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Brigante rompe, sinistra in difficoltà

BRINDISI – Il mandato affidato da Nichi Vendola alla sinistra brindisina e al consigliere regionale Giovanni Brigante ha avuto come riscontro la pressoché immediata rottura del fronte. Domenica mattina, dopo le resistenze manifestate da quasi tutte le componenti del secondo polo del centrosinistra ad andare a tamburo battente ad un‘assemblea pubblica, per lanciare al Pd l’appello alla ricostruzione dell’unità della coalizione, gli esponenti di Sviluppo e Lavoro (Sergio Serse) e della lista locale La Puglia per Vendola (Enzo Amoruso), hanno abbandonato la riunione denunciando l’esistenza di pregiudiziali nei confronti della candidatura dello stesso Giovanni Brigante.

BRINDISI – Il mandato affidato da Nichi Vendola alla sinistra brindisina e al consigliere regionale Giovanni Brigante ha avuto come riscontro la pressoché immediata rottura del fronte. Domenica mattina, dopo le resistenze manifestate da quasi tutte le componenti del secondo polo del centrosinistra ad andare a tamburo battente ad un‘assemblea pubblica, per lanciare al Pd l’appello alla ricostruzione dell’unità della coalizione, gli esponenti di Sviluppo e Lavoro (Sergio Serse) e della lista locale La Puglia per Vendola (Enzo Amoruso), hanno abbandonato la riunione denunciando l’esistenza di pregiudiziali nei confronti della candidatura dello stesso Giovanni Brigante.

In realtà, Serse e Amoruso avevano fatto pressing per fissare a venerdì prossimo 3 febbraio la famosa assemblea, incontrando però resistenze motivate: prima concordare sino in fondo programma e progetto - la difficoltà minore, a dire il vero, vista la sintonia di tutte le parti sui problemi fondamentali -, ma anche ipotesi di candidatura unitaria (difficoltà vera), poi andare all’assemblea, hanno detto in sostanza gli altri, molto restii a farsi trascinare di corsa ad un appuntamento ravvicinato senza affrontare prima la questione della scelta del candidato, mentre sino a questo momento c’è solo Brigante. Deciso sino in fondo ad affermarsi come sfidante del candidato di Udc e Pd, Mimmo Consales, dopo che il Pd avrà respinto per l’ennesima volta l’appello a ricostruire le relazioni a sinistra riaprendo però anche il discorso della persona che dovrà sfidare il centrodestra.

Quindi dal blocco si è staccato il primo pezzo. Tutto il resto, vale a dire IdV, Sel, Brindisi Bene Comune, Rifondazione, Verdi, si rivedrà la sera di mercoledì 1 febbraio per valutare la situazione e assumere le decisioni del caso. Gran parte di queste formazioni sono convinte che occorra trovare un nome che sia capace di convincere anche quei settori della società cittadina che non appoggerebbero Giovanni Brigante, e sono pronte ad andare alle elezioni anche senza il consigliere regionale, se lo stesso Brigante non tornerà al tavolo comune. Quindi il centro sinistra potrebbe avere tre candidati, dividendo le forze. Bisogna anche capire però che ciò è esattamente ciò che voleva l’Udc: il discorso di Ciro Argese contro “estremisti e inconcludenti” ha scavato un solco profondo.

Del resto, un fronte da Brigante al notaio Errico, faceva molta paura alla coalizione Udc - Pd, ma  la minaccia per l’allargamento del cosiddetto Laboratorio sembra si stia autoeliminando. Rischia infatti anche Sel: una buona parte del partito di Vendola nel Brindisino non è affatto disposta a sostenere Mimmo Consales solo per agevolare a Taranto l’unità tra Sel e Pd sulla riconferma di Ippazio Stefàno. Dicono quelli di Brindisi Bene Comune: “Noi, l’IdV, Rifondazione e Verdi siamo pronti anche a tentare da soli”, preferendo appellarsi ai movimenti della società civile piuttosto che andare verso l’Udc e Massimo Ferrarese. Adesso resta da vedere anche quali segnali emergeranno proprio dalle espressioni di alcuni settori della società civile: martedì sera all’Internazionale di raduna il cartello coordinato dall’avvocato Roberto Fusco. C’è attesa.

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