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Cronaca Fasano

Il perito della famiglia: "L'auto che uccise Necci procedeva a 130 chilometri orari"

FASANO - Ultime battute del processo sulla morte di Lorenzo Necci, dell’ex amministratore delegato di Fs Lorenzo Necci, travolto il 28 maggio 2006 dall’auto guidata dal fasanese Donato Rodio, 52 anni, unico imputato per omicidio colposo. Oggi ha parlato l’ingegnere Vincenzo La Porta, nelle aule di giustizia del tribunale di Fasano, chiamato in causa dai famigliari, rappresentati dal legale Cosimo Pagliara. Il consulente di parte ha dichiarato che l’investitore viaggiava a circa 130 chilometri orari, violando quindi il limite imposto di 90 all’ora, e che sarebbe questa una delle ragioni per le quali l’impatto non è stato scongiurato. Il punto è che il tecnico, autore di una relazione minuziosa e articolata, ha ricostruito la dinamica senza mai prendere visione personalmente né dell’auto che travolse Necci, né della bicicletta sulla quale l’ex amministratore delegato di Fs viaggiava al fianco dell’onorevole Paola Balducci.

FASANO - Ultime battute del processo sulla morte di Lorenzo Necci, dell’ex amministratore delegato di Fs Lorenzo Necci, travolto il 28 maggio 2006 dall’auto guidata dal fasanese Donato Rodio, 52 anni, unico imputato per omicidio colposo. Oggi ha parlato l’ingegnere Vincenzo La Porta, nelle aule di giustizia del tribunale di Fasano, chiamato in causa dai famigliari, rappresentati dal legale Cosimo Pagliara. Il consulente di parte ha dichiarato che l’investitore viaggiava a circa 130 chilometri orari, violando quindi il limite imposto di 90 all’ora, e che sarebbe questa una delle ragioni per le quali l’impatto non è stato scongiurato. Il punto è che il tecnico, autore di una relazione minuziosa e articolata, ha ricostruito la dinamica senza mai prendere visione personalmente né dell’auto che travolse Necci, né della bicicletta sulla quale l’ex amministratore delegato di Fs viaggiava al fianco dell’onorevole Paola Balducci.

L’ingegnere ha detto ancora che la vittima, che aveva avuto problemi di cuore poco prima dell’incidente mortale, nelle sue condizioni di salute non poteva pedalare a una velocità superiore ai sette chilometri orari, contrariamente a quanto sostenuto dai consulenti della difesa interpellati dal legale Tommaso Barile. Ultimo, agghiacciante dettaglio, quello secondo cui il corpo di Necci fu sbalzato a circa 29 metri di distanza dall’impatto, e che lo scontro fu tanto violento da scaraventare in lontananza le scarpette da tennis – allacciate – che portava ai piedi prima di morire. Subito dopo ha parlato l’imputato che ha risolutamente negato di aver spinto l’acceleratore a quella velocità, sottolineando di aver visto le due bici ferme all’incrocio nei pressi di masseria San Domenico a Fasano, e di essersele trovate di fronte al mezzo all’improvviso, quando non c’era ormai più nulla da fare.

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