli arresti domiciliari Raffaele Brandi: il Riesame, nei giorni scorsi, ha accolto il ricorso depositato dall’avvocato Mario Guagliani. L’imputato resta comunque in carcere, essendo stato condannato in via definitiva con l’accusa di associazione di stampo mafioso, a conclusione del processo scaturito dall’inchiesta Berat-Dia.

Ai domiciliari ci sono: Salvatore De Giorgi, difeso dall’avvocato Vito Epifani; Cosimo Giosa, difeso dagli avvocati Gianvito Lillo e Roberto Mazzara e Diego Fimmanò, difeso dall’avvocato Giacinto Epifani. Obbligo di presentazione alla pg per Pasquale Marangio, difeso dall’avvocato Cesare  Pronat. A piede libero: Pietro Pastorella e Pasquale Pastorella, entrambi difesi dall’avvocato Felice Angelo Grassi, e Andrea Zingarella, difeso dall’avvocato Ladislao Massari.

Le intercettazioni

Fra le conversazioni intercettate in fase di indagine, nel provvedimento di arresto il gip sottolineò la rilevanza di quella che avvenne tra Patisso e Fimmanò, nel corso della quale i due usarono il termine di “forchette” per riferirsi alla spartizione delle aste, così come sostenuto dal pm. “Sentimi un attimo, a parte le chiacchiere, io mi devo muovere per quel fatto là. Basta che facciamo un discorso a testa, che se stanno due forchette, facciamo una forchetta a testa, è peccato no? Una ciascuna esce”.

La telefonata risale al 15 aprile 2018, attorno alle 13,45. Tre giorni dopo furono arrestati dagli agenti della Mobile, in flagranza di reato Salvatore De Giorgi e Cosimo Giosa “mentre incassavano 900 euro da un debitore esecutato come anticipo di 7000 euro per assicurargli che nessun altro partecipasse all’asta giudiziaria”. Furono accusati di estorsione aggravata in concorso.

Gli arresti

Da quegli arresti, sono stati avviati nuovi accertamenti che hanno portato sotto inchiesta altri brindisini, tutti accusati di “condotte di natura estorsiva, tentate in un caso e andate a buon fine in altri, e turbativa d’asta, sino ad arrivare al blitz del 15 luglio scorso.
Stando all’accusa,  “dopo l’approccio estorsivo iniziale del duo Patisso-Fimmanò nei riguardi di De Giorgi e Giosa”, ci sarebbe stato il “raggiungimento di una sorta di accordo di non belligeranza, nel senso che tendenzialmente i due gruppi avrebbero dovuto non calpestarsi i piedi reciprocamente nella partecipazione delle aste”. Tuttavia, “con riguardo alle procedure esecutive” finite agli atti di indagine, emerge l’interessamento esclusivo di Patisso e Fimmanò” e sempre secondo l’accusa, “una sorta di imposizione a De Giorgi di non partecipare alla gara”.

 

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