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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Processo Cucchi, Tedesco stringe la mano a Ilaria: “Mi dispiace”

Il carabiniere di Brindisi ha voluto raggiungere la sorella del geometra romano morto sei giorni dopo essere stato arrestato: “Gli sono grata per questo gesto. Il suo racconto è stato agghiacciante”

ROMA – “Mi dispiace”. Due parole guardandola negli occhi e subito la stretta di mano a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra romano morto una settimana dopo essere stato arrestato dai carabinieri: Francesco Tedesco, il militare di Brindisi, imputato con l’accusa di omicidio preterintenzionale e, allo stesso tempo, testimone chiave nel processo su quella morte, ha voluto raggiungere la sorella che da dieci anni chiede di conoscere la verità su quella notte, subito dopo l’arresto, per avere giustizia. Era il 15 ottobre 2009.

La stretta di mano

ilaria cucchi-2La verità che dovranno essere valutata dai giudici della Corte d’Assise di Roma l’ha consegnata anche oggi Tedesco, per ultimare l’interrogatorio iniziato lo scorso 8 aprile. Appena ha terminato di rispondere alle domande, il brindisino ha detto qualche parola al suo difensore e subito dopo è passato davanti a Ilaria Cucchi, parte civile, sussurrando quel ‘mi dispiace’ catturato da chi era in aula. Giornalisti in primis. Ha teso la sua mano verso quella della donna e l’ha stretta nella sua.

E’ la prima volta dall’inizio del processo che i due sono stati faccia a faccia. “Gli sono grata almeno per questo gesto”, ha detto la sorella del geometra, al termine dell’udienza. “Mi ha detto mi dispiace”, ha confermato Ilaria Cucchi. “E’ stato un momento forte, difficile anche da raccontare perché si tratta di sensazioni personali e private”.

“Udienza dopo udienza – ha aggiunto Ilaria Cucchi – emergono dettagli sempre più agghiaccianti su quello che successe a mio fratello. Stefano è stato picchiato”.

Le ultime parole di Stefano Cucchi e il ricordo di Tedesco

Nel corso dell'udienza di oggi, l’avvocato Maria Lampitella, difensore di Raffaele D'Alessandro, uno degli altri carabinieri imputati, ha chiesto a Tedesco se ricordava cosa avesse detto Cucchi durante il pestaggio. In particolare, se ricordasse se Cucchi avesse detto:  'Io muoio, ma a te tolgono la divisa'. Tedesco ha smentito la circostanza, ma per Ilaria Cucchi questo resta un passaggio significativo: "Ringrazio Lampitella, ha ribadito che Stefano era stato picchiato e stava molto male, tanto che è morto dopo sei giorni".

Gli imputati e le accuse

Tedesco è sotto processo con l’accusa di omicidio preterintenzionale in concorso con i militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro che lui stesso ha chiamato in correità.

“Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo si sono nascosti per dieci anni dietro le mie spalle a differenza mia, non hanno mai dovuto affrontare un pm”, ha detto Tedesco, così come ha riportato l’edizione on line del quotidiano La Repubblica. “L’unico ad affrontare la situazione e ad avere delle conseguenze ero io. In tutti questi anni l’unica persona che aveva da perdere ero io, ero l’unico minacciato”, ha detto nel corso della deposizione con cui è crollato il muro di silenzio rimasto in piedi per dieci lunghissimi anni.

Tedesco e le minacce

 “Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm”, ha riferito in aula. “Subito dopo la morte di Cucchi sono stato minacciato di essere licenziato quindi allora non chiesi nulla perché avevo capito l’andazzo. Dopo il 22 ottobre 2009 mi sono trovato incastrato ed ero l’unico ad avere tutto da perdere”.

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Il racconto del pestaggio

Tedesco è anche accusato  di falso e calunnia al pari del maresciallo Roberto Mandoli. In udienza ha ricostruito in maniera chiara le fasi del pestaggio: “Dopo il primo schiaffo, Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato, è caduto a terra stordito e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato”.

Tedesco ha riferito di aver aiutato Cucchi a rialzarsi, chiedendogli come stava e lui, in maniera forse ironica, gli ha risposto: “Mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene”.

In occasione dell’udienza precedenza, il carabiniere di Brindisi aveva chiesto scusa alla famiglia Cucchi parlando al microfono riservato ai testimoni. Scuse anche agenti della polizia penitenziaria, imputati al primo processo. “Al fotosegnalamento Cucchi si è rifiutato di farsi prendere le impronte: siamo usciti dalla stanza e il battibecco con Alessio Di Bernardo è proseguito, Cucchi ha dato uno schiaffo a Di Bernardo, uno schiaffo figurativo, ridicolo. D’Alessandro ha avvisato Roberto Mandolini (maresciallo dei carabinieri imputato di falso e calunnia nel processo bis per la morte di Stefano, ndr) che non voleva fare il fotosegnalamento e lui disse di rientrare. Di Bernardo e Cucchi hanno continuato a battibeccare e il primo gli ha dato uno schiaffo abbastanza violento, poi una spinta e il giovane è caduto. D’Alessandro gli ha dato un calcio con la punta del piede”.

La relazione di servizio

Tedesco, sempre nel corso della prima deposizione, ha detto di essere andato nel panico: “Quando mi sono reso conto che era stata fatta sparire la mia annotazione di servizio, fatto che avevo denunciato, ho capito che ero solo, come se non ci fosse nulla da fare”.

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