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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca via Del Lavoro

Fontana di Tancredi: "Affidata al costruttore l'indagine idrogeologica"

E' stato il proprietario del terreno a curare e finanziare l’indagine idrogeologica attraverso cui la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio ha chiesto al Comune di Brindisi di verificare eventuali interferenze fra il palazzo multipiano in fase di costruzione sulla fontana di Tancredi e lo stesso bene monumentale. Per le associazioni tutto ciò è "incredibile"

BRINDISI – E’ stato il proprietario del terreno a curare e finanziare l’indagine idrogeologica attraverso cui la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio ha chiesto al Comune di Brindisi di verificare eventuali interferenze fra il palazzo multipiano in fase di costruzione sulla fontana di Tancredi e lo stesso bene monumentale. Per le associazioni che si stanno battendo per l’integrità dell’opera ( Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano – Club territoriale di Brindisi, Amici dei Musei, Wwf Brindisi, Fondazione Tonino Di Giulio, A.C.L.I. Città di Brindisi, Unesco, Soroptimist Club Brindisi), tutto ciò è “incredibile”.

La battaglia legale, dunque, va avanti. Lo scorso 7 dicembre, come già riportato in altri articoli, il network di associazioni aveva depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Brindisi affinché si accertasse “l’esistenza di reati, attivi od omissivi, connessi alla realizzazione di un palazzo multipiano a ridosso della Fontana Tancredi, nonché verifichi la legittimità della procedura autorizzativa a costruire in quell’area e degli atti connessi”.

Tale iniziativa era scaturita “dal mancato riscontro, da parte del Comune di Brindisi, alla richiesta di annullamento in autotutela del permesso a costruire, depositata dalle scriventi associazioni il 23 novembre 2015”. Poi è arrivata una nota della Soprintendenza di Lecce attraverso la quale si chiedeva al comune di effettuare l’indagine idrogeologica. Il dirigente del settore Urbanistica ha risposto con una relazione tecnica di parte realizzata proprio dalla ditta costruttrice.

Nel rilevare questa anomalia, le associazioni ripercorrono l’iter amministrativo riguardante la questione del mancato vincolo apposto sulla fontana. “Pur essendo vero che il ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) – si legge nella nota delle associazioni - ha impiegato cinque anni per emettere il provvedimento di vincolo indiretto sull'area circostante la Fontana Tancredi, si deve ricordare che le misure di salvaguardia e le prescrizioni contenute nel Codice dei beni culturali erano già immediatamente esecutive nei piani urbanistici e dovevano essere recepite dalle pubbliche amministrazioni nella fase istruttoria del rilascio del permesso di costruzione”.

“E questo – proseguono le associazioni - indipendentemente dalla sentenza del 2015 del Consiglio di Stato, il quale si era limitato a decidere che il vincolo di tutela indiretta sull’area era stato apposto dopo il rilascio della concessione edilizia e che, quindi, non era applicabile solo nei confronti del costruttore del palazzo, pur rimanendo vigente nelle aree immediatamente adiacenti”.

Secondo quanto sostenuto dalle associazioni “le prescrizioni del Codice dei Beni Culturali erano assolutamente in vigore e con queste le norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore Generale che, fra l'altro, dispongono all'art. 5 il non superamento dell'altezza di monumenti nell'autorizzare edifici a questi contigui, oltre a misure di salvaguardia”.

E poi le associazioni tornano su una questione di cui si è già parlato e che costituisce uno dei cardini dell’esposto in Procura: “il dubbio anche sulla piena proprietà del suolo da parte del costruttore”. Si tratta di un obiezione sorta “da una semplice visura presso l'Agenzia delle entrate e del territorio che ha consentito di accertare che sul terreno oggetto del permesso a costruire permarrebbe un'enfiteusi tra l'Istituto diocesano per il sostentamento del clero, in origine proprietario, e il conduttore del terreno, poiché tra gli atti pubblici depositati presso la locale conservatoria non sarebbe disponibile alcun atto di affrancamento (riscatto) degli stessi terreni.”

Inoltre “esaminando gli atti di proprietà depositati presso il Comune di Brindisi per ottenere il rilascio del titolo a costruire, si evince che il primo atto notarile del 2004 non cita alcuna enfiteusi, ma riporta unicamente una dichiarazione del venditore che sotto la propria responsabilità afferma di essere il proprietario del terreno e che questo sarebbe libero da pesi e vincoli, mentre il secondo atto notarile del 2015 fa riferimento al primo e da questo fa discendere la titolarità del diritto reale”. 

Da quanto appurato dalle associazioni, “in nessuno dei due atti, dunque, verrebbe indicata l’enfiteusi come originaria nella discendenza del diritto di proprietà, mancando qualsiasi riferimento all’affrancazione di questa per atto pubblico”.

E quindi “se permanesse il titolo di enfiteusi sul bene a favore dell’Istituto diocesano, poiché non accertata l’affrancazione per atto pubblico – insistono le associazioni - il permesso a costruire del 2010 sarebbe affetto da illegittimità insanabile e, dunque, anche il vincolo posto a tutela del bene dalla Soprintendenza sarebbe efficace”.

Se l’amministrazione comunale avesse sospeso i lavori in autotutela, sarebbe stato possibile effettuare gli accertamenti del caso. Ma così non è stato e “a questo punto la magistratura accerterà eventuali responsabilità e reati, ma l'opinione pubblica oggi sa già a chi addebitare la ‘legittimità’ – concludono le associazioni - della costruzione di un palazzo multipiano a ridosso della Fontana Tancredi, monumento di grande ed inestimabile valore”.

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