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Cronaca Mesagne

L'uxoricida: "Vorrei un angelo custode"

BRINDISI – Si è tenuto stamani l’interrogatorio di garanzia in carcere a Brindisi per Antonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo ha ucciso la moglie, Concetta Milone, con un colpo di fucile alla schiena nella loro villa in campagna in contrada Torretta a Mesagne. L’uxoricida si è presentato agli occhi del suo difensore d’ufficio, l’avvocato Giovanna Chionna, al giudice per le indagini preliminari Paola Liaci, e al pubblico ministero Antonio Costantini, a tratti lucido e a tratti no, ma comunque tranquillo ed ha confermato la sua confessione: “L’ho uccisa perché era posseduta dal demonio”. Per lui è stata richiesta dalla difesa la perizia psichiatrica.

BRINDISISi è tenuto stamani l’interrogatorio di garanzia in carcere a Brindisi per Antonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo ha ucciso la moglie, Concetta Milone, con un colpo di fucile alla schiena nella loro villa in campagna in contrada  Torretta a Mesagne. L’uxoricida si è presentato agli occhi del suo difensore d’ufficio, l’avvocato Giovanna Chionna, al giudice per le indagini preliminari Paola Liaci, e al pubblico ministero Antonio Costantini, a tratti lucido e a tratti no, ma comunque tranquillo ed ha confermato la sua confessione: “L’ho uccisa perché era posseduta dal demonio”. Per lui è stata richiesta dalla difesa la perizia psichiatrica.

Antonio Fina, è convinto di una cosa: “Io dovevo essere curato prima perché lo so di aver commesso una cosa terribile ma lei aveva il diavolo addosso”. Una parziale lucidità prendendo atto del tragico gesto compiuto, dall’altra, la parte insana. Continua il 75enne a giustificare l’uccisione della moglie in questa maniera, parla di diavoli e contaminazioni nella sua abitazione in piazza Capri, sulla via per San Vito dei Normanni. Antonio Fina, assistito dall’ avvocato d’ufficio, Giovanna Chionna di Ceglie Messapica, ha continuato a ribadire la propria versione, la motivazione per la quale l’altra mattina ha freddato in camera da letto Concetta Milone con un colpo di fucile – detenuto legalmente dall’uomo insieme ad altre 3 armi – e poi ha vegliato accanto al cadavere per circa 12 ore.

“Il mio assistito – ha dichiarato l’avvocato Chionna – è apparso molto provato e comunque cosciente dell’insano gesto compiuto. Ho fatto richiesta per una consulenza psichiatrica. Ho richiesto anche che Antonio Fina non fosse detenuto in carcere ma in una struttura ospedaliera adibita al suo stato mentale ma il giudice ha voluto attendere l’esito della perizia”. L’uxoricida ha risposto con molta calma ed educazione alle domande poste dal giudice e dal suo difensore.

Alle domande sulle altre frasi trovate dagli investigatori scritte su fogli di carta dopo l’omicidio, l’uomo ha confermato di essere stato lui a scrivere tutto e soprattutto confermato, oltre all’atroce gesto, anche che la sua casa sia contaminata da microorganismi: una frase diceva: “Non toccate il cibo che è in casa, perché è contaminato da microorganismi”. Cosa volesse dire nel dettaglio, non è stato nemmeno capito, dal gip, dal pm  e dall’avvocato ecco perché si attende il risultato della perizia psichiatrica che farà luce sullo stato del 75enne.

“Sicuramente hanno predominato nel mio assistito i momenti di non lucidità durante l’interrogatorio – ha continuato l’avvocato – l’ho trovato molto abbattuto ma non delirante, avrei preferito che la misura alternativa da me richiesta fosse stata accettata ma per adesso aspettiamo la perizia. Lui ha concluso dicendomi: ‘Più che di un avvocato in questo momento avrei bisogno di un angelo custode’. Non resta che attendere il parere del consulte che designerà il pm”. Una persona che non ha mai fai male a nessuno Antonio Fina, e che a 75 anni, dopo una vita passata insieme a sua moglie, in un raptus di follia, lunedì mattina ha deciso di ammazzarla.

L'autopsia effettuata dal medico legale Antonio Carusi ha accertato che la vittima, la 77enne Concetta Milone, è morta sul colpo:  una fucilata sparata da circa un metro e mezzo di distanza alla schiena che le ha spappolato il cuore. La rosata non ha avuto nemmeno il tempo di aprirsi completamente diventando una scarica micidiale, peggiore di un colpo di pistola. Il resto dei pallini (calibro 10 millimetri) ha lesionato la zona toracica dorsale, i polmoni, le vertebre e l'aorta.

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