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Cronaca San Vito dei Normanni

Operazione Bronx: la barbara esecuzione di un cane

La bestiola prelevata da due indagati e condotta nelle campagne, dove viene uccisa con colpi di arma da fuoco, dopo un tentativo di soffocamento con una corda. Infine la carcassa viene bruciata

BRINDISI – Prima hanno tentato di soffocarlo con una corda. Poi gli hanno sparato. Infine lo hanno bruciato. Un cane è la vittima di un episodio di una violenza inaudita ricostruito dai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni nell’ambito dell’inchiesta Bronx. I presunti responsabili dell’uccisione della bestiola sono due fra le venti persone a carico delle quali stamani (giovedì 30 gennaio) è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in regime di domiciliari per una serie di reati, fra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti, il possesso di armi, la tentata estorsione e la corruzione. A lasciar di stucco è il fatto che uno dei due sia anche il proprietario del povero animale, andato incontro a un terribile destino. 

L’episodio si sarebbe verificato il 6 gennaio 2019, nelle campagne fra San Vito dei Normanni e San Michele Salentino. I due indagati salgono a bordo di un’auto "monitorata". Gli inquirenti intercettano una conversazione in cui viene pianificato il prelevamento del cane, per condurlo in una località di campagna situata nell’agro di San Michele Salentino. Le intenzioni di uccidere l’esemplare tramite impiccagione, purtroppo, poco dopo, trovano un drammatico riscontro. 

Una volta giunti a destinazione, infatti, gli indagati scendono dalla macchina e con una corda cercano di soffocare il cane. Quest’ultimo guaisce, ma resiste. A un certo punto vengono captati alcuni colpi di arma da fuoco, seguiti dall’espressione “che brutta morte”. Poi, ancora, altri colpi di arma da fuoco. Subito dopo il cane viene bruciato, per evitare che l’eventuale ritrovamento potesse permettere di risalire al proprietario, tramite il microchip di cui era dotato l’animale. 

Dopo aver compiuto il delitto, il proprietario del cane viene invitato dall’amico a sporgere denuncia di allontanamento, in maniera tale che, in caso di ritrovamento della carcassa, nessun sospetto sarebbe ricaduto su di lui: “Così la colpa- è la considerazione captata dagli investigatori – la danno ai cacciatori”.

Per questo episodio, entrambi devono rispondere del reato di porto illegale di armi. Da quanto emerso nel corso della conferenza stampa svoltasi stamani presso il comando provinciale Carabinieri Brindisi, si sospetta che i due abbiano deciso di uccidere la bestiola poiché questa, in qualche modo, li intralciava nelle loro attività malavitose. 

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