Requisitoria per l'omicidio di Raffaella Presta, nata a San Donaci e ammazzata a Perugia il 25 novembre 2015: "Cronaca di una morte annunciata: premeditazione, crudeltà e futili motivi a carico di Francesco Rosi"
Convalidato il fermo per il bracciante agricolo di Villa Castelli, Beniamino Ligorio, 34 anni, accusato di aver ucciso, venerdì pomeriggio, con un colpo di pistola, la compagna, Fiorenza De Luca 28 anni di Taranto, madre di due bambini
La partita degli azzurri si tinge nuovamente di un dramma famigliare, ancora una volta, a meno di una settimana di distanza dall'omicidio in provincia di Milano dove un uomo ammazzò moglie e figli poco prima del fischio di inizio dell'esordione della nazionale in Brasile, un marito ammazza la moglie
E' stato fermato per omicidio volontario il 34enne di Villa Castelli, Beniamino Ligorio, che venerdì sera ha centrato la moglie, la 29enne Fiorenza De Luca, di Taranto, con colpo di pistola alla testa, uccidendola. Agli inquirenti Ligorio ha detto che stava giocando con l'arma, una pistola scacciacani modificata, e che il colpo e' partito accidentalmente
Madre di due bambini, 29 anni, è stata uccisa ieri pomeriggio a Grottaglie dal marito, ancora una volta in un pomeriggio dedicato ai mondiali e agli azzurri. Il marito si è attribuito la responsabilità, è un uomo di Villa Castelli, ma sostiene che sia stato un fatto accidentale.
MESAGNE – Antonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo scorso ha ucciso la moglie Concetta Milone, era andato più volte da un neurologo per visite specialistiche. E l’omicida stesso, ieri mattina durante l’interrogatorio di convalida tenutosi in carcere, ha ripetuto diverse volte che aveva fatto delle cure (ma non specificando di che tipo). Ora si cerca di approfondire questo lato della drammatica vicenda, che sembra alquanto ingarbugliato. Perché – da fonti bene informate – l’uxoricida Antonio Fina ha seguito delle terapie con un neurologo brindisino e quindi si trova nella lista dei pazienti affetti da patologie psichiche.
MESAGNE – Che sia da ieri sera nella lista dei malati mentali, non c’è nessun dubbio. Ma prima di ieri mattina e prima di ammazzare glacialmente la moglie Concetta Milone di 77 anni con una fucilata dietro la schiena e poi vegliare per circa 12 ore accanto al cadavere, Antonio Fina di 75 anni non era mai stato ufficialmente in cura per problemi psichici. Dalla scorsa notte si trova presso il carcere di via Appia a Brindisi a disposizione del gip e del pm Antonio Costantini.
MESAGNE – Ha ucciso la moglie con una fucilata alla schiena alle 9 del mattino di ieri, il delitto è stato scoperto da una cugina solo alle 20, quando si è recata nella villetta di piazza Capri 4, nel cuore di contrada Torretta a Mesagne e vi ha trovato l’orrore. Antonio Fina, 75 anni, ex impiegato amministrativo della Asl, è rimasto quasi 12 ore da solo con il cadavere della consorte Concetta Milone, di due anni più anziana di lui, riverso in camera da letto, e chissà cosa sarà passato nella sua mente in questo lasso di tempo che può diventare lunghissimo, ma anche molto breve.
MESAGNE – “Ho perso la testa, mia moglie mi ha bestemmiato i morti, ho preso il fucile ed ho sparato”. Angelo D’Elia, 71 anni, mesagnese, ha cercato di trovare un movente all’assassinio della moglie Antonietta Calò, 54 anni, assassinata con due fucilate alla testa il 13 maggio scorso mentre riposava sul divano, verso le 14, nell’abitazione della coppia in via Dante nel rione Distilleria, alla periferia di Mesagne. Il suo interrogatorio dinanzi alla Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è durato una trentina di minuti.
MESAGNE – Mille rapporti che giungono al capolinea trovano l’epilogo in uno studio legale o davanti a un giudice. Qualcuno invece si chiude con il sangue e l’orrore, come questa mattina alle 12,15 in via Dante, a Mesagne. I vicini hanno sentito distintamente due detonazioni di arma da fuoco che provenivano dal civico 63, al piano della strada. Casa di Maria Antonietta Calò, e da dieci anni circa anche di Angelo D’Elia. Lei 54 anni, lui 71. Entrambi divorziati, si erano risposati. D’Elia, dopo l’ennesima lite, ha preso una vecchia doppietta a canne mozze che custodiva in casa, e ha sparato due volte al volto della donna, che era sul divano, probabilmente con gli occhi chiusi nel tentativo di riposare, o di allontanare almeno mentalmente la persona alla quale non aveva più nulla da dire.