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Lunedì, 29 Aprile 2024
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L'intervista: "Coniugare diritto all'informazione e presunzione d'innocenza"

Le parole del procuratore della Repubblica di Brindisi Antonio De Donno dopo l'approvazione dell'emendamento Costa. Sarà vietata la pubblicazione di stralci o estratti delle ordinanze di custodia cautelare

BRINDISI - Per alcuni è una norma di civiltà a tutela degli indagati, altri l'hanno battezzata senza tanti complimenti "legge bavaglio". L'argomento è l'emendamento Costa che, una volta entrato in vigore, limiterà la pubblicazione di stralci o estratti di un'ordinanza di custodia cautelare da parte della stampa. Una prima lettura della legge evidenzia come una pubblicazione per riassunto dell'ordinanza non sia vietata. Dopotutto si parla di provvedimenti che limitano la libertà personale di un indagato.

BrindisiReport ha intervistato il procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno, per cercare di capire le implicazioni di questo emendamento, firmato dal deputato di Azione Enrico Costa. Il procuratore non entra nel merito dell'azione del legislatore, ma evidenzia come due diritti, quello all'informazione e quello relativo alla presunzione d'innocenza e alle tutele di un indagato, debbano conciliarsi. Tramite le parole del dottor De Donno il lettore può farsi un'idea intorno al dibattito che è scaturito dall'approvazione alla Camera dell'emendamento.

Cosa cambia con questo emendamento?

"Intanto aspettiamo che diventi definitivo. Comunque, cambia questo, in sostanza: non si potrebbero diffondere tramite stampa stralci integrali dei provvedimenti che dispongono misure custodiali se non nel momento in cui termina l'indagine preliminare o l'udienza preliminare, a seconda dei casi".

Quindi qual è l'obiettivo del legislatore?

"Quello di assicurare che lo stralcio integrale venga pubblicato solo nel momento in cui ci sia stata la verifica integrale dell'azione criminosa o dopo un primo contradditorio che si svolge durante l'udienza preliminare".

Chi condivide questo emendamento spiega che, per la libertà di stampa, non cambia nulla.

"Io sottolineo un elemento, secondo me ampiamente favorevole: il riconoscimento normativo, che non era scontato, della pubblicazione di stalci integrali dei provvedimenti che dispongono la custodia cautelare, sia pure al termine delle indagini preliminari. La norma non interviene di fatto sull'informazione: una sintesi può essere pubblicata. Ciò che si obietta a questo costrutto nuovo è che la pubblicazione di stralci, anche prima della conclusione delle indagini preliminari, rientra nel diritto/dovere di informazione, cioè un cittadino deve sapere perché qualcuno è stato arrestato. Perché non consentire sin da subito una verifica dell'opinione pubblica su come è stata esercitata l'attività giudiziaria? Questa è l'obiezione di fondo che viene mossa. Ci sono due ragioni diverse. Si ricerca un equilibrio tra diritto di informazione e cautele nei confronti degli indagati".

In base alla sua esperienza, il riassunto di atti complessi non nasconde dei rischi?

"Certo, questo è chiaro. Il riassunto può prestarsi a un equivico interpretativo. Possono essere riportare erroneamente parti di ordinanza. Con la trasposizione letterale è logico che si riportino correttamente gli atti".

Nel settembre 2022 la Procura di Brindisi consentì ai giornalisti di accedere ad alcuni atti giudiziari, ovviamente non coperti da segreto. In particolare, le ordinanze. Potrà cambiare qualocosa?

"Certamente cambierà qualcosa. Bisognerà, come ho detto, leggere la legge approvata e poi, in caso, bisognerà aspettare il termine delle indagini preliminari o dell'udienza di preliminare. Per non generare il sospetto che si sia voluto forzare il dettato normativo".

In base al codice, quali atti sono segreti? 

"In linea strettamente generale, gli atti delle indagini preliminari sono segreti sino al momento in cui la persona indagata ne sia venuta a conoscenza. Questo avviene in rari casi durante le indagini preliminari. Accade principalmente quando viene emesso un provvedimento di custodia cautelare. L'interessato ha il diritto di conoscere gli atti per potersi difendere. E' per questo che a Brindisi abbiamo legato l'ostensione dell'atto cautelare nel momento in cui questo viene depositato a favore dell'indagato e del difensore, perché in quel momento viene meno la riservatezza".

Si è accennato, senza nominarla, alla riforma Cartabia. Ora c'è questo emendamento. Non c'è il rischio che venga leso il diritto di cronaca?

"Ripeto: io voglio dare la possibilità al cittadino di formarsi un'opinione. Ci muoviamo in un ambito di interessi contrapposti. Il primo è il diritto alla conoscenza, il fatto che sia avvenuto un arresto implica il diritto dell'opinione pubblica di conoscerne le motivazioni. Ma c'è anche l'interesse dell'indagato di non finire nella 'gogna mediatica', come si usa dire, prima ancora che si sia accertato integralmente il suo apporto alla commissione del reato o prima ancora che possa magari dimostrare la propria innocenza. C'è il rischio che la notizia dell'arresto e gli stralci dell'accusa rimangano nella memoria collettiva e la difesa, in seguito, non abbia la stessa risonanza mediatica. Si sta cercando di comporre questi interessi contrapposti".

I cronisti sanno che dopo la riforma Cartabia "qualcosa" è cambiato (come riassunto in questo articolo). Vale anche per le procure?

"Il fatto reato in sé può essere sempre raccontato. La legge Cartabia riguarda la sola presunzione d'innocenza, qualora venga individuato l'autore del reato. Questa legge si limita a rafforzare alcuni criteri, tra i quali l'interesse pubblico di ciò di cui si sta parlando. Non tutte le indagini sono di interesse pubblico. Inoltre possono colpire interessi particolari, magari di persone fragili. Certo, qualche condizionamento c'è stato, ma non credo che il diritto di informazione sia stato colpito".

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