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Il balsamo-Renzi per un Pd annichilito

BRINDISI – Arriva in casa di Nichi Vendola, e non lo nomina neppure una volta (almeno nell’incontro di Brindisi, una vera e propria convention). Ha disertato l’assemblea nazionale del Pd per questo giro nella regione amministrata da uno dei suoi due grandi avversari delle primarie (inoltre anche collegio elettorale di Massimo D’Alema), battendo il territorio nemico come un novello Annibale, ma mostrando le insegne del suo partito, che giura che non lascerà neppure se proveranno a buttarlo fuori. E qualcuno vorrebbe farlo, eccome. Matteo Renzi sprigiona tutte le sue energie catalizzatrici: quanto saranno potenti, si vedrà. Il pubblico di Brindisi era eterogeneo in tutti i sensi, ma Renzi non è Grillo e non è l’antipolitica.

BRINDISI – Arriva in casa di Nichi Vendola, e non lo nomina neppure una volta (almeno nell’incontro di Brindisi, una vera e propria convention). Ha disertato l’assemblea nazionale del Pd per questo giro nella regione amministrata da uno dei suoi due grandi avversari delle primarie (inoltre anche collegio elettorale di Massimo D’Alema), battendo il territorio nemico come un novello Annibale, ma mostrando le insegne del suo partito, che giura che non lascerà neppure se proveranno a buttarlo fuori. E qualcuno vorrebbe farlo, eccome. Matteo Renzi sprigiona tutte le sue energie catalizzatrici: quanto saranno potenti, si vedrà. Il pubblico di Brindisi era eterogeneo in tutti i sensi, ma Renzi non è Grillo e non è l’antipolitica.

In molti saliranno o tenteranno di salire sul suo carro. E guardando il parterre dell’Andromeda non è che gli innovatori siano poi tanti, tra i volti noti. Certo, la differenza non la faranno loro. C’è Maurizio Bruno, assessore provinciale ancora sino al 22 ottobre salvo ripensamenti del dimissionario Massimo Ferrarese, e ci si chiede, e si riflette, su come si possa passare in così breve tempo dalla monocrazia dell’ex presidente di Confindustria Brindisi che ha squagliato anche la pattuglia del Pd in giunta, a Renzi. C’è Francesco Renna, che con la sinistra non si capisce cosa c’entri. Ma ognuno è padrone di cambiare idea come crede. E c’è Rosy Barretta che aveva creduto anche in altri “innovatori” come Francesco Rutelli.

Non c’è il Pd ufficiale, e non c’è nemmeno il sindaco Mimmo Consales. Una volta si usava ricevere l’amico  (compagno sarebbe una parola grossa, di questi tempi) di partito anche se suonava uno strumento diverso dal tuo, e c’erano i doveri di rappresentanza di un segretario di federazione o di un collega sindaco. Oggi prevale l’antagonismo esasperato che non proviene né dalla scuola del Pci, né da quella della Dc o del Psi. Pezzi di cultura e tradizione politica che non andrebbero rottamati. Altrimenti si genera solo fuoco amico, e questo non serve mai.

Questa barriera, alla convention di Renzi a Brindisi, l’hanno invece agevolmente superata tanti altri: il capogruppo consiliare al Comune, Salvatore Brigante, e il segretario cittadino Antonio Elefante (e molti elettori e militanti, a ben vedere tra il pubblico). Poi – come scrive la collega nel servizio sul passaggio di Renzi a Brindisi – le scelte sono un’altra cosa. Ma ascoltare non fa mai male. Soprattutto dopo quasi tre anni di solfa sul “laboratorio Brindisi” abbandonato in tutta fretta dal suo principale attore, che se ne è andato senza neppure spegnere le luci, senza un confronto con gli alleati di cui si sia a conoscenza o di cui siano a conoscenza gli iscritti e gli elettori del Pd.

L'abbandono della barca mezza piena d’acqua da parte di Massimo Ferrarese – ci sarà tempo per fare i bilanci – non ha trovato ancora una parola di valutazione, di critica, un giudizio ufficiale da parte del Pd mentre i centristi di Ferrarese hanno sprecato tonnellate di candelotti fumogeni per coprirne la ritirata (con una dialettica ed uno stile sorprendentemente uniformi), e il centrodestra lo ha come sempre colpito senza risparmio, ma sparando ovviamente pure sul centrosinistra. Si dice anche che i centristi – sono informazioni non ufficiali – abbiano cercato di impedire a tutti i costi la discussione in consiglio provinciale prima della burrascosa seduta del 5 ottobre, adombrando in caso contrario la possibilità di grane per la giunta Consales  al Comune capoluogo. Se sia vero, è tutto da verificare.

Ma in un clima simile è chiaro che in molti vanno a sentirsi Matteo Renzi. Il Pd avrebbe dovuto rapidamente fare il punto sul fallimento del “laboratorio”, che avrebbe funzionato solo a condizione di non diventare il palcoscenico di un solo uomo bensì una reale esperienza di confronto tra alleati su nuovi modelli di amministrazione e di sviluppo. Ferrarese ora ha lasciato il Pd con il cerino in mano, anzi con molti cerini accesi, per andare a continuare altrove la propria esperienza politica, gettando nel contempo strame sugli alleati per la faccenda dei tagli alle province. Un uomo-spot assecondato sino all’ultimo istante.

Questo annichilimento dei riflessi del Pd di fronte alla fine dell’esperienza-Ferrarese potrà causare danni a Brindisi alla causa del segretario nazionale Pierluigi Bersani, che non solo ha compiuto una scelta coraggiosa, quella di assumersi la corresponsabilità dell’azione politica di risanamento finanziario  attuata dal governo Monti, ma anche quella di attuare un’ apertura ed una per ora saggia mediazione sul percorso verso le primarie? Chissà. Fino a quando il partito – si intende base ed elettorato – non avranno altre occasioni per ritrovarsi in un’atmosfera positiva che nelle convention di Matteo Renzi, tutto è possibile.

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