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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Tentata estorsione aggravata: Donatiello condannato a cinque anni

Il 62enne mesagnese, storico esponente della Scu, avrebbe preteso la "spartenza" da un oritano, Pierluigi Chionna, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia

BRINDISI - Giovanni Donatiello, 62enne mesagnese e volto noto della Sacra Corona, è stato condannato a cinque anni di reclusione e 2.500 euro di multa. Era accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso: avrebbe preteso una cifra che oscilla tra i 25 mila e i 60 mila euro da Pierluigi Chionna (44 anni, di Francavilla Fontana, residente a Oria, condannato a 18 anni di reclusione, per altri reati, nel processo collegato che si è svolto con rito abbreviato). Tale cifra era ritenuta una "spartenza", ovvero una parte degli introiti illeciti di un consistente traffico di droga. "Cinque lire", al secolo Giovanni Donatiello (difeso dagli avvocati Marcello Falcone e Dario Budano) era rimasto coinvolto, nel gennaio 2022, in un blitz eseguito dai militari della Guardia di Finanza di Brindisi.

La condanna con rito abbreviato

La condanna è stata emessa ieri, mercoledì 13 settembre 2023, nel processo celebrato con rito abbreviato (che prevede lo "sconto" di un terzo della pena in caso di condanna). La pm della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Lecce che ha condotto le indagini, Giovanna Cannarile, aveva chiesto una condanna pari a sei anni di reclusione e 9 mila euro di multa. Le motivazioni della sentenza emessa dal collegio del Tribunale di Brindisi (presidente Maurizio Saso, a latere Ambrogio Colombo e Leonardo Convertini) saranno rese note in 90 giorni. All'inizio per Donatiello era stato escluso il rito abbreviato ma, come si vedrà in seguito, alla fine i legali del mesagnese hanno fatto valere le proprie ragioni.

Un oritano collabora con la giustizia

Nel frattempo, la vittima di tale tentata estorsione, Pierluigi Chionna (assistito dall'avvocato Giancarlo Vaglio del Foro di Lecce), ha avviato dal luglio scorso un percorso di collaborazione con la giustizia. Proprio a luglio si era tenuta un'udienza di questo processo in cui Chionna aveva deposto. Sempre ieri, in un altro procedimento che vedeva l'oritano tra i convolti, questa volta in corte d'appello a Lecce, il procuratore generale in udienza ha prodotto un verbale che attesta il programma provvisorio di protezione a carico dello stesso Chionna, che si trova ovviamente in una località protetta. A Lecce ieri si stava discutendo l'appello relativo all'operazione "Cupola". In primo grado - rito abbreviato - l'oritano era stato condannato a otto anni di reclusione.

Un traffico di droga "appetibile"

Tornando a Donatiello, occorre ricordare che le indagini riguardavano un presunto traffico di stupefacenti, perlopiù cocaina ed eroina. La droga dall'Olanda e dalla Turchia transitava, attraverso autobus e camion, a Oria per poi venire smistata in tutta la Puglia e in provincia di Reggio Calabria. E qui, primavera 2019, sarebbe entrato in gioco Donatiello, appena uscito dal carcere. "Cinque lire", per il tramite del presunto reggente del gruppo mafioso operante a Oria, avrebbe preteso da chi quel giro lo avrebbe gestito, Chionna giustappunto, la "spartenza". Altro dettaglio: il presunto reggente ha un nome e cognome, quello di Fabrizio Russo, 46enne nato a Monopoli (Bari), ma residente ufficialmente a Oria, difeso dall'avvocato Alexia Pinto del Foro di Lecce.

E un altro oritano è latitante

Ovviamente le richieste in quel mondo vanno per modi spicci: leggasi intimidazione derivante dal vincolo mafioso, più persone a "perorare la causa" e uso di armi, anche puntate alla testa, avevano ricostruito gli inquirenti (ma il gip non aveva ritenuto provato l'utilizzo dell'arma). Ci sarebbero stati diversi incontri presso distributori di carburante. Chionna non avrebbe accettato le richieste e avrebbe chiesto protezione prima ai calabresi, poi a un altro gruppo, quello di Manduria. Intanto, all'epoca del blitz, l'altro oritano citato, Russo, era irreperibile. La sua posizione processuale è attualmente "congelata" in virtù della riforma Cartabia: non è provato che Russo sia a conoscenza dell'ordinanza di custodia cautelare, né del procedimento in corso. Tra l'altro, Russo nel febbraio 2022 è diventato ufficialmente latitante.

L'iter processuale di Donatiello

Infine, è utile ripercorrere brevemente l'iter del processo arrivato a sentenza ieri. Davanti al gup del Tribunale di Lecce, dove si era svolta l'udienza preliminare relativa a questo procedimento, era stata avanzata dai legali di "Cinque lire" la richiesta di rito abbreviato, condizionata all'acquisizione di una consulenza tecnica trascrittiva di parte relativa ad alcune intercettazioni e condizionata inoltre a una perizia della stessa. Ma il gup Alessandra Sermarini aveva rigettato la richiesta. Alcuni imputati erano stati rinviati dunque a giudizio. Ma, il 22 marzo scorso, il Tribunale di Brindisi ha accolto le richieste degli avvocati Falcone e Budano e ha disposto il rito abbreviato nei confronti di Donatiello. Il primo grado si è concluso con la sentenza di condanna a carico del mesagnese, ritenuto storico esponente della Scu.

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