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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Rapinavano gli automobilisti nella periferia di Lecce: due brindisini in carcere

Insieme a un terzo complice. Gli arresti compiuti dai carabinieri del capoluogo salentino, essenziale l'apporto alle indagini di un cittadino modello

Due gemelli di Tuturano e un terzo complice, di Campi Salentina, sono stati condotti in carcere dai carabinieri di Lecce nella notte tra il 26 e il 27 maggio con l'accusa di rapina aggravata. I tre devono rispondere di due diversi episodi, avvenuti nella periferia del capoluogo salentino: avrebbero rapinato due automobilisti facendosi consegnare in totale 60 euro. Per far valere le "proprie ragioni", avrebbero usato una spranga di ferro. Dopo le indagini dei militari, coordinati dal pm della Procura di Lecce, il gip Giulia Proto, con un'ordinanza di custodia cautelare, ha disposto che i tre presunti rapinatori fossero condotti in carcere. Determinante ai fini delle indagini l'intervento e la testimonianza di un cittadino leccese che ha assistito ai due episodi di cui si sta parlando. L'uomo può pacificamente essere definito un esempio di collaborazione con le forze dell'ordine, in aiuto alla giustizia. Gli arrestati sono: i gemelli Diego e Luca Colucci, nati a Brindisi 29 anni fa, di Tuturano; Gabriele Desiato, 28enne di Campi Salentina. Gli episodi sono avvenuti il 27 dicembre 2022 e il 13 gennaio 2023.

Le due rapine agli automobilisti

Il primo colpo è contestato solo a Luca Colucci e a Desiato, il secondo a tutti e tre gli indagati. Il "teatro" degli avvenimenti è una zona periferica di Lecce, nei pressi della Motorizzazione civile. E' un parcheggio frequentato da gente che cerca compagnia, non a pagamento. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 27 dicembre 2022 un ragazzo è in auto. Gli si para davanti una Fiat, bloccandone il transito. Il ragazzo viene fatto scendere dalla macchina da due aggressori e viene bloccato. Uno degli aggressori ha una spranga di ferro. La vittima, terrorizzata dalle minacce con tanto di arnese in ferro, apre il portafogli. Una banconota da 20 euro cade in macchina, l'altra - da dieci - viene consegnata agli assalitori, che chiedono altro denaro. Controllano l'interno dell'auto e, approfittandone, la vittima risale in auto e si dà alla fuga. I due assalitori erano a volto scoperto. La sera del 13 gennaio 2023 la seconda vittima è sempre in auto. Sta parlando con due uomini in una Fiat. Sopraggiunge un'altra Fiat. I guidatori si somigliano. Molto. In questo caso gli assalitori sono quattro, uno non è stato identificato. Scendono dalle auto e la scena si ripete, anche col dettaglio della spranga di ferro. Si fanno consegnare dalla vittima 50 euro e si dileguano nella notte. Il malcapitato nota che alcuni parlano con un accento brindisino, o comunque del nord Salento.

Le indagini e un cittadino perbene

Le indagini dei carabinieri prendono le mosse dalla querela presentata dal cittadino di cui si è parlato. Il 26 febbraio 2023, l'uomo è in auto. Viene affiancato da due Fiat, capisce che la situazione può degenerare e ingrana la marcia. Nel frattempo viene inseguito, le altre due vetture provano anche a mandarlo fuori strada. Alla fine, ne esce incolume. Non solo: riesce anche a memorizzare i numeri di targa. I carabinieri cominciano a indagare: le targhe corrispondono a quelle delle vetture in uso ai fratelli Colucci. Inoltre, il cittadino leccese riferisce di numerose rapine avvenute nella zona. Una è probabilmente quella del 27 dicembre: l'uomo si sarebbe avvicinato durante la rapina e uno dei due rapinatori gli avrebbe urlato: "Te ne devi andare da qui, non ti interessa ciò che facciamo. Sparisci prima che te lo tiro addosso". Il riferimento è una sorta di tronchese in ferro impugnata da uno dei rapinatori. L'uomo non assiste impotente all'accaduto, ma chiama i carabinieri e fornisce loro il numero di targa della vettura degli aggressori. E memorizza anche quello dell'auto della vittima. Assiste inoltre al secondo episodio e, alla fine, invita la vittima a denunciare. Le due vittime, ascoltate dai carabinieri, confermeranno quanto accaduto e riconosceranno negli indagati i propri aggressori. Per questo motivo i tre arrestati sono accusati di essere i responsabili di questi episodi raccontati.

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