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Cronaca

Da aggressore a vittima: sparato

BRINDISI - Il 28 agosto aveva bloccato un bus della Stp assieme al compare, e poi aggredito e picchiato un controllore per vendicare il presunto torto subito dalla fidanzata, alla quale era stata elevata una multa a bordo di un mezzo pubblico della stressa linea, ma da un altro addetto al servizio. Il 5 marzo aveva aggredito all’interno dell’ospedale Perrino l’urologo e capogruppo consiliare del Pd Salvatore Brigante, a causa di un esame diagnostico a suo dire rifiutato alla madre, sbagliando persona perché la donna non era una paziente del medico colpito al volto. Stasera è toccata a lui, Andrea Reho, 20 anni, arrestato il 3 agosto dalla Squadra mobile per i due episodi ma già a piede libero: gli hanno sparato per strada.

BRINDISI - Il 28 agosto aveva bloccato un bus della Stp assieme al compare, e poi aggredito e picchiato un controllore per vendicare il presunto torto subito dalla fidanzata, alla quale  era stata elevata una multa a bordo di un mezzo pubblico della stressa linea, ma da un altro addetto al servizio. Il 5 marzo aveva aggredito all’interno dell’ospedale Perrino l’urologo e capogruppo consiliare del Pd Salvatore Brigante, a causa di un esame diagnostico a suo dire rifiutato alla madre, sbagliando persona perché la donna non era una paziente del medico colpito al volto. Stasera è toccata a lui, Andrea Reho, 20 anni, arrestato il 3 agosto dalla Squadra mobile per i due episodi ma già a piede libero: gli hanno sparato per strada.

Ma non è grave, Andrea Reho. Un colpo di pistola lo ha centrato alla gamba sinistra in circostanze che in queste ore la polizia sta cercando di chiarire. Un fatto è certo: questa volta non c’è un errore di persone. Ce l’avevano proprio con lui. Secondo le prime ricostruzioni, il fatto sarebbe accaduto attorno alle 18,15 in piazza Galileo Ferraris al Paradiso, quartiere dove vive il nonno di Reho. Il quale invece abita al S.Elia, dove si è fatto accompagnare dopo l’agguato, e dove poi è andata a prelevarlo una equipe del 118, in ambulanza.

Il capo della Squadra mobile, Francesco Barnaba, ed altri investigatori hanno raggiunto Reho in ospedale, ma lui fa il duro e non parla: “Sono fatti miei”, ha detto ai poliziotti. Il proiettile sembra sia rimasto nella gamba, e quando sarà estratto se ne potrà stabilire il calibro e conservare  - grazie alle rigature sull’ogiva – la carta d’identità della pistola che lo ha indirizzato a bersaglio. Nel caso un giorno l’arma venga recuperata, magari assieme al proprietario.

Di Reho, considerata l’aggressività e i comportamenti, la polizia pensa di doversi occupare altre volte nei prossimi tempi. Della persona che ha sparato non si sa nulla, sul posto non sono state trovate tracce né tanto meno bossoli. Se ci sono testimoni, la Squadra mobile se li tiene ben stretti.

Andrea Reho era finito in galera – ma come si è visto, solo per poche settimane – assieme al complice Claudio Pupino di 45 anni su ordine di custodia cautelare per le due aggressioni: quella al medico (lo aveva identificato la Digos) e quella al controllore Roberto Pezzuto, di 50 anni. Per bloccare un bus, salire a bordo e picchiare un addetto ai controlli, ma anche per aggredire un medico in un reparto ospedaliero, bisogna avere pelo sullo stomaco. Da qui le fondate preoccupazioni degli investigatori sulle prospettive del soggetto.

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