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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Imprenditori uccisi: macabri dettagli in aula. Cosimo Morleo: "Non volevo il monopolio"

Nuova udienza del processo sugli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada. Esaminate le consulenti che hanno effettuato la perizia sui resti di Cairo, recuperati da un pozzo

BRINDISI – Anche la calotta cranica fu tagliata. Macabri dettagli sulla distruzione e sull’occultamento del cadavere di Salvatore Cairo sono emersi stamattina (martedì 16 aprile) nell’aula Metrangolo del tribunale di Brindisi. La nuova udienza del processo a carico dei fratelli Enrico e Cosimo Morleo è stata in gran parte dedicata all’esame delle professioniste che hanno effettuato la perizia sui resti trovati in fondo a un pozzo nelle campagne di Brindisi, in occasione del sopralluogo effettuato il 20 dicembre 2023. Si tratta della genetista Giacoma Mongelli e del medico legale Liliana innamorato.

Le due consulenti hanno deposto davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Maurizio Saso (a latere Adriano Zullo). Gli imputati, assistiti dagli avvocati Luca Leoci, Elvia Belmonte e Giacinto Epifani, erano collegati in videoconferenza, dalle case circondariali in cui sono detenuti. Presenti la moglie e una sorella di Cairo, oltre alla moglie, i figli e il fratello di Sergio Spada. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Giuseppe Guastella, Vincenzo Farina, Maurizio Scardia, Karin Pantaleo, Emanuela Sborgia e Oreste Nastari.

Gli avvocati difensori

Le accuse e le indagini

I due imprenditori sono stati uccisi rispettivamente il 6 maggio 2000 e il 20 novembre 2001. Secondo l’accusa sostenuta dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, l’esecutore materiale di entrambi i delitti sarebbe Enrico Morleo, mentre Cosimo avrebbe agito nel ruolo di mandante. Ai due viene contestata anche l’aggravante del metodo mafioso. La svolta nelle indagini è arrivata dopo più di venti anni, grazie alle rivelazioni del collaboratorre di giustizia Massimiliano Morleo, fratello degli imputati, e alla testimonianza di un ex dipendente della ditta di Cosimo Morleo che assistette alla distruzione del cadavere di Cairo. Di grande peso anche le intercettazioni effettuate dalla Squadra Mobile di Brindisi nell'abitazione di Enrico Morleo, dove sono stati captati numerosi dialoghi con la moglie. 

Il pm Milto Stefano De Nozza-2

Lo scorso 20 dicembre fu proprio Enrico Morleo ad accompagnare la corte presso la masseria abbandonata in cui occultò quel che restava delle spoglie di Cairo, dopo averle fatte a pezzi con una motosega e bruciate all'interno di un bidone. L’imputato ha confessato la distruzione e l’occultamento di cadavere ma ha negato di essere lui l’autore dell’omicidio. Morleo ha infatti sostenuto di aver ritrovato il corpo privo di vita in un deposito di legna all'epoca gestito dal fratello Cosimo, nei pressi della zona industriale di Brindisi. Enrico afferma di non conoscere l’identità dell’omicida e ha sollevato Cosimo da ogni coinvolgimento. Entrambi gli imputati si professano del tutto estranei rispetto all’omicidio di Sergio Spada, ucciso con un colpo di pistola alla nuca, dopo essere stato sequestrato mentre rientrava presso la sua abitazione, al rione Casale.

La perizia sui frammenti ossei

La perizia depositata dalle consulenti aveva già attestato che i frammenti di ossa e le porzioni di tessuto (camicia, jeans, cintura di cuoio e scarpe) rinvenuti lo scorso dicembre appartenevano a Salvatore Cairo. Il confronto fra il Dna estratto dai reperti e quello prelevato da un fratello e da una sorella dell’imprenditore, non lascia dubbi. “Si sono ottenuti – afferma Giacoma Mongelli - risultati eccellenti".

Liliana Innamorato ha rilevato lesioni nette da strumento atto a tagliare sull’omero destro, sulla clavicola, sulla diafisi dell’osso lungo e sulla parte anteriore della calotta cranica, di cui sono stati repertati sette frammenti, quattro dei quali combaciano fra di loro. Su alcuni frammenti erano presenti anche segni di bruciatura. Oltre alla decapitazione, insomma, Enrico Morleo avrebbe agito con la motosega anche sulla testa. “Verosimilmente per schiacciare la calotta - afferma Innamorato - e ridurla”.

Da sinistra, Liliana Innamorato e Giacoma Mongelli

L’avvocato Vincenzo Farina ha sollevato la questione riguardante la necessità di tenere in custodia alcuni frammenti ancora analizzabili in vista di ulteriori gradi di giudizio. Contestualmente sarà valutata la possibilità di restituire ai familiari dell’imprenditore i resti non più utilizzabili in ambito forense, affinché possano avere una degna sepoltura. Il giudice ha invitato le professioniste ad effettuare tale distinguo, in sede di restituzione alla Polizia Scientifica di Bari.

Cosimo Morleo: "Non è vero che puntavo al monopolio"

L’udienza era iniziata con delle dichiarazioni spontanee rese da Cosimo Morleo, che dal carcere di Palermo ha professato nuovamente la sua innocenza, negando il teorema accusatorio secondo il quale avrebbe commissionato gli omicidi per liberarsi di due scomodi concorrenti nel settore dei casalinghi. Morleo sostiene che Salvatore Cairo, in società con lui per molti anni, aveva deciso di tornare a fare il rappresentante porta a porta. Inoltre afferma di non aver avuto nessuna concorrenza con Spada. A tal proposito, a detta di Morleo, fu quest’ultimo, in occasione di una fiera, a presentargli, “di sua spontanea volontà”, un responsabile di vendite di una ditta che aveva dato la propria disponibilità a fornirgli i suoi prodotti. Morleo nega di aver puntato al monopolio. “Nessuna azienda - afferma – poteva farlo. Io scartai tutti i clienti su Brindisi. Non ho mai voluto il monopolio”.

La prossima udienza è in programma l’11 giugno, quando saranno discusse nuove richieste di prova.

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