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Cronaca

Rifiuti & Fisco: le grane di Faggiano

CATANZARO – Terza grossa grana giudiziaria da settembre scorso ad oggi per l'avvocato 52enne di Brindisi, Giovanni Faggiano. Dopo l'inchiesta di settembre in Abruzzo per giri di tangenti nel settore del trattamento dei rifiuti e termovalorizzatori; dopo quella della Procura di Napoli che gli è costato l'arresto, il 20 luglio scorso, per corruzione ed estorsione nei confronti di alcune cooperative sociali nell'ambito del ciclo dei rifiuti.

CATANZARO – Terza grossa grana giudiziaria da settembre scorso ad oggi per l'avvocato 52enne di Brindisi, Giovanni Faggiano. Dopo l'inchiesta di settembre in Abruzzo per giri di tangenti nel settore del trattamento dei rifiuti e termovalorizzatori; dopo quella della Procura di Napoli che gli è costato l'arresto, il 20 luglio scorso, per corruzione ed estorsione nei confronti di alcune cooperative sociali nell'ambito del ciclo dei rifiuti.

Il professionista brindisino è finito al centro di una nuova inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro che, insieme con la il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza – guidato dal tenente colonnello Fabio Bianco -, ha sequestrato beni per un valore di 90 milioni di euro, nell'ambito di una operazione sulla gestione dei rifiuti che ha interessato diverse regioni italiane.

Le indagini svolte dai finanzieri hanno consentito di portare alla luce un ingegnoso e consolidato meccanismo volto, dapprima, ad evadere sistematicamente l’imposizione tributaria e, successivamente, ad eludere le pretese erariali mediante la sottrazione fraudolenta delle partite attive patrimoniali della società debitrice, destinata così ad un inevitabile procedura fallimentare. Nell'ambito dell'inchiesta  è indagato l'assessore regionale all'ambiente, Francesco Pugliano.

In particolare, i sequestri coinvolgono imprenditori del settore, alcuni dei quali interessati anche nello smaltimento dei rifiuti a Napoli, alti funzionari dell'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale in Calabria e dell'assessorato all'Ambiente della stessa regione. I tre imprenditori coinvolti nelle indagini sono Stefano Gavioli, 64 anni, di Treviso; Loris Zerbin 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia) e Giovanni Faggiano, per i quali l’accusa è di aver costituito una serie di società attraverso le quali evadevano il pagamento delle imposte.

Il sistema di frode – secondo gli investigatori - è stato attuato per mezzo di alcune società appartenenti alla medesima holding industriale che, dopo essersi aggiudicate, sull’intero territorio nazionale, numerosi appalti pubblici di servizio per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, venivano “caricate” artatamente di ingenti debiti tributari. Successivamente, le stesse società venivano svuotate delle componenti attive (divenendo “bad companies”), traslandole a favore di altre società “figlie” costituite ad hoc (“good companies”), utilizzando, fraudolentemente, soprattutto gli strumenti giuridici della scissione societaria o del conferimento di ramo d’azienda, pur mantenendo eguale oggetto sociale, struttura aziendale, personale dipendente, sede sociale, nonché contratti e appalti in essere. Le “bad companies” venivano, quindi, avviate dapprima ad una procedura concorsuale di “concordato preventivo” e, poi, alla “liquidazione volontaria”, al fine di evitare un’eventuale declaratoria di “fallimento” e le connesse responsabilità per reati rientranti nella fattispecie della “bancarotta fraudolenta” e, dall’altro, di eludere il pagamento di ingentissimi debiti, soprattutto di carattere tributario.

Il collaudato meccanismo avrebbe permesso, la sistematica evasione del pagamento dei debiti tributari iscritti a ruolo che, grazie alla dolosa diminuzione delle garanzie “satisfattorie” esistenti in seno alle società debitrici, sono diventati sostanzialmente inesigibili per l’erario.

“Le risultanze dell’attività investigativa – hanno spiegato in una note le fiamme gialle - fin qui esperita, danno contezza della particolare gravità delle condotte delittuose perfezionate che, con una serie preordinata e reiterata di atti contrari alla legge, ha sottratto indebitamente alle casse dell’erario (nell’arco temporale che va dal 2003 in poi) decine di milioni di euro. Il sofisticato ed intricato sistema di frode, posto in essere da una holding societaria veneta operante nel settore dei rifiuti nell’ambito dell’intero territorio nazionale e che gestisce, tra l’altro l’impianto di smaltimento di Alli (Catanzaro), vede coinvolti il commissario in carica, un sub-commissario protempore nonché un funzionario apicale dell’ufficio del Commissario delegato per l’Emergenza rifiuti in Calabria”.

La discarica di Alli, nell’ultimo quadriennio, ha visto avvicendarsi ben tre società di capitali (“Slia s.p.a.”, “Enerambiente s.p.a.” ed “Enertech s.r.l.”) riconducibili sempre alla medesima compagine societaria, sotto la costante supervisione demandata all’ufficio commissariale. Le sottostanti trasformazioni societarie, poste in essere senza alcuna plausibile ragione commerciale e/o societaria, hanno assicurato alla subentrante il conferimento di crediti privilegiati, tra cui quelli vantati nei confronti del commissario delegato, al solo scopo di eludere fraudolentemente il pagamento dei debiti tributari già iscritti a ruolo nei confronti di “Slia s.p.a.” ed “Enerambiente s.p.a.”.

Le figure dirigenziali dell’ufficio commissariale coinvolte hanno avallato il turnover gestionale, disponendo cospicui pagamenti a favore delle società che, di volta in volta, si sono sostituite nella conduzione dell’impianto di Alli, nonostante la sussistenza di ingenti debiti tributari iscritti a ruolo a carico della società subentrata.

Nei confronti dei destinatari del provvedimento giudiziario che hanno concorso alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte è stato disposto dal competente gip di Catanzaro, Abigail Mellace, il sequestro preventivo per equivalente di crediti, beni mobili ed immobili e qualsiasi altra utilita’ nella loro disponibilità, fino alla concorrenza di oltre 90 milioni di euro.

Nell'ambito dell'inchiesta  è indagato l'assessore regionale all'ambiente, Francesco Pugliano. L’accusa per l’assessore è di aver emesso una serie di ordinanze, liquidando alla società Enertech, che gestisce la discarica di Alli, la somma di 1 milione e 642 mila euro, che ha incassato i soldi pur non avendo le competenze per la gestione della discarica. Nel mirino dell’inchiesta è finito anche l’ex sub commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria, Graziano Melandri al quale viene contestato di avere emesso 4 ordinanze con le quali ha liquidato la società Enertech 1 milione e 335 mila euro.

Anche Domenico Rechichi, funzionario dell’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale, risulta coinvolto. Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro, nel corso di una complessa ed articolata indagine coordinata dalla locale procura della repubblica, nelle persone del procuratore capo Antonio Vincenzo Lombardo e del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ha eseguito su ordine dell’autorità giudiziaria il sequestro preventivo per equivalente di beni mobili ed immobili (automezzi, società, conti correnti, terreni, edifici, imbarcazioni), per un valore complessivo superiore ai 90 milioni di euro, nei confronti di imprenditori operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti, nonché dei vertici dell’ufficio del commissario delegato per il superamento dell’emergenza dei rifiuti in Calabria e della stessa Regione Calabria, dipartimento politiche dell’ambiente.

Il provvedimento nei confronti dell’avvocato brindisino Giovanni Faggiano gli è stato notificato nel carcere di Napoli dove è detenuto per la precedente inchiesta della procura partenopea.

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