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Cronaca

La droga sbarcata con acquascooter e canoe

FRIGOLE – I trafficanti di droga le pensano tutte per trasportare i loro carichi. Come quelli con i quali hanno avuto a che fare stamani poco dopo l’alba i poliziotti della Squadra mobile di Lecce sulla costa del poligono militare di Torre Veneri, nei pressi della marina di Frigole.

FRIGOLE – I trafficanti di droga le pensano tutte per trasportare i loro carichi. Come quelli con i quali hanno avuto a che fare stamani poco dopo l’alba i poliziotti della Squadra mobile di Lecce sulla costa del poligono militare di Torre Veneri, nei pressi della marina di Frigole. Un’operazione che si è conclusa senza la cattura dei due soggetti impegnati in uno sbarco di un ingente carico di marijuana sulla spiaggia, ma che ha consentito invece il sequestro di quasi 362 chili di marijuana di produzione albanese.

E forse erano albanesi anche i due tizi che nelle prime ore del mattino si sono avvicinati alla costa pilotando ognuno un acquascooter con al rimorchio due oggetti di forma ovoidale, che al successivo esame da parte della polizia si rivelavano essere due coppie di canoe in vetroresina, saldate insieme a formare un container idrodinamico e perfettamente stagno. Al momento dell’intercettazione, gli acquascooter navigavano parallelamente alla linea di costa, ma non appena i due a bordo hanno visto i poliziotti sulla spiaggia, hanno tagliato le cime di rimorchio abbandonando i carichi di marijuana al loro destino, e fuggendo a tutto gas.

Poco dopo, i poliziotti con l’ausilio di flessibili hanno sventrato i contenitori stagni, scoprendo che erano imbotti di marijuana: al loro interno c’erano pacchi di sostanza stupefacente mentre lungo la costa, proprio in prossimità del luogo dove era avvenuto l’avvistamento, venivano rinvenuti quattro borsoni, anch’essi contenenti numerosi involucri sigillati contenenti marijuana. Peso complessivo, 361,8 chili.

Riguardo la dinamica dei fatti, resta da stabilire se gli acquascooter fossero impiegati da un’organizzazione per recuperare carichi lasciati alla deriva poco più al largo da mezzi veloci dei narcotrafficanti albanesi, secondo un sistema che responsabilizza il ricevente nel recupero e la difesa della consegna, o se si trattasse di uomini della stessa organizzazione albanese impegnata nello sbarco della marijuana.

 

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