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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Morto durante la risonanza. La moglie: "Non gli chiesero se prendeva anti-ipertensivi"

BRINDISI – E’ tesa, ma non versa una sola lacrima. Riporta alla sua mente quelle ore terribili che non ha mai potuto e voluto cancellare dalla memoria. Le sue figlie, Valentina la più grande e l’altra di 12 anni, le stanno vicino, non la lasciano un solo istante. Ma Luigi era il suo compagno di vita, colui che si era messo in congedo per starle vicina, assisterla. Perché una malattia l’ha costretta da tempo sulla sedia a rotelle.

BRINDISI – E’ tesa, ma non versa una sola lacrima. Riporta alla sua mente quelle ore terribili che non ha mai potuto e voluto cancellare dalla memoria. Le sue figlie, Valentina la più grande e l’altra di 12 anni, le stanno vicino, non la lasciano un  solo istante. Ma Luigi era il suo compagno di vita, colui che si era messo in congedo per starle vicina, assisterla. Perché una malattia l’ha costretta da tempo sulla sedia a rotelle.

Giovanna  Ippati, moglie di Luigi Latino, 46 anni, finanziere in congedo morto il 24 gennaio del 2007 nella clinica privata Salus di Brindisi mentre viene sottoposto a risonanza magnetica, entra sulla sedia a rotelle nell’aula del tribunale dove è iniziata la seconda udienza del processo al medico Antonio Di Palma, anestesista della Salus, accusato di omicidio colposo, difeso dall’avvocato Massimo Manfreda. La prima udienza si era tenuta il 5 luglio scorso. Un difetto di notifica aveva costretto il giudice monocratico Cacucci a rinviare. Non la lascia un solo istante la figlia Valentina. Le tiene costantemente una mano sulla spalla destra. Ogni tanto le accarezza i capelli neri che mettono ancor più in risalto il pallore del viso. Se è tesa non lo fa vedere. Non lo deve far vedere. Lei deve essere determinata per il marito morto per un qualcosa che doveva e si poteva prevedere.

La vedova di Luigi Latino, costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Rosario Almiento, ha riportato alla memoria collettiva, in un silenzio assoluto, quei momenti terribili. “Mi chiamarono dalla clinica Salus e mi dissero che mio marito non stava bene”.  “Mi feci accompagnare in men che non si dica – ricorda stringendosi le mani – e quando arrivai alla clinica mi fecero aspettare ripetendomi che mio marito non stava bene”.

Luigi Latino, invece, era già morto. “Nessuno mi ha detto che Luigi era già morto; l’ho scoperto da me quando mi hanno introdotto in una stanza e lui era steso sul marmo”.

“Da quel momento – aggiunge Giovanna Ippati – la vita mia e della mia famiglia è cambiata totalmente. Viviamo con il denaro della reversibilità della pensione di mio marito con la quale pago il mutuo della casa. Mia figlia Valentina ha dovuto lasciare gli studi per starmi vicina. Voleva fare il medico e invece ha dovuto rinunciarci. Luigi si era messo in congedo per poter assistermi e lo faceva con tanto amore e dedizione”.

Poi la tragedia, improvvisa, imprevista. Luigi ha mal di testa frequenti. Il medico curante gli consiglia di sottoporsi a risonanza magnetica in modo da escludere che ci possa essere qualcosa di importante. Prenota alla Salus e 24 gennaio si presenta per essere sottoposto alla risonanza. Sono esami di routine. Secondo l’accusa nessuno alla Salus si preoccupa di effettuare un’anamnesi di Latino. Gli viene iniettato il liquido di contrasto e qualche minuto si sente male. “E’ stato eseguito il protocollo previsto per casi del genere – è la spiegazione fornita ai carabinieri dalla clinica privata -, ma non c’è stato nulla da fare per strapparlo alla morte”.

“Nessuno – ricorda la vedova Latino – chiese a mio marito se faceva uso di medicinali per l’ipertensione. E invece avrebbero dovuto farlo”.

Antonio Di Paola ascolta senza battere ciglia. A volte scuote leggermente il capo. Lui è il medico ritenuto responsabile della morte di Luigi Latino. “Ho fatto tante volte la risonanza magnetica – prosegue Giovanna Ippati -. L’ho fatta sia prima della morte di mio sia dopo. Ebbene, sia al Perrino sia alla Salus, prima della morte di Luigi mai mi hanno chiesto se facevo uso di anti-ipertensivi. Dopo la morte di mio marito, ogni volta che vengo sottoposta a questo esame, mi chiedono se uso questi farmaci e alla mia risposta affermativa mi dicono di non assumerli prima di fare l’esame. Mio marito prendeva farmaci contro l’ipertensione”.

La signora è molto provata.  Quando finisce di rispondere alle domande, la figlia Valentina spinge la sedia a rotelle fuori dall’aula, seguita dai familiari che si sono tutti costituiti parte civile. Non solo la figlia Valentina e la sorella più piccola, ma anche Pasquale, Giovanni, Antonio e Stefano Latino, tutti assistiti dall’avvocato Almiento.

Nel processo sono state chiamate in causa la “Radiologica Salus”, la Milano Assicurazioni e la Allianz Assicurazioni.  L’avvocato Pasquale Caracciolo difensore della Allianz, ha chiesto l’estromissione della compagnia da lui rappresentata dal processo. Il pubblico ministero d’udienza, sostituto procuratore Spina, si è opposto. L’udienza è stata aggiornata al 3 novembre. Saranno sentiti i consulenti e altri testi.

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