rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Tentata estorsione e armi al rione Perrino: proscioglimenti e condanne in appello

Pene rideterminate nei confronti degli imputati coinvolti nel processo scaturito dall'inchiesta sull'omicidio di Gianpiero Carvone. Cade l'accusa di tentata estorsione ai danni del padre di Gianpiero: reato riqualificato

BRINDISI – Cade l’accusa di tentata estorsione ai danni di Piero Carvone, papà di Gianpiero Carvone, il brindisino di 19 anni che la notte del 10 settembre 2019 fu ucciso davanti alla sua abitazione in via Tevere, al rione Perrino. Ieri sera (lunedì 8 maggio) la corte d’appello di Lecce ha emesso la sentenza nei confronti di sei imputati coinvolti nel procedimento che partì nell’ambito delle indagini sull’omicidio: reato rispetto al quale gli stessi imputati sono del tutto estranei. 

Tentata estorsione: reato riqualificato e proscioglimento

La vicenda riguarda una somma di denaro pretesa nei confronti di Piero Carvone a titolo di risarcimento per i danni subiti da una Lancia Delta rubata dal figlio Gianpiero e restituita ammaccata al proprietario. In primo grado, con sentenza emessa dal tribunale di Brindisi nel luglio 2021, in quattro furono condannati per il reato di tentata estorsione: si tratta di Giuseppe Lonoce, 41 anni, Stefano Coluccello 32 anni, e i fratelli Aldo Bruno Carone, 26 anni, ed Eupremio Carone, 25 anni. In secondo grado di giudizio, l’ipotesi di reato di tentata estorsione è stata riqualificata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed è stato dichiarato il non doversi procedere per difetto di querela. 

I quattro, in sostanza, hanno ottenuto il proscioglimento per questo specifico capo di imputazione. Ciò ha comportato la riduzione delle pene che in primo grado erano state inflitte a Giuseppe Lonoce (da sei anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione a quattro anni, cinque mesi e 20 giorni di reclusione) e Stefano Coluccello (da sette anni e 10 mesi di reclusione a sei anni, cinque mesi e 20 giorni di reclusione), difesi rispettivamente dagli avvocati Luca Leoci e Gianvito Lillo. 

L'esplosione di una fucilata

Confermata la presunta colpevolezza di Lonoce e Stefano Coluccello per l’esplosione di una fucilata in una piazzetta fra via Bradano e via Adige, alle spalle della chiesa del rione Perrino, dove, seduti su una panchina, si trovavano due ragazzi ritenuti appartenenti allo stesso gruppo di Giampiero Carvone, per minacciarli di morte dopo aver scoperto l’autore del furto della Lancia Delta (di proprietà di Stefano Coluccello). 

Era accusato di coinvolgimento in questo episodio, avvenuto poche ore prima dell'omicidio di Gianpiero Carvone, anche il 24enne Giuseppe Sergio. Il giovane, difeso dall’avvocato Daniela D’Amuri, in primo grado fu condannato a 5 anni, un mese e 20 giorni di reclusione. In appello viene assolto da cinque capi di imputazione, fra cui quello riguardante l’esplosione del colpo di fucile. La pena è stata rideterminata in due anni di reclusione, con il beneficio condizionale, solo per detenzione di arma da fuoco, in concorso con Stefano Coluccello, il fratello 35enne Alessandro Coluccello e Lonoce.

La detenzione di una pistola

Si tratta di una pistola mai ritrovata, di cui, secondo l’accusa, si sarebbe parlato in una conversazione ambientale. A Stefano Coluccello è stato contestato il ruolo di “istigatore, giacché dopo averla custodita – si legge nel capo di imputazione - anche per conto degli altri, nella propria abitazione dove era in regime di arresi domiciliari, la consegnava agli altri che ne avevano fatto richiesta”. Giuseppe Sergio e Alessandro Coluccello avrebbero invece portato la pistola in un luogo pubblico. Nei confronti di quest’ultimo, difeso da Giuseppe Guastella, la corte d’appello ha confermato la condanna a due anni di reclusione emessa in primo grado. 

Proscioglimento fratelli Carone

I fratelli Aldo Bruno ed Eupremio Carone, difesi rispettivamente da Gianvito Lillo e Alessandro Gueli, accusati unicamente di tentata estorsione (riqualificata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni), in primo grado erano stati condannati rispettivamente a tre anni e sei mesi e due anni e 10 mesi di reclusione. Entrambi, come detto, sono stati prosciolti.

Per quanto riguarda Giuseppe Lonoce, la Corte sostituisce la sanzione accessoria della interdizione in perpetuo dai pubblici uffici con quella temporanea per cinque anni ed elimina quella dell’interdizione legale. Le condanne potranno essere impugnate dai legali in Cassazione. 

Il processo  sull'omicidio

Questo procedimento, come accennato, si sviluppò nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Gianpiero Carvone. Il gravissimo episodio è al centro di un processo iniziato lo scorso aprile presso il tribunale di Brindisi, il cui unico imputato è il 27enne Giuseppe Ferrarese.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tentata estorsione e armi al rione Perrino: proscioglimenti e condanne in appello

BrindisiReport è in caricamento