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Cronaca Carovigno

Le analisi dei carabinieri: "Quella marijuana è fuorilegge"

Resi noti gli esiti degli accertamenti sui due quintali di Cannabis sativa sequestrata il 9 febbraio a Carovigno

CAROVIGNO - Le indagini tecniche compiute dai carabinieri  del Laboratorio analisi sostanze stupefacenti della Sezione investigazioni scientifiche di Bari, hanno certificato che il materiale vegetale costituito da infiorescenze secche della Cannabis sequestrata il 9 febbraio scorso in alcuni locali di una palazzina di Carovigno occupata da una sola famiglia, ha un principio attivo superiore allo 0,6%, equivalente ad un quantitativo totale di tetraidrocannabinolo (Thc)  pari a 2,446 chili sui 210 chili sequestrati, da cui è possibile ricavare circa 97.835 dosi medie singole droganti. Lo fanno sapere i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni.

“Con la campionatura e il responso delle analisi effettuate, è stato sancito un punto fermo riguardo all’intera vicenda. Infatti il materiale vegetale derivato dalla Cannabis che è stato sequestrato, non appartiene alla varietà destinata a scopi alimentari, da utilizzare in cosmesi, o in bioedilizia, ovvero per la fitodepurazione dei siti inquinati, pertanto è da ricomprendere sotto l’egida della disciplina giuridica del testo unico della legge sugli stupefacenti”, affermano i carabinieri.

“La marijuana essiccata rinvenuta a Carovigno, che si è cercato di accreditare come deputata ad altre finalità, rientra pertanto a pieno titolo nell’ambito degli stupefacenti, in quanto le analisi hanno dimostrato che il Thc supera il limite di 0,6% imposto dalla norma”, dicono i carabinieri.  E sottolineano che uno degli elementi su cui riflettere e che desta sicuramente una certa apprensione, riguarda la tutela della salute degli individui che fanno uso di stupefacente.

Nella circostanza del sequestro di febbraio, il giudice delle indagini preliminari, pur convalidando gli arresti di Marco e Giuseppe Vignola, padre e figlio, avvenuti al termine della perquisizione partita da un elemento acquisito di carabinieri della stazione di Mesagne, e poi condotta assieme ai militari della stazione di Carovigno, nella serata del 12 febbraio aveva disposto la remissione in libertà dei due per mancanza dei gravi indizi richiesti dalla legge per giustificare la custodia cautelare.

Il problema ruotava proprio sulla percentuale di Thc presente nella grossa partita di derivato dalla Cannabis sativa stoccata nella palazzina della famiglia Vignola. Marco Vignola, infatti, è socio di una azienda agricola autorizzata alla produzione della Cannabis sativa per gli usi consentiti dalle norme in materia, e il difensore di padre e figlio, l’avvocato Luca Marzio, aveva esibito la certificazione dell’ultimo dei controlli obbligatori previsti, che attestava un livello di principio attivo contenuto nel tetto stabilito.

Ora i carabinieri depositeranno in procura l’esito degli accertamenti condotti dal laboratorio regionale dell’Arma, il già citato Las di Bari, per l’utilizzo che il pm che segue il caso riterrà di fare. La marijuana al centro della vicenda è ancora sotto sequestro, e al momento della perquisizione era già confezionata in pacchi termosaldati destinati ai clienti dell’azienda agricola.

La posizione della difesa, che produrrà gli esiti di precedenti test

Secondo l'avvocato dei due indagati, va in via generale rimarcato che la norma non individua automaticamente un dolo nel superamento di Thc in una partita di Cannabis prodotta con le autorizzazioni previste, ma l'esclusione della possibilità di utilizzo della stessa partita. Ciò detto, annuncia l'avvocato Luca Marzio, al pm saranno consegnati gli esiti delle analisi di routine condotte nei mesi precedenti sulla stessa partita poi sequestrata il 9 febbraio scorso, e indica intanto quella effettuata nell'ottobre 2018 dal laboratori di chimica organica dell'Università del Salento, che rilevò un livello di Thc dello 0,26. Deciderà poi il giudice competente se ricorrere ad una perizia di ufficio, super partes rispetto a quella della polizia giudiziaria e della stessa difesa.

Articolo aggiornato alle ore 21 del 27 aprile 2019

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