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Cronaca

I fratelli Campana ufficialmente indagati per l'agguato a Vincenzo Greco

MESAGNE – Francesco e Alessandro Campana, fratelli mesagnesi, sono stati iscritti nel registro degli indagati quali esecutori del tentativo di omicidio compiuto a Mesagne l’1 luglio scorso nei confronti di Vincenzo Greco, 35 anni, muratore nativo di San Donaci, residente a Mesagne. Sui Campana gravava il sospetto che fossero stati loro verso le 12,30 di quel giorno ad arrivare dinanzi all’abitazione di Greco, in via Virgilio, in sella ad una Yamaha di grossa cilindrata, di colore scuro, ed ha sparare su Greco che si era affacciato sull’uscio per vedere chi stava passando e ripassando a bordo della motocicletta. I poliziotti del Commissariato di Mesagne avevano acquisito diversi elementi sulla loro probabile responsabilità. Ma entrambi erano latitanti. Francesco perché condannato in via definitiva a diversi anni di carcere; Alessandro per sottrarsi alla sorveglianza speciale.

MESAGNE – Francesco e Alessandro Campana, fratelli mesagnesi, sono stati iscritti nel registro degli indagati quali esecutori del tentativo di omicidio compiuto a Mesagne l’1 luglio scorso nei confronti di Vincenzo Greco, 35 anni, muratore nativo di San Donaci, residente a Mesagne. Sui  Campana gravava il sospetto che fossero stati loro verso le 12,30 di quel giorno ad arrivare dinanzi all’abitazione di Greco, in via Virgilio, in sella ad una Yamaha di grossa cilindrata, di colore scuro, ed ha sparare su Greco che si era affacciato sull’uscio per vedere chi stava passando e ripassando a bordo della motocicletta.  I poliziotti del Commissariato di Mesagne  avevano acquisito diversi elementi sulla loro probabile responsabilità. Ma entrambi erano latitanti. Francesco perché condannato in via definitiva a diversi anni di carcere; Alessandro per sottrarsi alla sorveglianza speciale.

Alessandro Campana è stato arrestato il 27 settembre scorso in una villetta al mare, in località Bonocore, territorio di Porto Cesareo. Era con la sua nuova compagna, Antonella L., 28 anni, di Torre Santa Susanna, per la quale aveva lasciato la moglie Stefania Monte e i due figli. Non c’erano armi in casa. Però nel giardino era parcheggiata la maxi-moto utilizzata dai due che ferirono gravemente Greco. Moto intestata a un noto commerciante di Mesagne che l’aveva ceduta e non aveva provveduto al trasferimento di proprietà.  Il difensore di Alessandro Campana, avvocato Pasquale Annicchiarico, chiese al giudice Alcide Maritati la scarcerazione ma non la ottenne perché al mesagnese veniva contestata, dal sostituto procuratore antimafia Alberto Santacatterina, l’aggravante dell’appoggio esterno ad associazione mafiosa.

Qualche giorno dopo la cattura di Alessandro Campana a Mesagne si verificò un’aggressione molto strana. Un uomo, a tarda sera, si introdusse nell’abitazione di Stefania Monte, in via Puccini, in contrada Materdomini. L’aggressore le sferrò un pugno in faccia e le praticò dei tagli alle gambe con un taglierino. La donna fu molto imprecisa sull’aggressore. Probabilmente perché a picchiarla potrebbe essere stato Francesco Campana, probabilmente per il sospetto che fosse stata lei a mettere sulle tracce del marito gli investigatori. Nessun altro infatti avrebbe osato violare la casa della cognata di Francesco Campana, nella quale c’erano anche i due figli della donna e di Alessandro. Francesco Campana non è uno qualunque. Nella malavita mesagnese ha un notevole peso. E’ ritenuto un affiliato della Sacra corona, rogoliano di ferro. Ed è anche ritenuto uno dalla mano molto pesante. Contro Greco, stando alla ricostruzione fatta dai poliziotti, sarebbe stato lui a sparare, mentre il fratello guidava la Yamaha.

Ora, come si diceva, i due fratelli sono stati iscritti nel registro degli indagati perché su di loro gravano indizi di colpevolezza per il tentato omicidio di Greco, per la detenzione e il porto dell’arma utilizzata per esplodere i due colpi che raggiunsero il muratore. L’obiettivo era ammazzarlo. Si salvò dopo un lungo intervento chirurgico per l’asportazione di un pezzo di intestino esploso a causa del proiettile penetrato nella pancia.

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