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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Fonti "anonime" e quadro "indiziario": Cascione al Tar contro lo scioglimento

Fonti “anonime” per giungere allo scioglimento per mafia di un Comune. Un quadro “indiziario sconfessato da documenti allegati”. L’ormai ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione ha proposto ricorso al Tar del Lazio

CELLINO SAN MARCO - Fonti “anonime” per giungere allo scioglimento per mafia di un Comune. Un quadro “indiziario sconfessato da documenti allegati”. L’ormai ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione ha proposto ricorso al Tar del Lazio, competente per materia e territorio, affidando incarico agli avvocati Alessandra Cursi e Giovanni Carlo Pellegrino, per l’annullamento del decreto del presidente della Repubblica con il quale si è disposto lo scioglimento e il commissariamento del consiglio comunale deciso lo scorso aprile.

I legali hanno provveduto anche ad impugnare la deliberazione del consiglio dei ministri, le relazioni del ministero dell’Interno, del prefetto di Brindisi e della commissione di indagine del ministero dell’Interno incaricata con provvedimento prefettizio.

Secondo i legali di  Cascione “emerge come l’attività di indagine eseguita dai funzionari prefettizi e ministeriali, sul piano sostanziale sia fondata su un evidente ed ingiustificato credito tributato a malevole fonti anonime per giungere ad una descrizione delle azioni, dei comportamenti e, finanche della personalità dei protagonisti della vita politica cittadina, del tutto indimostrata, preconcetta ed irreale, fino ad ipotizzare una gestione della cosa pubblica collusa con la criminalità organizzata”.

“La falsità e l’erroneità delle circostanze evidenziate – prosegue -  sul conto del sindaco e della sua amministrazione, del tutto smentite dalle risultanze documentali prodotte unitamente al ricorso, nonché l’assoluta mancanza di un’istruttoria idonea a dimostrare la veridicità delle affermazioni contenute nei provvedimenti impugnati ne svelano la natura di mere congetture e di puro illazioni.

Sul piano tecnico giuridico, la grave decisione posta in essere si basa su un quadro meramente ‘indiziario’ e sull’asserito pericolo di una contiguità - supposta, paventata e certamente non suffragata dagli erronei richiami a fatti ed atti inconsistenti, puntualmente sconfessati per tabulas - tra gli organi dell’amministrazione politico-amministrativa con la criminalità organizzata.

Si è disposto lo scioglimento del consiglio comunale sulla base della arbitraria percezione di un eventuale pericolo che le istituzioni potessero essere compromesse, nell’assoluta carenza di quegli elementi concreti univoci e rilevanti che l’articolo 143 del decreto legislativo n. 267/00 postula debbano sussistere per l’adozione di una misura tanto grave e drammatica”.

Francesco CascioneInsomma l’istruttoria, secondo i legali “si è rivelata carente sotto più profili e le deduzioni tratte dagli elementi esposti nelle relazioni ministeriali e prefettizie costituiscono frettolose supposizioni non idonee a fondare il provvedimento in danno del consiglio comunale di Cellino San Marco e soprattutto del sindaco ricorrente il quale appare, non di rado, inopinatamente irriso dalle considerazioni riprovevoli espresse sul suo conto”.

Cascione si è detto “fiducioso nell’esito del giudizio intrapreso soprattutto al fine di restituire a Cellino San Marco la dignità calpestata da una decisione che avverte come profondamente ingiusta per sé e per i suoi concittadini”.

“Devo aggiungere – ha dichiarato -  che in questa vicenda ho avvertito la solidarietà ed il sostegno di pochi tra i miei collaboratori e dei miei alleati politici. La gran parte ha preferito defilarsi o addirittura fingere di indignarsi ed esclamare che ‘il re è nudo’. Sono convinto che anche questa vicenda si concluderà nel migliore dei modi. E sono determinato ad andare avanti per affermare la mia assoluta lontananza tanto personale, quanto nella gestione della cosa pubblica, da ambienti legati alla malavita organizzata o alla criminalità”.

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