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Cronaca

Omicidio del Giovedì Santo, quattro indagati e un pentito teste oculare

Damiano Danilo Chirico, 46 anni, collaboratore dal 2015, lo scorso anno condannato per aver ucciso a calci un commerciante ad Ascoli: “Vidi in volto uno del gruppo”. Tra i verbali, quelli di Penna, Sandro Campana e Francesco Gravina detto il Gabibbo

LATIANO – Nell’inchiesta dell’Antimafia sull’omicidio di Francesco Di Coste, avvenuto 13 anni fa, la sera del Giovedì Santo a Latiano, ci sono altri tre indagati oltre a Vitantonio D’Errico, ritenuto l’esecutore materiale della sparatoria, e un pentito che sostiene di essere testimone oculare e che risponde al nome di Damiano Danilo Chirico. Ma quel verbale che per i pm pesa come grave indizio di colpevolezza, per il gip merita approfondimento, motivo per il quale Giuseppe D’Errico, Pasquale D’Errico, fratello e padre dell’arrestato, sono rimasti liberi al pari di Cosimo De Tommaso, indicato come affiliato alla Sacra Corona Unita.

Giuseppe D'ErricoGli indagati

I pubblici ministeri avevano chiesto l’arresto anche per Giuseppe D’Errico (nella foto accanto), fratello minore di Vitantonio, con identica accusa di essere stato esecutore materiale la sera dell’8 aprile 2001: è già accusato del tentato omicidio di Cosimo Fullone datato 6 aprile 2013, ricostruito nell’ultimo blitz della Dda, chiamato Omega, arrestato e poi scarcerato assieme a tutti i destinatari dell’ordinanza (il caso è ancora oggetto di ispezione ministeriale). Nell’omicidio Di Coste avrebbe aiutato il fratello sparando con una semiautomatica calibro 6 dall’altra parte del piazzale in cui si affacciava la sala giochi del padre della vittima, per affermare la supremazia della famiglia nella gestione del business della droga. Ma l’accusa non ha retto davanti al gip e non è escluso che i pm facciano ricorso al Riesame per chiedere la custodia in carcere. Gli stupefacenti sono ritenuti il movente anche della gambizzazione di Fullone: D'Errico avrebbe avuto in credito tra cento e duecentomila euro.

Identica richiesta era stata avanzata per il padre Pasquale D’Errico, indicato come affiliato al gruppo di stampo mafioso che avrebbe avuto interesse predominante nello spaccio di droga sulla piazza di Latiano e secondario nelle estorsioni agli imprenditori. Affiliato al gruppo della Scu, anche Cosimo Di Tommaso, legato ai D’Errico.

I verbali dei pentiti e il teste oculare

I nomi dei quattro erano già finiti sul tavolo dei sostituti procuratori Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valaori dell’Antimafia di Lecce come brindisini inseriti nel tessuto della Scu, tirati di volta in volta in ballo dai collaboratori di giustizia. La prima volta da Ercole Penna (nella foto in basso), l’ex Lino u’biondu della Scu, i cui verbali-confessione sono stati alla base del blitz Last Minute che nel 2010 decapitò o vertici del sodalizio tra Mesagne e Brindisi. Quei nomi come affiliati sono stati confermati da Francesco Gravina, alias il Gabibbo, e da Sandro Campana, fratello di Francesco indicato come il presunto capo del gruppo opposto a quello dei mesagnesi, avente come riferimento l’asse Brindisi-Tuturano.

Ercole PennaQuel che non si sapeva, per lo meno sino a due anni fa, era che i nomi dei fratelli D’Errico fossero stati accostati per la prima volta all’omicidio del Giovedì Santo a Latiano: lo ha fatto Damiano Danilo Chirico, 46 anni, originario di Francavilla Fontana, il quale ha ammesso innanzitutto di essere stato uomo del mesagnesi, per essere arrivato nella Scu con Cosimo D’Amato, poi di essere transitato “a carico di Ronzino De Nitto e ancora di Francesco Sisto”. Chiarito l’organigramma delle affiliazioni ha svelato il fatto di sangue sostenendo di essere stato “un teste oculare”, stando a quanto si legge nel verbale allegato (sia pure a stralci) nell’ordinanza di arresto: “Quella sera ero in piazza e vidi la scena. Erano  a volto coperto, ma uno no: a volto scoperto c’era Pasquale D’Errico”, ha detto ai pm. E ha aggiunto di aver riconosciuto gli altri dal modo di camminare perché “a Latiano ci conosciamo tutti”.

Il gruppo, secondo il pentito, sarebbe arrivato a bordo una Fiat Tipo, ma le dichiarazioni raccolte subito dopo l’agguato mortale portarono a cercare una Fiat Croma o una Lancia Thema. Chirico, nel frattempo, a distanza di un anno esatto dall’ingresso nel programma di protezione, è stato arrestato e condannato a 12 anni, con rito abbreviato, per l’omicidio preteritenzionale di un commerciante di Ascoli Piceno, Giovanni Albertini, colpito con un calcio che gli spappolò la milza. La lite in piazza avvenne il 18 febbraio 2016.

Vitantonio D’Errico sarà interrogato dal gip Giovanni Gallo mercoledì, nel carcere di Lecce, alla presenza del suo difensore, Giancarlo Camassa del foro di Brindisi.

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