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Cronaca

Indigente, lontano da casa e diffidato

BRINDISI – Quando l’incarico di custode giudiziale diventa una trappola: se sei senza stipendio, se non hai un posto decente per vivere e devi contare sulla solidarietà di pochi per mangiare ed avere luce, acqua e medicine, se sei lontano da casa.

BRINDISI – Quando l’incarico di custode giudiziale diventa una trappola: se sei senza stipendio, se non hai un posto decente per vivere e devi contare sulla solidarietà di pochi per mangiare ed avere luce, acqua e medicine, se sei lontano da casa, se la tua casa è in un’altra nazione, e soprattutto se non puoi tornare dalla tua famiglia. Aggiungiamoci anche, se qualcuno ti carica di una responsabilità pressoché insostenibile: quella di vigilare sulla sicurezza del bene, in questo caso una nave, senza essere un tecnico specializzato.

E’ questa la condizione del marittimo greco, giù membro dell’equipaggio della Ionian Spirit, il traghetto fermo dal settembre 2012 nel Seno di Levante del porto di Brindisi perché da un lato sottoposto a pignoramento dall’Autorità Portuale sulla base di presunti crediti legati alle famose tabelle tariffarie per i servizi annullata poi dal Tar (paradossale, ma vero), dall’altro perché sequestrata dal giudice civile su richiesta dell’equipaggio, a tutela degli stipendi non pagati dall’armatore Agoudimos.

Il marittimo accettò l’incarico di custode giudiziale della nave sulla base di un compenso di mille euro al mese, mentre la richiesta era ben diversa, ma senza ben considerare che sarebbe stato pagato solo ad asta della Ionian Spirit aggiudicata. Nelle more, niente soldi e una vita precaria, il rischio di sfascio della sua famiglia in Grecia che non vede da un anno e per soprammercato anche un diffida da parte dell’Autorità Portuale, che pur essendo responsabile della sicurezza del porto, anche ambientale, ai sensi dell’articolo 6 della legge 84 del 1994, attraverso il presidente Iraklis Haralambidis ha formalmente intimato in qualità di creditore pignoratario al custode giudiziale di informare puntualmente l’ente di eventuali problemi tecnici di bordo. Ma non direttamente, bensì attraverso il magistrato.

Cioè il marinaio ellenico, che non parla bene neppure l’italiano ed ha competenze tecniche limitate, e non dispone di attrezzature adeguate, rischia anche di diventare il responsabile di incidenti che si dovessero verificare sulla Ionian Spirit. Insomma, Pilato si nasconde dietro le carte bollate e persino ora che il marittimo ha segnalato più volte che il livello delle acque di sentina, che ormai si stanno mescolando alle acque nere, è tale da richiedere uno svuotamento sollecito, e che la Capitaneria di Porto ha girato la segnalazione all’Autorità Portuale, nessuno è intervenuto.

Questa è la situazione. Mentre anche la condizione psicologica del marinaio greco si sta aggravando per l’impossibilità attuale di lasciare l’incarico e di tornare a casa. E’ stata interessata l’ambasciata greca di Roma, ed è paradossale anche che il connazionale che presiede l’Autorità Portuale brindisina si disinteressi del caso malgrado le promesse di interessamento, anzi ricorrendo alle diffide, mentre il marittimo riceve oggi assistenza almeno materiale solo dalla Capitaneria di Porto e dal comandante Giuseppe Minotauro, dall’impresa Bis che ha messo a disposizione il generatore (riparato e riavviato stamani) che fa funzionare i sistemi vitali di bordo per il custode e per l’altro marittimo rimasto, un montenegrino che però può tornare a casa quando vuole, e dell’agente marittimo Franco Aversa.

Sullo sfondo della vicenda, la cacciata da Brindisi delle navi greche (che almeno a Corfù, a Cefalonia e a Zante ci arrivavano) per i contenziosi sulle tariffe ritenute poi illegittime dal giudice amministrativo, perché mai approvate dal Comitato portuale, mentre proprio dell’annullamento di quelle tabelle su ricorso dell’associazione degli agenti marittimi ora si giova la concorrenza degli armatori greci, che opera nel porto senza pagare quei ticket. Infatti Haralambidis, che oggi è ripartito per uno dei suoi numerosi viaggi (rientrerà il 22 agosto), non ha mai riformulato un regolamento alternativo sottoponendolo al comitato.

Chi ci perde in tutta questa storia, visto che comunque sono stati distribuiti 700mila euro di premialità per il 2012 al personale dell’ente, mentre non è stato approvato neppure il bilancio consuntivo per quell’anno, e che ci sono i buchi nelle entrate dalla mancata riscossione dei diritti? La risposta è facile: non certo Haralambidis ed i politici locali suoi amici.

 

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