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Per far cessare la guerra di Ostetricia non basta aspettare il nuovo ospedale

OSTUNI – La vicenda del programmato trasferimento dei reparti di Ostetricia e Pediatria da Ostuni a Fasano sta determinando un forte malessere non solo all’interno del personale sanitario coinvolto, ma anche nella comunità ostunese. L’assessore Fabiano Amati, di Fasano (città natale anche del direttore sanitario della Asl Br 1, Emanuele Vinci), ha detto a BrindisiReport.it che non si lascerà trascinare in alcuna polemica sulla vicenda, ed implicitamente respinge il sospetto che dietro questa scelta vi possa essere stata una forma di lobbying da parte sua.

OSTUNI – La vicenda del programmato trasferimento dei reparti di Ostetricia e Pediatria da Ostuni a Fasano sta determinando un forte malessere non solo all’interno del personale sanitario coinvolto, ma anche nella comunità ostunese. L’assessore Fabiano Amati, di Fasano (città natale anche del direttore sanitario della Asl Br 1, Emanuele Vinci), ha detto a BrindisiReport.it che non si lascerà trascinare in alcuna polemica sulla vicenda, ed implicitamente respinge il sospetto che dietro questa scelta vi possa essere stata una forma di lobbying da parte sua.

Amati ha rilanciato, in alternativa a una querelle che egli definisce campanilistica e sterile, perché rischia di far chiudere due ospedali, l’obiettivo dell’ospedale per la zona nord della provincia, che comprenda oltre a Ostuni e Fasano, anche Cisternino, e sia al servizio non solo delle popolazioni residenti (di poco inferiori ai 100mila abitanti) ma anche delle rilevanti presenze turistiche che interessano il bacino in estate.

Ma questo obiettivo può essere perseguito solo se la programmazione sanitaria regionale lo riterrà compatibile, e questo giudizio non si fonda sulle pressioni che possono arrivare dalle istituzioni e dalla società dei tre centri interessati. Nel frattempo cosa accade? Che si rovescia paradossalmente una situazione che aveva invece mobilitato l’opinione pubblica di Fasano ai tempi del Piano sanitario regionale dell’allora governatore Raffaele Fitto, che prevedeva la chiusura dei reparti di Ostetricia di Fasano e Terlizzi, e il trasferimento a Monopoli.

All’epoca il grido di battaglia fu: “I fasanesi si rifiutano di nascere a Monopoli”. Adesso si vuole che gli ostunesi nascano a Fasano senza spiegare loro perché, mentre la dura e assurda legge delle sovrapposizioni di indirizzi e programmazioni vede lo stesso ospedale di Ostuni in piena fase di crescita strutturale con l’aggiunta di una nuova ala. Soldi buttati mentre si dovrebbe far lievitare il progetto dell’ospedale nord, e mentre – comunque – Ostetricia e Pediatria se ne vanno a Fasano complicando la vita delle popolazioni residenti? E perché, allora, visto che la soluzione di tutti i mali è il nuovo ospedale di zona, non si lascia nel frattempo tutto come sta, evitando tensioni sociali e politiche, e dando un senso alle spese di ristrutturazione e ammodernamento già deliberate o in corso?

Anche se la decisione operativa di costruire il nuovo ospedale per il triangolo Fasano-Ostuni-Cisternino fosse presa domani, quanti anni ci vorrebbero per realizzarlo? E nel frattempo perché le donne di Ostuni e Carovigno devono partorire a Fasano? Purtroppo l’idea di creare 8 ospedali in una provincia di soli 20 comuni appartiene non alla logica di una sanità efficiente ma a quella delle politiche della vecchia Dc. Non ce ne si può liberare solo muovendo una pedina da una parte all’altra di questa rete assurda di unità ospedaliere nata all’ombra delle clientele. Ci vogliono idee chiare, un percorso con tappe precise. Altrimenti le polemiche e i sospetti sono inevitabili.

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