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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Oria

Irreperibile dal 2021: finisce la latitanza di un presunto reggente della Scu

Il 46enne Fabrizio Russo arrestato la scorsa notte in un'abitazione di Oria, dove era considerato il referente di una frangia malavitosa. E’ destinatario di cinque misure cautelari, anche per traffico internazionale di stupefacenti e tentata estorsione

ORIA – In una palazzina nella zona delle cosiddette case popolari di Oria si è interrotta la latitanza del 46enne Fabrizio Russo, soprannominato "Pissichicchio", ritenuto il reggente di un gruppo criminale riconducibile alla frangia mesagnese della Sacra Corona Unita, operante a Oria. Originario di Monopoli, Russo era irreperibile dal gennaio 2021. Nel febbraio 2022 è stato emesso un decreto di latitanza a suo carico. E’ destinatario di cinque misure cautelari per i reati di traffico internazionale di stupefacenti, ricettazione, estorsione, porto abusivo di armi, nonché associazione per delinquere di stampo mafioso. Il 46enne è stato rintracciato la scorsa notte (mercoledì 6 dicembre) in un'abitazione in via Marco Pacuvio. L’operazione è stata coordinata dalla Dia di Lecce. Hanno preso parte al blitz anche i carabinieri della locale stazione e la Polizia di Stato.

L’ultimo arresto di Russo risale a ottobre 2020, quando fu ammanettato insieme ad altri sette soggetti nell’ambito di un blitz dei carabinieri di Oria. Poco dopo fu scarcerato dal gip. Il pm fece ricorso davanti al riesame e nel gennaio 2021 ottenne il ripristino della misura cautelare in carcere. L’oritano, però, non fu rintracciato. Da allora si sono perse le sue tracce. 

Il blitz nel 2022

Nel gennaio 2022, già irreperibile da un anno, Russo è stato fra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta antimafia su un presunto traffico di stupefacenti, perlopiù cocaina ed eroina. La droga dall'Olanda e dalla Turchia transitava, attraverso autobus e camion, a Oria per poi venire smistata in tutta la Puglia e in provincia di Reggio Calabria. I reati ipotizzati, a vario titolo, nei confronti degli allora 37 soggetti coinvolti nelle indagini erano quelli di: traffico internazionale di stupefacenti, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto in luogo pubblico di armi comuni e armi da guerra, danneggiamento, violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale e autoriciclaggio.

La tentata estorsione

Russo risponde anche del reato di tentata estorsione nei confronti di Pierluigi Chionna, al culmine di una serie di frazioni sulla spartizione dei proventi di attività illecite, per una somma oscillante fra i 25mila e i 60mila euro. E’ coinvolto in quell’episodio, avvenuto nel 2019, anche "Cinque lire", al secolo Giovanni Donatiello, personaggio di spicco della Scu che all’epoca era uscito da poco dal carcere. Donatiello lo scorso settembre è stato condannato a cinque anni di reclusione per quel tentativo di estorsione che sarebbe stato compiuto materialmente da Russo. Questi, secondo l’accusa, avrebbe minacciato Chionna con una pistola. Ma secondo il gip non è stata provata la presenza dell’arma. Lo stesso Chionna ne frattempo è diventato un collaboratore di giustizia. 

La posizione di Russo nel processo scaturito da questa inchiesta era stata congelata in virtù della riforma Cartabia. Il procedimento a suo carico ora si può riaprire. Va ricordato che nel maggio 2016 l’oritano fu arrestato a Barcellona, dove si era rifugiato per sfuggire a un arresto disposto nell’aprile 2015, sempre su ordinanza di custodia cautelare. Il 46enne è difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico. 
 

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